Il Mose c’è e ha dimostrato di funzionare, salvando il centro storico di Venezia dalle acque alte. Eppure le paratoie di quest’opera costata alla collettività oltre 6 miliardi di euro, tangenti comprese, nella giornata dell’8 dicembre non sono state alzate. E così Venezia e Chioggia sono finte sott’acqua. Ma con la marea si innalzano anche le inevitabili polemiche: se la salvezza è a portata di mano, i veneziani si chiedono perché non si debba utilizzarla. I commercianti, imbufaliti dopo aver timidamente riaperto i negozi, si trovano in una situazione peggiore di quando gli esercizi erano chiusi, con nuovi danni da contare, oltre ai mancati introiti dovuti all’emergenza coronavirus. “Perché il Mose non è stato alzato?”, è la domanda più frequente. La risposta è semplice: non era stato previsto che la marea avrebbe raggiunto i 138 centimetri (alle 16.20) e che sarebbe rimasta sopra i 130 centimetri per quasi tre ore, dalle 15 in poi. A Chioggia una situazione ancora più drammatica, con un massimo di 146 centimetri alle 16.20 e un livello superiore ai 130 centimetri dalle 14 alle 18. Il Centro maree ha spiegato che il vento si è rafforzato al mattino, facendo impennare il livello previsto di 120 centimetri. Cinzia Zincone, provveditore alla Opere pubbliche del Triveneto, ha aggiunto: “Il vento è un elemento imprevedibile e fantasioso. Si è deciso che il Mose, ancora in fase sperimentale, venga avviato dai 130 centimetri in su. I tempi tecnici richiedono un preavviso di 48 ore”.

LIVELLO 130 CENTIMETRI – Secondo il progetto, il Mose è destinato ad entrare in funzione con maree a 110 centimetri, quota che allagherebbe già una parte della città. Ma siccome non è stato ultimato (anche se funziona) e la fine dei lavori è prevista per dicembre 2021, in attesa dei collaudi si è stabilito che sarà usato con maree superiori ai 130 centimetri. È per questo che da due mesi, dopo che ha dimostrato di tenere Venezia all’asciutto, abitanti e commercianti si augurano che le maree siano alte, perché in caso contrario, con livelli di 110-120 centimetri il Mose non entra in funzione e case e locali commerciali al piano terra vanno sotto acqua.

LA DECISIONE – Ma chi ha deciso quel livello? Il 4 settembre scorso l’architetto Elisabetta Spitz, commissario straordinario per il Mose, ha scritto a tutte le autorità veneziane, informandole che, d’accordo con Cinzia Zincone, con la Capitaneria di Porto e l’Autorità Portuale, aveva stabilito i criteri di sollevamento nella fase provvisoria, ovvero fino a dicembre 2022. I soggetti decisori erano Spitz e Zincone, il soggetto esecutore il Consorzio Venezia Nuova, la “soglia di salvaguardia fissata per maree superiori a +130 centimetri rispetto a Punta della Salute”. Cruciale il tempo di preavviso, fissato in “6 ore prima della chiusura delle barriere, con relativa indicazione di orario e durata”, da inviare al Prefetto, al Questore e ai sindaci interessati. In quel protocollo la durata del sollevamento delle barriere è indicato in un massimo di due ore.

LA PREVISIONE – In questo caso, come ha dichiarato il Centro Maree, il vento si è rinforzato al mattino. Lunedì 7 dicembre questa era la previsione del Tavolo Tecnico: “Nella giornata di martedì 8 dicembre è previsto il passaggio di una nuova depressione locale, dovuta alla situazione di blocco, che porterà ad una nuova intensificazione dei venti di scirocco in tutto l’Adriatico e ad onde di altezza intorno a 5 m nella porzione settentrionale”. La previsione di massima era a 120-130 alle 15.10 di martedì. Poi è cambiata nel corso della mattinata. E allora sono suonate le sirene di massima allerta.

TEMPI TECNICI – Servono davvero 48 ore per alzare il Mose, come ha dichiarato il provveditore Zincone? Nei casi precedenti era servito molto meno tempo. Per alzarsi materialmente, le paratoie richiedono dai 25 ai 50 minuti (molto dipende dalle condizioni del vento e del mare). Il Porto va avvertito con un congruo anticipo (almeno 6 ore) prima dell’avvio del Mose, per far emettere le ordinanze di stop alla navigazione. C’è anche un’altra variabile, quella delle squadre di tecnici che devono provvedere alle operazioni di espulsione dell’acqua e di iniezione dell’aria nelle paratoie, seguendo la procedura fino alla fine. Ma come i vigili del fuoco dovrebbero essere organizzate per intervenire quando ce n’è bisogno.

OPPOSTI INTERESSI – Sul livello dei 130 centimetri confliggono interessi contrapposti. I veneziani vorrebbero che il Mose si alzasse il più spesso possibile, anche con maree inferiori ai 110 centimetri. La Procuratoria di San Marco, per salvaguardare i mosaici e la preziosa Basilica, avrebbe bisogno che il livello della marea non superasse mai gli 80-90 centimetri. Gli operatori del Porto, invece, vorrebbero il minor numero di stop, per non dover riprogrammare arrivi, partenze, carico e scarico dei materiali.

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