Sono tantissimi e non sono casi di influenza, che solitamente arriva tra dicembre e gennaio. In alcuni giorni i circa 2000 medici di base di Milano e provincia ricevono fino a 80-100 telefonate al giorno dai loro assistiti. E molte di queste sono per dire al proprio medico che si ha la febbre o la tosse: a volte sono freddature tipiche della stagione, ma per il resto bisogna verificare con il tampone se è Covid. Giovedì l’Ats di Milano ha annunciato lo stop dei test per i contatti stretti dei positivi perché nel portale per richiedere l’esame per diagnosticare la positività a Sars Cov 2 da giorni si supera la soglia delle 10mila segnalazioni. Abbiamo chiesto a un medico di famiglia qual è la sua esperienza e se è possibile stabilire quante di quelle segnalazioni poi hanno portato a casi positivi. Anna Carla Pozzi che è anche segretario della federazione provinciale di Milano dei medici di base ha risposto alle domande del fattoquotidiano.it

Da quanto tempo succede? Sono tutti casi sospetti di Covid?
“Se siano 10mila non lo so, perché solo Ats ha i nostri numeri. Noi registriamo i casi sospetti su un portale. Di solito attendiamo due, tre, quattro giorni l’evoluzione della sintomatologia che per Covid è molto aspecifica perché assomiglia ad altre patologie, come le infreddature che ci sono in questo periodo, per cui attendiamo qualche giorno e se il disturbo persiste credo che sia nostro dovere cercare di arrivare a una diagnosi e chiedere il tampone. L’unico caso in cui segnaliamo immediatamente è quando il paziente ha anche la perdita del gusto e dell’olfatto. Quello è un segno tipico, anche se moltissimi non ce l’hanno e comunque sono Covid positivi. Lo avevamo detto tempo fa che con il comparire del cambio di stagione e dell’abbassamento della temperatura non saremmo stati in grado di fare una diagnosi differenziale perché è la diagnosi differenziale che noi dobbiamo fare. Con sintomi uguali l’unica arma è il tampone. Si temporeggia per cercare di non intasare il sistema ma i casi sono tantissimi, sono veramente tanti”.

Quindi l’aumento in che percentuale è?
“L’aumento c’è, come c’è tutti gli anni per queste patologie. Se fosse stato l’anno scorso avrei detto ai pazienti di prendere un po’ di Tachipirina e in quattro giorni passa. Adesso dico di prendere la Tachipirina e dopo quattro giorni ci risentiamo: è questa la differenza e se non è passata devo cominciare a pensare che possa essere Covid. A me non piace mai dare i numeri, le posso dire che la percentuale che inserisco io nel portale e poi ha il tampone positivo supera il 50%. Però c’è già una scrematura all’inizio. Tutti noi teniamo sotto controllo i primi giorni, ma i casi sono tanti. Poi ci sono i contatti stretti: a scuola, al lavoro. Tantissime telefonate riguardano questo. Ma a questi non si fanno più tamponi e si tengono in isolamento a meno che non sviluppino sintomi. È una situazione molto complessa. Sarebbero auspicabili delle linee guida in modo da uniformare il nostro comportamento e che indirizzi la medicina generale anche se ognuno di noi conosce i propri pazienti. Sarebbe un valido aiuto”.

Ma cosa ne pensa della decisione dell’Ats di “rinunciare” a fare i tamponi ai contatti stretti di positivi?
“In realtà era dieci giorni più tampone per contatti stretti oppure quattordici senza tampone. Attendere dieci giorni e fare il tampone ora che arriva il referto si arriva a quattordici giorni. Secondo me può andare bene”

Ha ricevuto segnalazioni particolari dai suoi colleghi?
“I colleghi giornalmente mi contattano perché hanno dei grossissimi problemi di gestione: ci sono giornate con punte di 80/100 telefonate: non solo per sintomi Covid, ma anche per stati d’ansia. Diventa molto difficile, siamo prima linea. Ne stiamo risentendo e stiamo cercando di dare risposte di salute. Senza considerare la burocrazia”.

Alcune settimane fa già si parlava di una chiusura su Milano? Questo non vi avrebbe aiutato?
“Non sono una epidemiologa. Con il senno di poi è comunque difficile dirlo”.

E la campagna vaccinale è iniziata?
“Sì, da una quindicina di giorni. Prima mi sono arrivate 30 dosi, poi 20 e poi altre 30. Sono arrivati gli antipneumococchici. Stiamo iniziando lentamente a vaccinare il grosso arriverà entro il 15 novembre”

Non è un po’ tardi?
“Il vaccino copre solo ed esclusivamente il virus dell’influenza che ancora non è arrivato. Di solito accade tra fine dicembre e inizio gennaio. Se arrivano i vaccini il 15 ci stiamo dentro”.

Quindi i casi che segnalate non possono essere influenza
“No”

In questi giorni c’è stata un’altra polemica sulla fornitura delle mascherine da parte della Regione. Vi sono arrivate?
“Le ultime le abbiamo ricevute da Ats nel mese di maggio. Noi come federazione medici di famiglia abbiamo fatto una distribuzione in vista della campagna vaccinale”

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