Folla e code da Milano a Torino, fino a Roma, nella prima domenica in cui riaprono i negozi. Così lo shopping natalizio provoca subito la reazione di politica e scienziati. E arrivano le prime contromisure territoriali. Per il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, “quello che è successo ieri a Torino” è “inaccettabile”. La folla che si è riversata nel centro città nella prima giornata di riapertura dei negozi, dopo quasi un mese di lockdown per contenere il contagio, finisce quindi sul tavolo del Comitato per l’ordine e la sicurezza con il prefetto, che ha deciso per un aumento dei controlli nel capoluogo piemontese. Duro anche il commento del ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia: “È inevitabile che quando si riaprono attività commerciali ci sia la voglia di tornare in giro, è naturale la reazione – ha detto a Rainews24 – ma quello che non può essere naturale è non rispettare le regole”. Mentre il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo, suggerisce: “Mi chiedo: perché se in via del Corso a Roma o nelle strade dello shopping di altre città ci sono troppe persone, non si interviene e non si impone il numero chiuso? – dice a Il Messaggero – Mi pare difficile spiegare che è necessario limitare gli spostamenti tra Regioni se si accetta che, per gli acquisti di Natale, ci siano assembramenti per strada o nei centri commerciali”.

“Male, molto male”, commenta la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa. “È abbastanza sconcertante – dice ai microfoni di Radio24 – che le persone stentino così tanto a comprendere la gravità della situazione e il fatto che queste situazioni dipendono dai comportamenti di ognuno di noi”. “Siamo tutti tenuti in questo momento a comportamenti virtuosi. Io capisco che devi fare le compere, però non credo che se si va tutti lo stesso giorno migliori. E soprattutto, quando vedi che c’è una situazione così, o cambi zona o torni a casa e rimandi. Questo non è un bel segnale, non conforta”, aggiunge la sottosegretaria. Sono stati in totale 152.713 i controlli effettuati dalle forze dell’ordine nel weekend per verificare il rispetto delle normative anti-Covid. In totale sono state denunciate 63 persone e sanzionate 2.583. Controllati anche 30.072 esercizi commerciali, con 108 sanzioni e 32 chiusure. Per impedire “assembramenti le raccomandazioni non bastano, servono decisioni e regole“, scrive su Twitter Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe.

Le nuove misure a Torino – “Ho fatto un’ordinanza precisa per disciplinare i centri commerciali, per la rilevazione della febbre e lo scaglionamento degli ingressi. Ma quello che ho visto ieri in alcune vie di Torino mi riporta con la mente all’estate e questo non possiamo permettercelo”, ha detto il governatore piemontese Cirio.Al termine del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, sono state stabilite “nuove misure organizzative e prescrizioni rigorose”, tra cui la possibilità di fare ricorso alla vigilanza privata, per evitare gli assembramenti all’ingresso dei negozi. Previsti anche controlli a campione nei punti di accesso a Torino per verificare il rispetto delle limitazioni alla mobilità, che in zona arancione prevedono la possibilità di spostarsi solo all’interno del proprio Comune. Martedì si terrà un incontro con le associazioni dei commercianti e i gestori dei principali esercizi commerciali del centro di Torino per concordare nuove misure anti-assembramenti all’ingresso dei negozi.

Galli: “Ancora moltissimo virus che circola” – Di fronte alle immagini arrivate dalle vie dello shopping, l’infettivologo Massimo Galli sottolinea che “è evidente” che “se non si mantengono le precauzioni non potremo che rivedere una situazione simile a quella che abbiamo già vissuto”, arrivando cioè a una nuova ripresa del contagio. “È fatale che sia così”, dice il primario dell’ospedale Sacco di Milano avvertendo che “abbiamo ancora moltissimo virus che circola”. Troppo, in tutto il Paese, “per pensare di tornare a un liberi tutti appena avuto un accenno di risultato” dalle restrizioni disposte contro la seconda ondata. Quanto al cambio di colore scattato domenica nelle Regioni che da rosse sono diventate arancioni, il passaggio da una fascia di rischio all’altro “non è un merito. Non è una gara”, ammonisce l’infettivologo. Nel dibattito politico, osserva Galli, “il punto sembra essere cambiare colore”. Invece dovrebbe essere “tenere la situazione a lungo termine il più possibile al di fuori dal pericolo di una ripresa” dell’onda dei contagi. “Mi rendo perfettamente conto delle esigenze dell’economia e del commercio – precisa il medico – ma la salute della gente è un problema importante e la ripresa economica del Paese si misura anche sulla capacità di contenere e limitare i danni costantemente causati dall’epidemia”. Quindi sottolinea: “Se dovessimo ricadere di nuovo a pieno titolo in una situazione come quella che abbiamo vissuto già per la seconda volta, e questo avvenisse come probabile prima che si possa intervenire con un vaccino efficace, credo che anche tutto quel che vien detto in termini di difesa dell’economia subirebbe dei danni”.

A Bari i timori per San Nicola – In vista delle celebrazioni dell’Immacolata, tra coloro che hanno deciso un “passo indietro” c’è invece stato Papa Francesco. Il prossimo 8 dicembre il Santo Padre non andrà in Piazza di Spagna ma “compirà un atto di devozione privato, affidando alla Madonna la città di Roma, i suoi abitanti e i tanti malati in ogni parte del mondo”, ha spiegato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni. Rimanendo nel campo delle celebrazioni religiose, anche a Bari, dove a giorni si apriranno le celebrazioni di San Nicola, patrono della città, sono previste misure strettissime, tra cui anche le messe a porte chiuse. “Abbiamo deciso, con il comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico di fare delle messe a porte chiuse con le immagini che arriveranno attraverso la televisione e i social“, ha annunciato il sindaco di Bari Antonio Decaro ospite di Timeline su Sky Tg24. “Pochi istanti fa – ha aggiunto – ho firmato anche un ordinanza per vietare lo stazionamento nelle piazze principali del centro storico e per evitare che ci siano assembramenti”. “Anche nella mia città si sta abbassando la curva del contagio, l’indice Rt è sceso sotto l’1 e questo ci fa sperare positivamente per il futuro. Il rischio è che in quei pochi giorni richiamo di vanificare tutti i sacrifici che abbiamo fatto in questo tempo”, ha concluso il primo cittadino.

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Milano torna in zona arancione: vie del centro affollate e code fuori dai negozi – Video

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