È la principale novità prevista dal nuovo Dpcm: il territorio italiano sarà diviso a partire da venerdì in tre aree di rischio (con restrizioni crescenti) in base ai 21 criteri epidemiologici fissati dall’Istituto superiore di sanità. Il ministero della Salute, come annunciato dal premier Conte, ha collocato ciascuna Regione in una delle tre caselle – gialla, arancione e rossa – con un’apposita ordinanza (dopo aver sentito i rispettivi governatori). Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Calabria sono in area rossa, Puglia e Sicilia in area arancione, mentre tutte le altre rientreranno nell’area gialla. Nessun territorio, ha chiarito il presidente del Consiglio, è a rischio zero, non si può parlare di alcuna “zona verde”: la prima area disegnata dall’esecutivo prevede infatti il coprifuoco alle 22 e ristoranti chiusi dalle 18. Nella seconda scatta il divieto di spostarsi dal proprio Comune, oltre alla serrata di bar e ristoranti, mentre nella terza è previsto un lockdown non troppo diverso da quello della scorsa primavera. Le misure saranno valide “per un periodo minimo di 15 giorni” a partire dal 6 novembre. Ecco quali sono.

Regioni gialle – Il documento su cui si sono basate le decisioni del ministro Speranza per classificare ciascuna Regione è quello elaborato dall’Iss, dai tecnici del ministero e dagli enti locali il 12 ottobre scorso. Sono previsti infatti diversi scenari di rischio in relazione all’andamento della curva epidemica, fino al temuto scenario 4 che comporta una “trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo”. Da qui l’idea di dividere l’Italia in tre aree (gialla, arancione e rossa) con regole via via più stringenti. Per quanto riguarda la prima fascia – quella più morbida – a partire dal 6 novembre sarà in vigore innanzitutto il coprifuoco dalle 22 alle 5: durante la notte “sono consentiti esclusivamente gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative, da situazioni di necessità ovvero per motivi di salute“. Resta “fortemente raccomandato” durante tutto l’arco della giornata “di non spostarsi” salvo che per reali necessità, così come la serrata di bar e ristoranti a partire dalle 18. Dopo quell’ora, come già disposto dall’ultimo dpcm, è consentito solo l’asporto e l’home delivery. Previsto inoltre un ulteriore incentivo allo smartworking, la chiusura di cinema e musei, lo stop ai centri commerciali nei weekend, la capienza massima al 50 per cento su autobus e treni regionali, la didattica a distanza per tutti gli studenti delle scuole superiori e la mascherina obbligatoria al banco anche per i più piccoli.

Regioni arancioni – Alle restrizioni elencate finora, nelle Regioni arancioni “caratterizzate da uno scenario di elevata gravità e da un livello di rischio alto” se ne aggiungono delle altre. In arrivo la serrata totale di bar e ristoranti (sempre salvi delivery e asporto), oltre al divieto di “ogni spostamento con mezzi di trasporto pubblici e privati in un comune diverso da quello di residenza, domicilio o abitazione” salvo che per esigenze di lavoro, studio, salute e necessità. Ovviamente i cittadini italiani che vivono in altre Regioni sono autorizzati a “transitare” nelle zone a rischio, a patto che debbano “raggiungere ulteriori territori non soggetti a restrizioni”. Sempre consentito accompagnare i ragazzi a scuola.

Regioni rosse – Lo scenario peggiore prevede invece una sorta di lockdown soft: in materia di scuola la didattica in presenza è consentita solo fino alla prima media (compresa). Anche per le università scattano le lezioni online. Oltre ai ristoranti chiudono i negozi, ma sono salve le librerie, le cartolerie e altri punti vendita come quelli di cibo per animali e articoli sportivi (qui l’elenco). Salvi anche parrucchieri e barbieri, contrariamente a quanto previsto da una prima bozza del dpcm. Per quanto riguarda la mobilità, è vietato “ogni spostamento in entrata e in uscita dai territori, nonché all’interno dei medesimi, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute”. A leggere il provvedimento, sembra quindi necessaria l’autocertificazione per potersi allontanare da casa, anche se la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa ha dichiarato che per ora non è obbligatoria. Sempre consentito il rientro nel proprio comune di domicilio o residenza e la possibilità di accompagnare i propri figli a scuola. Attività motoria autorizzata “in prossimità della propria abitazione purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona e con obbligo di utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie”. Tutto a patto che lo sport avvenga “esclusivamente all’aperto e in forma individuale”.

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