Arriva a 14 il numero delle Regioni che nel corso degli ultimi giorni hanno deciso di rinviare ulteriormente il ritorno dei ragazzi delle superiori a scuola, prima fissato al 7 gennaio e poi slittato, per volontà del governo, a lunedì 11 gennaio. In alcuni casi, come Molise e Puglia, i governatori hanno deciso di lasciare a casa per le prossime settimane anche gli alunni delle medie e delle elementari. In altre, come Calabria, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Marche, gli studenti di licei e tecnici torneranno in aula addirittura il primo febbraio. Una situazione che sta provocando l’ennesima frattura in maggioranza, dopo il difficile Cdm del 4 gennaio. “Ci sentiamo traditi: pensavamo che quella sulla scuola fosse una battaglia condivisa con il Pd ma evidentemente non è così”, ha commentato la capogruppo M5S in Commissione Istruzione al Senato Bianca Granato. “Da un lato Franceschini che tiene chiusi musei, luoghi di cultura e i siti archeologici, si riempiono la bocca di cultura ma questa dove è? Dall’altra il presidente Bonaccini che fino a pochi giorni fa aveva detto che era tutto pronto per la riapertura delle scuole superiori nella sua Regione ma oggi ha rinviato al 25/1. Probabilmente Zingaretti non era pronto per la riapertura e gli altri sono stati condizionati“.

Le ultime Regioni in ordine di tempo che hanno optato per il rinvio sono state Lazio, Emilia Romagna, Umbria e Sicilia, ma ognuna ha scelto modalità e date diverse: il governatore del Lazio Nicola Zingaretti ha stabilito che le superiori rimarranno al 100% in dad fino al 17 gennaio (data già decisa da giorni anche in Molise e in Piemonte); lezioni online fino al 24 in Emilia Romagna e in Lombardia, mentre in Sicilia il governatore Musumeci ha deciso per la sospensione delle attività didattiche in presenza fino al 16 gennaio per le scuole elementari e medie inferiori e fino al 30 gennaio per gli istituti superiori. In Umbria la Regione ha deciso didattica “esclusivamente a distanza” fino al 23 gennaio nelle scuole superiori. “Così è il caos: chiediamo che il governo, a fronte del fallimento delle misure che andavano adottate, si assuma la responsabilità del rinvio dell’apertura delle attività didattiche in presenza. Non si deleghi più nulla alle Regioni”, chiede la Flc Cgil, che si dice pronta alla mobilitazione. Un problema di difficile soluzione, dal momento che l’autonomia scolastica garantisce ai territori di prendere decisioni riguardanti il calendario scolastico senza consultarsi con Roma.

Le Regioni si muovono in ordine sparso anche sul fronte della prevenzione del contagio: il governatore della Lombardia Fontana annuncia che partirà a breve una sperimentazione mirata basata sullo screening di studenti e docenti delle scuole secondarie di secondo grado per verificare concretamente l’incidenza del virus in questo ambito. Per il governatore della Puglia Michele Emiliano “è irresponsabile incoraggiare la scelta della didattica in presenza per gli studenti che potrebbero rimanere a casa“. L’ordinanza regionale pugliese ha stabilito che sino al 15 gennaio in tutte le scuole ci sarà didattica a distanza, concedendo però la possibilità alle famiglie di chiedere ai presidi le lezioni in presenza.

Anche gli scienziati nelle scorse ore si sono mostrati incerti sulla necessità di riaprire le scuole il prima possibile. Il presidente del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo sostiene che “la scuola non è esente da rischi, ma si può convivere con il rischio. Dobbiamo valutare area per area se le condizioni esterne alla scuola sono state soddisfatte. Se non si entra nella logica del rischio accettabile la scuola resterà chiusa con la didattica a distanza fino a settembre – ottobre, quando l’immunità di gregge sarà raggiunta”. Della stessa idea il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, secondo cui “il lavoro fatto dai prefetti per differenziare gli orari e potenziare mezzi di trasporto sia un lavoro prezioso, oggetto di analisi e approfondimenti. La riapertura delle scuole va valutata tenendo conto di questi piani, ma anche con grande attenzione in funzione dell’andamento dell’epidemia e l’incidenza” nelle diverse realtà. Poi aggiunge: “La fase periscolastica resta quella a maggior rischio, perché nel contesto scolastico sono state adottate tutte le misure che sappiamo essere efficaci nel ridurre la circolazione” di Sars-Cov-2. Dal canto suo il governo “lavora per fare tornare i ragazzi in classe nel più breve tempo possibile”, ha commentato il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia. “Il 7 sono tornati in aula i bambini delle elementari e medie, dobbiamo fare di tutto per far tornare nella normalità le superiori“.

Articolo Precedente

Vaccino anti Covid, Movimento 5 Stelle: “Anticiparlo per docenti e personale della scuola: segno che si valorizza il loro lavoro”

next
Articolo Successivo

Scuola, Miozzo (Cts) contro aperture sparse delle Regioni: “Siamo all’anarchia didattica. La dad fa più danni della presenza ben gestita”

next