In ufficio ci torneremo: questo è il presupposto di partenza su cui gli esperti concordano per varie ragioni (in primis perché il confronto stimola maggiormente la creatività). Ma ad accoglierci sarà un ambiente molto diverso da quello dell’epoca pre Covid-19, come ha spiegato Immobiliare.it nel suo blog. Vediamo come e perché.

Le esigenze delle imprese

Di recente World Capital ha interrogato circa 200 rappresentati del settore dei servizi per capire se e in che modo abbiano modificato i propri ambienti lavorativi sulla base della nuova realtà che stiamo fronteggiando. Uno su due ha risposto affermativamente: di questi, il 23% ha aumentato lo spazio tra le postazioni, il 15% circa ha incentivato lo smart working attraverso la rotazione dei lavoratori, il 6,8% ha abbandonato l’open space ed è tornato all’ufficio separato e l’8% si è invece concentrato sulla purificazione dell’aria. Sulla stessa linea gli obiettivi di coloro che non hanno ancora preso provvedimenti, ma che sono intenzionati a farlo: da una parte abbiamo il 13,5% degli intervistati che cerca spazi più piccoli in vista di un sempre maggiore ricorso allo smart working, dall’altra c’è chi invece si muove in senso opposto, ovvero punta a locali molto ampi dove garantire il distanziamento (5,4%). Tecnologia è poi la parola d’ordine su cui quasi tutti vogliono scommettere: per migliorare la connettività da remoto, effettuare videoconferenze da diverse sale riunioni o per filtrare l’aria eliminando germi e batteri.

Il ribasso dei canoni favorisce le occasioni

Stando al report di World Capital, nel 2020 moltissimi proprietari di uffici e di immobili commerciali in generale hanno preferito concedere riduzioni anche notevoli nel canone di affitto piuttosto che rischiare di dovere riposizionare sul mercato i propri spazi. Anche a Milano, dove i prezzi sono scesi, ma non così tanto (si è passati dai 585 euro del 2019 ai 550 del 2020) si possono trovare delle vere e proprie occasioni anche a 200 euro.

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