Altra tegola sul piano di vaccinazione anti Covid in cui sono impegnati i Paesi europei. Dopo Pfizer anche Astrazeneca ha comunicato che le consegne subiranno dei ritardi. Come ha spiegato un portavoce della casa farmaceutica anglo-svedese, la causa è un problema che si è verificato sulle linee produttive e che ha ridotto i volumi iniziali di produzione rispetto alle previsioni su cui sono state costruite le tabelle di consegna. Secondo quanto riferito da Reuters che cita un alto funzionario Ue, l’azienda ha comunicato all’Unione europea che avrebbe ridotto le consegne del suo vaccino del 60% a 31 milioni di dosi nel primo trimestre dell’anno.

Il vaccino, realizzato in collaborazione con l’università di Oxford, è stato il primo ad essere preordinato dai paesi europei che hanno acquistato 400 milioni di dosi. Anche con questo farmaco la somministrazione avviene in due fasi. L’Italia in particolare conta su 40 milioni di dosi da Astrazeneca, 16 milioni dei quali previsti in consegna entro marzo. Il vaccino attende l’approvazione finale a giorni dell’Agenzia europea per i farmaci, che dovrebbe arrivare la prossima settimana. Il vaccino Oxford – Astrazeneca ha ricevuto quasi 2 miliardi di euro di finanziamenti per il suo sviluppo, per la maggior parte stanziamenti governativi. Pure il farmaco ha avuto una genesi piuttosto travagliata dopo che nella prima fase di sperimentazioni erano emersi alcuni errori metodologici che ne avevano ritardato la messa a punto. Una dose e mezza, somministrata per caso a 3mila volontari, era risultata più efficace della doppia dose.

Il vaccino è stato approvato come è noto in Gran Bretagna a fine dicembre e in altri paesi più avanti proprio nella modalità della doppia dose, meno efficace ma testata su un numero sufficiente di persone per essere approvata dall’ente regolatore inglese Mhra (Medicines and Healthcare products Regulatory Agency). Il composto – sviluppato con la tecnica del vettore virale – è quello che in questo momento si trova in fase più avanzata in termini di revisione autorizzativa da parte di Ema, che ha fissato la data del responso al 29 gennaio, anche se la decisione, secondo indiscrezioni, potrebbe arrivare anche 48 ore prima.

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