Avrete sicuramente notato come il concetto di “economia basata sull’idrogeno” sia tornato popolare negli ultimi tempi. E non è solo questione di popolarità: il governo sta programmando investimenti sostanziali per la ricerca sulle tecnologie dell’idrogeno. Ma è veramente una buona idea puntare tante risorse su una sola tecnologia? Siamo sicuri che funzioni e che sia veramente “verde”?

Questa dell’idrogeno è una lunga storia che va ha le sue origini negli anni ’50, quando sembrava che la tecnologia nucleare avrebbe sostituito i combustibili fossili portandoci energia illimitata e a buon mercato. Ma già a quel tempo ci si rendeva conto che una “automobile atomica” non sarebbe stata molto pratica al di fuori dei romanzi di fantascienza. Quindi, si pensava di distribuire l’energia prodotta dalle centrali nucleari trasformandola in idrogeno: un combustibile pulito ed economico che si sarebbe anche potuto usare per veicoli stradali. Era l’idea dell’auto a idrogeno.

Le crisi del petrolio degli anni ’70 sembrarono il momento ideale per introdurre l’idrogeno come combustibile, ma la teoria finì per scontrarsi con la realtà. Già a quel tempo, l’energia nucleare non aveva mantenuto le sue promesse di abbondanza e, nonostante molti tentativi, le tecnologie basate sull’idrogeno si rivelavano troppo costose e poco pratiche. L’idrogeno come combustibile perse interesse con lo svanire della crisi petrolifera, negli anni ’80.

Si ricominciò a riparlare di idrogeno col nuovo millennio. Le guerre per il petrolio, gli attacchi alle torri gemelle di New York, i prezzi del petrolio che ricominciavano a salire erano tutte cose preoccupanti. Nel frattempo, le nuove pile a combustibile a membrana polimerica avevano rivoluzionato la tecnologia dell’idrogeno. Nel 2002, Jeremy Rifkin pubblicò il suo famoso libro Economia Basata sull’Idrogeno. Sembrava veramente che un mondo pulito e sostenibile fosse a portata di mano.

Anche qui, la teoria finì per scontrarsi con la realtà dei fatti. Nonostante il gran numero di prototipi di veicoli a idrogeno messi su strada, non ne venne fuori niente di pratico. Le tecnologie basate sull’idrogeno rimanevano troppo costose e, verso la fine del decennio, non se ne parlava praticamente più.

Oggi, l’idrogeno sta tornando di moda. Ci sono delle buone ragioni: ci stiamo rendendo conto sempre di più che dobbiamo liberarci dai combustibili fossili. Ma l’idrogeno è la strada giusta? Quasi certamente no. Se è vero che la tecnologia continua a migliorare, è anche vero che i problemi di una volta ci sono ancora tutti: stoccaggio, trasporto, necessità di metalli nobili, bassa efficienza di ciclo, sicurezza, e altri.

Alla fine dei conti, il problema di fondo è che un veicolo elettrico a batterie costa molto meno di uno a idrogeno e dà delle prestazioni equivalenti, anche migliori per molti aspetti. Per non parlare del costo dell’infrastruttura di rifornimento per l’idrogeno che dovremmo sviluppare partendo praticamente da zero. Anche se volessimo usare l’idrogeno solo per lo stoccaggio dell’energia rinnovabile, rimane una tecnologia costosa e poco efficiente. In ogni caso, il problema dello stoccaggio dell’energia rinnovabile si porrà solo quando ne produrremo troppa, ma siamo ancora lontani.

Ma questo vuol dire che non potremo mai liberarci dei combustibili fossili? No, ma bisogna liberarsene nel modo giusto: privilegiando tecnologie che funzionano a costi ragionevoli (rinnovabili, batterie, efficienza, ecc.). In questo momento, voler introdurre per forza l’idrogeno nel mix energetico vuol dire dover arrivare a compromessi con tecnologie che sono dette “verdi”, ma che non lo sono affatto. Per esempio, il cosiddetto “idrogeno blu” è un derivato dal gas naturale e quindi rimane di origine fossile anche se è propagandato come “verde”. Per non parlare del fatto che investendo pesantemente sull’idrogeno togliamo risorse all’industria italiana per lo sviluppo di tecnologie che stanno decollando in tutto il mondo, il trasporto elettrico a batterie in primo luogo.

Tutto questo non vuol dire che l’idrogeno non possa avere delle applicazioni nel futuro, ma non puntiamo tutto quello che abbiamo su un solo numero del lotto!

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