“Il sistema non avrebbe tollerato Nino Di Matteo capo del Dap, che è in un posto di rilevanza strategica”. Lo dice l’ex magistrato Luca Palamara, intervistato da Antonio Massari e Marco Lillo. Durante il dibattito – trasmesso in diretta sui canali del fattoquotidiano.it – sono stati messi a confronto “Il Sistema”, il libro-intervista di Alessandro Sallusti a Palamara, con il saggio Magistropoli di Antonio Massari (Paper First). Palamara, potente ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati ed ex membro del Csm, racconta anche un retroscena sulla mancata nomina di Di Matteo al vertice dell’Amministrazione penitenziaria da parte del guardasigilli Alfonso Bonafede. “Fate un sondaggio tra i rappresentanti di correnti e ditemi chi si aspettava che Francesco Basentini, mio collega di concorso, potesse diventare capo del Dap. Io l’ho vissuta in ambito correntizio, i miei colleghi di corrente mi chiamavano per sapere se io potevo avere una capacità di influenza sul posto di capo di gabinetto anziché del capo del Dap, io dicevo che la mia stagione era finita…”, ha raccontato Palamara a Massari e Lillo. Con il cambio di esecutivo – nel giugno del 2018 si era appena insediato quello gialloverde – “eravamo tutti convinti che i rappresentanti di Autonomia e indipendenza e in particolare la figura di Nino Di Matteo… che in quel momento nessuno di noi pensava potesse andare al Csm, ma che potesse avere una propensione per incarichi rilevanti in ambito ministeriale“. E invece questo non è accaduto: il guardasigilli Bonafede, infatti, dopo aver proposto il vertice del Dap al pm siciliano, scelse di nominare Francesco Basentini. Per quale motivo? Secondo Palamara “perché il sistema non avrebbe tollerato Di Matteo capo del Dap in un posto di rilevanza strategica. Si optò per una scelta diversa che lascia grandi dubbi e perplessità”.
Rivedi la diretta completa di Marco Lillo con Luca Palamara, in libreria con Il Sistema (Rizzoli) scritto con Alessandro Sallusti, e Antonio Massari, autore del libro Magistropoli (Paper First).