Un calciatore di quelli intelligenti, di quelli che riescono a laurearsi, diventando in questo caso medico ortopedico. Un suo gol: il pareggio firmato fregando portiere e difensore della Juventus. E a questo punto tutti esultanti avrebbero detto o pensato “ci abbiamo preso, è Sòcrates: facilissimo”, se non ci fossero titolo e foto a dire che no, l’unico dottore del calcio non era “Il Guevara del Futebol”. O meglio: Sòcrates era e resterà il Dottore, con la D maiuscola, ma ci sono anche storie più piccole da raccontare, da ricordare. Perché Socrates da Belèm lo ricordano tutti, ancor di più il suo gol all’Italia nel Mundial’ 82 superando Claudio Gentile e fregando Dino Zoff. Mentre Giovanni Sulcis da Bosa (Oristano), che segnò alla Juve superando Alessio Tacchinardi e Ciro Ferrara per poi battere Edwin Van Der Saar, no. E a noi ricordare le storie “piccole”, piccole come una madeleine, piace.

Una madeleine che riporta a 21 anni fa, in un millennio appena iniziato: era il 31 gennaio 2000. Al Delle Alpi di Torino si sfidano la Juve di Carletto Ancelotti – prima in classifica con 3 punti di vantaggio sulla Lazio di Sven Goran Eriksson – e il Cagliari di Renzo Ulivieri, ultimo e in una situazione piuttosto complicata. I sardi hanno già fermato sullo 0 a 0 proprio la Lazio nella giornata precedente, permettendo alla Juve di allungare a +3: i bianconeri ringraziano, ma a quello scudetto non vogliono rinunciarci. E dopo un minuto la truppa di Carletto già fa capire che sconti non ne fa: Pippo Inzaghi si beve Matteo Villa e Jonathan Zebina e batte facile facile Alessio Scarpi, portando in vantaggio i bianconeri.

Ma i sardi non si danno per vinti: da un calcio d’angolo palla al compianto Jason Mayelè, cross al bacio in mezzo e sbuca Giovanni Sulcis, svettando su Tacchinardi e Ferrara e superando Van Der Saar per il pareggio. È il primo gol in serie A: quel ragazzo di 25anni sprigiona tutta la sua gioia. Finirà così, 1 a 1: anche per via di questo passo falso in casa la Juve perderà quello scudetto che finirà alla Lazio, dopo il diluvio di Perugia.

E’ storia nota. Non come quella dell’autore del gol: un ragazzo sardo, intelligente e brillante a scuola, figlio di un primario ma anche molto bravo a giocare a pallone. Ha buona corsa, piedi discreti ed è molto maturo: non è un fuoriclasse, Sulcis, questo è abbastanza chiaro a tutti. Ma la sua intelligenza gli permette di giocare ovunque sia a centrocampo che in difesa, togliendosi anche lo sfizio di fare qualche gol ogni tanto. Agli allenatori questo tipo di giocatore piace, ovviamente. Parte dalle giovanili rossoblù e gira in prestito prima alla Torres, poi al Catania, poi al Chievo in Serie B e infine rientra al Cagliari di Tabarez nel 1999. L’uruguayano verrà sostituito poi da Ulivieri: Giovanni comincia a giocare più o meno stabilmente.

Quel gol alla Juve e quel pareggio però non impediscono ai sardi di salutare la Serie A: Sulcis resta al Sant’Elia per altre due stagioni, segna anche una doppietta alla Samp in cadetteria e a 28 anni passa al Perugia. Ma l’intenzione è un’altra in realtà. Lo è sempre stata: fare il medico. Il calcio, come ha dichiarato anni dopo, per lui è stato divertimento: per chi già sa cosa fare da grande quel divertimento, per quanto piacevole e remunerativo, è una distrazione che distoglie dall’obiettivo finale. La laurea con 110 e lode in medicina arriva qualche anno dopo e porta Sulcis dal campo a osservarne talvolta gli effetti sulle radiografie e sulle risonanze magnetiche. Nessuna pressione, solo passione…e magari i consigli a qualche ragazzino che si ritrova sul lettino: “Ragazzi studiate, che giocare in A è un attimo“. “Dottore ma lei cosa ne sa?”. “Io? Io ho fatto gol alla Juve giovanotto”.

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