Varese sprofonda nell’emergenza, come ha mostrato il reportage de Ilfattoquotidiano.it, ma anche nelle polemiche. Il presidente Attilio Fontana il 5 novembre si era rivolto al personale medico e infermieristico dell’Ats cittadina con una lettera di sprone piena di buone intenzioni, al motto: “Abbiamo lavorato insieme per fronteggiare l’emergenza e per alleviare le vostre difficoltà…” (scarica il documento). Ma ecco che a stretto giro gli infermieri della stessa città di cui è stato sindaco prima di diventare governatore gli mandano una replica durissima, che fornisce un quadro tutt’altro che tranquillizzante, per questo duramente stigmatizzata anche dall’opposizione al Pirellone, che chiede a Fontana se ha davvero il polso della situazione nella sua regione.

“Caro presidente, siamo gli infermieri e gli operatori socio sanitari (OSS) del Pronto Soccorso della ‘sua’ Varese”. È l’incipit. “Abbiamo letto con smarrimento le sue affermazioni profondamente stridenti con la realtà che viviamo tutti i giorni e maggiormente in questo periodo di emergenza pandemica. Una simile lettera poteva essere l’esortazione ad affrontare la prima inattesa pandemia. Alla “seconda ondata” avremmo voluto trovare una sanità riorganizzata e preparata”.

La lettera va dritto al punto. “Ci saremmo aspettati che il numero di operatori sanitari, già in carenza cronica, fosse tempestivamente adeguato e formato; che i posti letto fossero incrementati per far fronte all’emergenza, ma anche per consentire la prosecuzione delle ‘normali’ attività; e che i lavori strutturali necessari alla tutela degli utenti e degli operatori fossero preventivamente ultimati. Siamo invece a rappresentarLe come gli operatori sanitari siano oggi, in piena emergenza, in fase di assunzione e formazione e, nonostante ciò, non riescano ad essere in numero adeguato essendo perciò costretti ad effettuare turni da 12 ore lavorative oltre che a saltare giorni di riposo”.

A complicare ulteriormente la situazione la richiesta da parte di Regione Lombardia di infermieri e medici da inviare presso l’ospedale di Milano Fiera. “Già è perché in questi mesi non si è pensato ad assumere e formare personale per attivare questo servizio. Probabilmente non sarà una sorpresa per Lei sapere che i posti letto prima dell’attuale emergenza fossero addirittura diminuiti e che le opere necessarie ad affrontare la pandemia garantendo spazi accettabili, anche se probabilmente non idonei, sono attualmente in corso”.

Per gli infermieri “l’organizzazione della Sanità Lombarda non può basarsi solo sulla abnegazione di medici infermieri ed Oss. Non crede sia giunto il momento che la politica si assuma le sue responsabilità garantendo una sanità pubblica sicura ed efficiente per cittadini ed operatori?”. La lettera arriva anche alle opposizioni che la brandiscono per chiedere serietà a Fontana. “È una pesante denuncia – afferma il consigliere regionale del Pd Samuele Astuti – dopo mesi interi in cui si sarebbero dovuti attrezzare gli ospedali per la seconda ondata ma non si è fatto nulla”. “Chiediamo a Fontana di andare finalmente oltre le vuote parole in loro appoggio che rischiano, nella tragicità del momento, di essere una beffa e di intraprendere azioni che garantiscano, nell’emergenza, una sanità pubblica efficiente e sicura per operatori e pazienti”.

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