Una città intera diventa scuola. Accade a Reggio Emilia, dove da settembre gli alunni delle scuole del primo ciclo d’istruzione sono usciti dalle loro aule per fare lezione ogni giorno in banca, al museo o in un agriturismo. E’ la prima realtà italiana che mette in atto un un’iniziativa del genere, nata dalla necessità di spazi a causa dell’emergenza Covid e trasformatasi in un’ esperienza virtuosa. L’hanno chiamata “Scuola diffusa”: 19 luoghi in più per 72 scuole elementari e medie che hanno trovato spazio tra sedi nuove e tradizionali.

Ogni mattina i bambini di Reggio Emilia coinvolti in questo progetto anziché andare a far lezione nell’edificio cui erano abituati, si ritrovano davanti all’ex Banca d’Italia o all’ agriturismo “La casa del Gufo” oppure al Palazzo dei Musei in via Spallanzani. “Noi – racconta Chiara Pelliciari, responsabile dei progetti educativi dei Musei Civici della città – a differenza di altre realtà non abbiamo chiuso. Anzi abbiamo aperto i nostri padiglioni ai ragazzi dell’istituto comprensivo “Manzoni” guidato dalla dirigente Alessandra Landini”.

Ogni giorno due classi di quinta “abitano” gli spazi al terzo piano adibiti a laboratori. “Abbiamo trasformato – spiega Pelliciari – il nostro museo in una grande aula didattica. I bambini hanno un loro spazio, con una parete-lavagna; dei banchi, ma per fare lezione vanno e vengono dalle diverse aree della nostra struttura dove possono toccare con mano la storia, la scienza, l’arte”.

Fin dal primo giorno i ragazzi si sono mostrati entusiasti della sede temporanea. Gli alunni hanno appreso un gran numero di nuovi vocaboli e fatto amicizia con i suoi storici abitanti, dando loro nomi di fantasia. La reazione positiva dei piccoli alla didattica costruita sulle innovative attività proposte ad hoc dai Musei Civici, ha portato gli insegnanti a interrogarsi sui benefici di un rinnovamento così forte dell’educazione. Ma non solo. Per permettere a tutti gli studenti di godere degli stimoli e delle emozioni che solo i Musei Civici sono in grado di regalare, è nata un’idea innovativa: ogni classe del “Manzoni “trascorre a rotazione una settimana nella sede di via Lazzaro Spallanzani.

Il successo dell’iniziativa è andato ben oltre il previsto. “I bambini fanno diventare immediatamente il museo casa loro; apprendono in modo innovativo. Per gli insegnanti è un modo per cambiare setting. Stiamo cercando di capire qual è il ruolo di un museo che diventa laboratorio diffuso. Vogliamo continuare a lavorare su questa strada”, spiega la responsabile dei progetti educativi. E ad essere soddisfatti sono anche i genitori dei bambini che frequentano il museo. Una sperimentazione che sta dando i suoi risultati anche negli altri luoghi della città. Nell’ex Banca d’Italia ogni giorno fanno scuola i bambini della primaria “Matilde di Canossa” e in agriturismo sono ospitati gli alunni della elementare “Ghiarda”. Il tutto garantendo il distanziamento necessario e rispettando tutte le norme previste dal ministero dell’Istruzione per continuare a tenere aperte le aule.

“Con questo progetto”, ha dichiarato il sindaco Pd Luca Vecchi, “ci siamo ispirati ancora una volta al grande filosofo e pedagogista reggiano Loris Malaguzzi, interpretando ogni spazio scolastico nuovo come luogo di educazione, nel senso etimologico latino di educere, trarre fuori il meglio da ciascuno, e di didattica reale, in una fase così difficile come quella che stiamo attraversando. Nella città dei ‘100 linguaggi dei bambini’, quale luogo meglio dei nostri Musei Civici poteva stimolare, incuriosire e lasciare esprimere la creatività dei più piccoli? Avviene da sempre nelle nostre scuole dell’infanzia, ora è una sperimentazione possibile anche nella scuola primaria e secondaria di primo grado. Un’idea che non abbandoneremo: porteremo avanti questo progetto, proponendolo stabilmente ben oltre la pandemia, negli anni che verranno”.

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