Il risultato è sotto la media Ue, ma il recupero c’è stato. E proprio nell’anno della pandemia. Nel 2020, ultimo anno del ciclo di bilancio europeo iniziato nel 2014, l’Italia è riuscita ad aumentare sensibilmente il ritmo della certificazione delle spese sostenute a valere sui fondi strutturali. Arrivando a superare i target di spesa per tutti i 51 programmi operativi cofinanziati da Fondo europeo per lo sviluppo regionale e Fondo sociale. La spesa certificata è arrivata a 21,3 miliardi, il 42,1% delle risorse totali (pari a 50,5 miliardi), contro i 15,2 di dicembre 2019, evitando lo spettro del disimpegno automatico. Che sarebbe stato un macigno nei giorni in cui si sta mettendo a punto il Recovery plan con i programmi per spendere una quantità di risorse senza precedenti, 209 miliardi in sei anni.
“I fondi europei non si spendono e si stanno perdendo? Ora sui fondi strutturali raggiunti tutti target 2020 di spesa (+3 mld rispetto a soglia rischio). Non esulto, dev’essere la normalità. L’abbiamo garantita anche nell’anno del lockdown. Stiamo recuperando ritardi e accelerando”, ha commentato in un tweet il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano che nei mesi scorsi ha gestito la riprogrammazione delle risorse europee per impiegarle nell’ambito dell’emergenza Covid, come è stato consentito dalle modifiche regolamentari approvate a Bruxelles. Per esempio quasi 1,5 miliardi – tra fondi Ue e cofinanziamenti nazionali – sono andati al Fondo garanzia pmi, 731 milioni a formazione dei docenti per la didattica a distanza, device per gli studenti, buoni libro e adeguamento degli edifici, 650 milioni a buoni alimentari, interventi nel sociale e strumentazione sanitaria. In tutto, secondo l’Agenzia per la coesione, sono state riprogrammate risorse per oltre 11 miliardi di euro.
La performance dell’Italia resta inferiore alla media europea, anche se la Spagna – terza beneficiaria dietro Polonia e Italia per fondi ricevuti nel settennato 2014-2020 – fa peggio: è poco sopra il 35% di spesa dell’intero pacchetto comprensivo anche del Fondo per l’occupazione giovanile e dei Fondi per Agricoltura e sviluppo rurale e per Affari marittimi e pesca.
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