Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha telefonato in mattinata al presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Al centro del colloquio tra i due sono tornati anche gli sviluppi sulle indagini riguardanti l’uccisione di Giulio Regeni, proprio nei giorni in cui Il Cairo ha dato il via a un’operazione di repressione che ha colpito i vertici della ong egiziana Eipr, impegnata sul tema dei diritti umani, con la quale ha collaborato anche Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’università di Bologna in carcere in Egitto dal 7 febbraio scorso.

Nel corso dell’ultimo colloquio, si legge sulla pagina Facebook del portavoce della presidenza egiziana, Bassam Rady, sono stati esaminati “gli ultimi sviluppi della cooperazione congiunta tra le autorità giudiziarie in merito alle indagini in corso sul caso dello studente italiano Giulio Regeni”, ucciso al Cairo all’inizio del 2016. Nel comunicato si legge che “al-Sisi ha elogiato le ottime relazioni tra i due Paesi nei vari campi, politico, militare ed economico, così come la cooperazione per affrontare molte sfide nella regione del Mediterraneo orientale, in particolare la lotta all’ideologia estremista ed il terrorismo“.

“La chiamata ha riguardato – continua il post – ugualmente un serie di temi legati alle relazioni bilaterali strategiche fra i due Paesi e il loro sviluppo in diversi campi, in particolare militare, di sicurezza, economico e in quello dell’energia. Hanno passato in rassegna ugualmente gli ultimi sviluppi della cooperazione comune fra le due parti sulle inchieste in corso nel caso dello studente italiano Giulio Regeni”. La nota riferisce inoltre che, “dal canto suo, il primo ministro italiano ha espresso il desiderio del proprio Paese di continuare a rafforzare le relazioni bilaterali come anche a coordinare e consultare intensamente l’Egitto sullo sviluppo delle questioni regionali e i mezzi per risolvere le crisi nel Mediterraneo orientale e in Medio Oriente“.

Un colloquio avvenuto, però, nei giorni in cui le forze di sicurezza del presidente al-Sisi hanno portato in carcere, nell’arco di quattro giorni, i tre massimi esponenti della ong egiziana che il 3 novembre aveva organizzato nella sua sede un incontro sui diritti umani al quale hanno partecipato diversi rappresentanti diplomatici, soprattutto di Paesi europei, tra cui anche l’ambasciatore italiano Giampaolo Cantini. Proprio Cantini, insieme ad altri colleghi, ha inviato al ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, una lettera con la quale si chiede l’immediato rilascio dei tre attivisti Abdel Razek, Mohammed Basheer e Karim Ennarah. L’Italia, sottolineano fonti della Farnesina, insieme ai principali partner internazionali continuerà a seguire con la massima attenzione gli sviluppi della situazione.

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