“Ho cominciato subito ad avere sempre più in forza. Già all’indomani mi sentivo bene”. Dopo tre settimane a casa e altri 40 giorni passati all’ospedale Spallanzani con la febbre a 39, Claudia Disi racconta così come in un giorno è riuscita a sconfiggere il Covid. Insegnante di 54 anni con la sclerosi multipla, è la prima italiana a essere stata curata con gli anticorpi monoclonali, i farmaci che questa settimana hanno ricevuto il via libera dall’Agenzia italiana del farmaco. La Commissione tecnico scientifica “ritiene, a maggioranza, che in via straordinaria e in considerazione della situazione di emergenza, possa essere opportuno offrire comunque un’opzione terapeutica ai soggetti non ospedalizzati che, pur con malattia lieve/moderata risultano ad alto rischio di sviluppare una forma grave di Covid”, si legge nel parere pubblicato oggi sul sito Aifa.

“Bisogna spiegare per quali motivi si approva a inizio febbraio una cosa che fu fatta fallire ad ottobre”, si è sfogato il virologo Guido Silvestri sulle pagine de Il Fatto Quotidiano, che con la sua inchiesta ha raccontato come l’Italia potesse sperimentare per prima in Europa i farmaci monoclonali. Allora però l’opzione fu bocciata. In questo senso, significativa è proprio la testimonianza di Claudia Disi: “Tutto è successo il 24 dicembre, per me è stato un regalo di Natale“, ha raccontato a Il Messaggero. Lo Spallanzani chiese una fornitura per uso compassionevole del farmaco Regeneron, lo stesso usato per curare Donald Trump e tra i due – insieme al Bamlanivimab di Eli Lilly – ora autorizzati in Italia. “Ricordo ancora tutto: il mercoledì il farmaco parte dagli Stati Uniti, arriva prima a Londra, infine il giovedì mattina, vigilia di Natale, allo Spallanzani mi viene messa in vena la flebo“. Passano ancora dei giorni, una settimana di monitoraggio. Poi “la bella notizia: sono uscita, ho trascorso il Capodanno con mio marito e mio figlio di 18 anni”, ha ricordato Claudia Disi.

Ora in tutta Italia altri potranno beneficiari della cura con gli anticorpi monoclonali. La scelta in merito alle “modalità di prescrizione, come pure la definizione degli specifici aspetti organizzativi, potrà essere lasciata alle singole Regioni“, afferma l’Aifa nel parere in merito. La Commissione tecnico scientifica sottolinea in particolare che l’infusione endovenosa dei farmaci deve essere effettuata in un tempo di 60 minuti (seguiti da altri 60 minuti di osservazione) in setting che consentano una pronta ed appropriata gestione di eventuali reazioni avverse gravi.

Chi può usufruirne – L’Aifa specifica anche quale sia la popolazione candidabile al trattamento con gli anticorpi monoclonali: “Soggetti di età maggiore di 12 anni, non ospedalizzati e non in ossigenoterapia, con sintomi di grado lieve-moderato di recente insorgenza (e comunque da non oltre 10 giorni) e presenza di almeno uno dei fattori di rischio (o almeno due se uno di essi è l’età di 65 anni)”. Per popolazione ad alto rischio si intendono i soggetti con le seguenti condizioni: Indice di massa corporea superiore a 30, malattia renale cronica, diabete non controllato, immunodeficienze primitive o secondarie, età di 65 anni o più.
Per i soggetti con più di 55 anni: malattia cardio-cerebrovascolare (inclusa ipertensione con concomitante danno d’organo), BPCO e/o altre malattie respiratorie croniche.
Per i soggetti tra 12-17 anni con: Indice di massa corporea superiore all’85esimo percentile per età e genere, anemia falciforme, malattie cardiache congenite o acquisite, malattia del neurosviluppo, dipendenza da dispositivo tecnologico (p.es. soggetti con tracheotomia, gastrostomia, etc), asma o altre malattie respiratorie che richiedono medicazioni giornaliere per il loro controllo.
Sono esclusi soggetti ricoverati per Covid che ricevono ossigenoterapia.

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