“Insomma… l’investimento è per voi… mica lo facciamo per noi… no? Fino a mo’ ci abbiamo solo rimesso…però nonostante tutto… anche gratis… Mi devi spiegare meglio com’è impostato tutto il ragionamento”. Per la Dda di Catanzaro, la frase del presidente del Consiglio regionale Mimmo Tallini è chiara: con la parola ‘voi’ indica la ‘ndrangheta mentre con il ‘noi’ non ci sono dubbi che si riferisca a sé stesso e ai benefici familiari ed elettorali che può trarre dal rapporto con le cosche attraverso quello che i pm chiamano “l’uomo della pioggia”. All’anagrafe Domenico Scozzafava, “un formidabile portatore di voti” per il politico di Forza Italia finito ai domiciliari, ma anche uno “’ndranghetista fino al midollo”. Entrambi sono stati arrestati nell’operazione “Farmabusiness” assieme ad altre 17 persone contigue alla cosca di Cutro.

Il terremoto giudiziario stronca Palazzo Campanella, sede del Consiglio regionale, e dimostra ancora una volta l’interessamento della ‘ndrangheta negli affari della sanità calabrese. Per la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri, infatti, Tallini “in qualità di assessore regionale fino al 2014, candidato alle elezioni per il rinnovo del consiglio regionale del 2014, e successivamente quale consigliere regionale, forniva un contributo concreto, specifico e volontario per la conservazione o il rafforzamento delle capacità operative della famiglia mafiosa Grande Aracri”.

Concorso esterno con la ‘ndrangheta e scambio politico-mafioso. Stando alle indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e dai pm Paolo Sirleo e Domenico Guarascio, il presidente del Consiglio regionale ha accelerato “l’iter burocratico per il rilascio di necessarie autorizzazioni nella realizzazione del ‘Consorzio Farma italia’”. Pur “consapevole” che quelli erano soldi della ‘ndrangheta, Tallini concorreva – è scritto nel capo di imputazione – “nei progetti commerciali inerenti la distribuzione dei farmaci e imponeva nella struttura societaria della Farmaeko srl, l’assunzione e l’ingresso, quale consigliere, del proprio figlio Giuseppe Tallini, così da contribuire all’evoluzione dell’attività imprenditoriale del Consorzio Farmaceutico, fornendo il suo contributo, nonché le sue competenze e le sue conoscenze anche nel procacciamento di farmacie da consorziare”.

Il tutto per avere il sostegno elettorale del boss Nicolino Grande Aracri e di suo fratello Domenico alle regionali del 2014. Per i magistrati, infatti, Tallini era “ben consapevole di prestare un rilevante contributo all’associazione criminale e che il lusinghiero ‘ritorno’ elettorale era riconducibile al patrimonio di intimidazione che la cosca stessa indubbiamente detiene”. I pm hanno riscostruito i rapporti tra Tallini e Domenico Scozzafava che “ha profondi legami con tale frangia della criminalità calabrese”. Considerato, infatti, vicino al clan dei Gaglianesi, Scozzafava andava “in giro a piazzare bottigliette incendiarie”. Tallini per gli investigatori lo sapeva e, nonostante questo, ha accettato di avere come socio “l’uomo della pioggia”. È lui, secondo gli inquirenti, che gli procura “gli appuntamenti con soggetti del crotonese e lo fa nell’ambito di uno scambio di favori e di promesse di favori che hanno al centro il Consorzio Farmaci”.

Dal canto suo, il politico avrebbe garantito “l’autorizzazione regionale per il Consorzio, la sua attività per procacciare farmacie da consorziare, ma anche l’apporto di denaro e l’impiego pressoché gratuito del figlio Giuseppe Tallini”. Nel corso delle indagini sono emerse le cautele dell’ex assessore regionale che ha sempre cercato di evitare “ogni contatto diretto con i cutresi”. Addirittura, il politico evitava persino di salire sull’auto dello Scozzafava, ma il 5 ottobre 2014 i carabinieri hanno registrato “la visita in assessorato di personaggi del crotonese che andavano a promettergli voti”.

Un mese dopo, poco prima delle elezioni regionali, un’intercettazione tra Scozzafava e un suo cugino di Sellia Marina dimostra la “gratitudine elettorale” del clan verso Tallini. “A chi state portando? A Sergio (Costanzo altro candidato, ndr)”. “No, a Mimmo”. “Te li raccolgo, non ti preoccupare, e vedi tu che è sempre grazie a lui se partiamo… dobbiamo ringraziare… al momento è forte e probabilmente sarà sempre il numero uno a Catanzaro Mimmo… e non c’è niente… pure che non sale… ma sempre la minoranza”. “Li porta, li porta, perché ora li prende pure a Crotone, Vibo. E domani vado a Cutro che devo fare un lavoro e per i voti pure… Un poco di voti glieli ho trovati pure là pure”.

Le frasi sono chiare, ma Scozzafava non ha sostenuto Tallini solo nel 2014. Per lui, il politico di Forza Italia è stato sempre il cavallo su cui puntare, secondo quanto emerso dalle indagini: “Elementi certi che denotano la vicinanza del Tallini allo Scozzafava – scrive il gip nell’ordinanza – sono apprezzabili ancora nel corso del 2018. Anche nel corso di tale anno, così come nel 2017, era accertata l’attività di sostegno, proselitismo e pubblicità elettorale al Tallini da parte di Scozzafava e altre persone allo stato sconosciute facenti parte del suo ambito relazionale”.

Erano le politiche del 2018 e Tallini era capolista per Forza Italia nel collegio uninominale di Catanzaro. Non viene eletto e, due anni più tardi, si ripresenta alle regionali del 2020 sostenendo la candidatura a governatore di Jole Santelli. Nonostante la Commissione parlamentare antimafia lo indica come uno dei due “impresentabili”, vince le elezioni: il centrodestra non solo non prende le distanze, ma lo mette a capo di Palazzo Campanella. Dopo 9 mesi, la Regione rimane senza guida per la morte della presidente Santelli. Da oggi lo è anche il Consiglio regionale. Eppure tracce dei rapporti di Tallini con gli ambienti criminali di Cutro erano già emersi nell’inchiesta “Kyterion”.

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‘Ndrangheta: arrestato Domenico Tallini (Fi), presidente del Consiglio regionale della Calabria. Morra: “Era tra gli impresentabili”

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