L’ex prefetto di Venezia, Carlo Boffi, è stato condannato a 20 giorni di reclusione per violazione di segreto, ma non nell’ipotesi dolosa bensì in quella colposa. Non avrebbe vigilato sui contenuti di una mail che il 22 marzo 2017 era stata inviata alla cooperativa che gestiva il centro di accoglienza di Cona, avvertendola che il giorno successivo ci sarebbe stata la visita di un rappresentante dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i profughi. È stato invece assolto dai reati più gravi, falsa testimonianza e falso in atto pubblico che avevano indotto il pubblico ministero Federica Baccaglini a chiedere una condanna a un anno e quattro mesi di reclusione. Si è concluso con un ridimensionamento delle accuse, di fronte al gup Francesca Zancan, il processo di primo grado a carico del rappresentante del governo in Laguna, una tranche di un’inchiesta più ampia che vede indagati anche altri prefetti e funzionari pubblici. Boffi, assistito dall’avvocato Maurizio Paniz, aveva chiesto il rito abbreviato.

Il Centro di Cona, nel 2017, era una specie di polveriera, con centinaia di extracomunitari come ospiti. La visita di un rappresentante delle Nazioni Unite avrebbe potuto sfruttare l’effetto sorpresa per verificare le reali condizioni in cui vivevano gli stranieri. La comunicazione via mail aveva, invece, messo sull’avviso i responsabili di Edeco. Questa la teoria sostenuta dalla pubblica accusa. La violazione del segreto si riferiva alla mail partita dalla segreteria del Prefetto il giorno precedente la visita. Invece, i reati di falso ideologico e falsa testimonianza si riferivano ai contenuti di una audizione davanti alla Commissione parlamentare sul sistema di accoglienza nel gennaio 2017, con cui il prefetto rassicurava che le ispezioni si svolgevano senza preavviso e che non erano state accertate irregolarità nella gestione del Centro da parte di Edeco.

Il pm Baccaglini ha sostenuto la tesi della responsabilità di Boffi per tutti i reati. L’avvocato Fabrizio D’Avino, parte civile per l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), ha chiesto la condanna ad un risarcimento danni simbolico di 1000 euro. L’avvocato Paniz ha chiesto l’assoluzione, spiegando che l’insediamento di Boffi in Prefettura era precedente di appena 20 giorni rispetto alle sue dichiarazioni alla Commissione parlamentare, che non furono rilasciate in qualità di testimone. “Fu un’audizione libera, in ogni caso le informazioni rese erano vere”. E la mail incriminata? “Il prefetto si è limitato a comunicare la data di una visita conoscitiva e non ispettiva. Ammesso che tale comunicazione possa essere a lui addebitata e non alla sua segreteria”. Il giudice, ritenendolo colpevole nell’ipotesi colposa, gli addebita di non aver controllato adeguatamente il contenuto della mail che fu inviata dal suo ufficio. Carlo Boffi è andato in pensione nel 2018 ed era diventato responsabile delle relazioni istituzionali del Gruppo Save, che gestisce gli aeroporti di Venezia, Treviso e Verona. Quando un anno dopo il suo nome era finito sui giornali, per questa vicenda legata al Centro di Cona, l’ormai ex prefetto si era dimesso dall’incarico.

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