Dal 4 novembre fino a fine anno le donne europee – simbolicamente – lavorano gratis. Perché in media guadagnano il 16,2% in meno rispetto ai colleghi uomini, dunque è “come se” per 59 giorni all’anno non venissero pagate. E’ per questo che cade oggi l’Equal pay day, giornata istituita dalla Commissione europea per aumentare la consapevolezza sul problema. Che, secondo i sindacati europei, va affrontata con interventi legislativi: in caso contrario, procedendo a questo ritmo ci vorranno altri 84 anni per per raggiungere la parità. La Commissione annuncerà una proposta di direttiva in dicembre.

In Italia, dove le donne al lavoro sono molto poche rispetto alla media continentale, il gap si ferma al 5% ma perché si chiuda – calcola la Confederazione europea dei sindacati (Etuc) – bisognerà attendere il 2074. Questa mattina la commissione Lavoro della Camera ha approvato all’unanimità il via libera al testo base sulla parità salariale tra uomo e donna, iniziativa della deputata Chiara Gribaudo (Pd). “Rende applicabile un principio fondamentale che è già contenuto sia nella nostra Costituzione sia nella legislazione, ma che poi non viene applicato, e cioè che a parità di lavoro una donna non può essere pagata meno di un uomo come invece avviene ancora oggi”, ha spiegato la presidente Debora Serracchiani. “L’altro elemento importante è l’unanimità, grazie al lavoro della relatrice Gribaudo, con cui si è espressa la commissione su questo principio di civiltà, perché questo significa che adesso in Parlamento ci sono tutte le condizioni politiche per approvare una legge che stabilisca concretamente che la parità salariale non può rimanere scritta dentro una norma e chiusa dentro un cassetto, ma che va praticata e fatta applicare concretamente ovunque”.

“Il nostro Paese, sulla base dell’ultimo report sul gender gap del World economic forum, si colloca ancora al 76° posto su 153 Paesi della classifica mondiale. In Italia il tasso di occupazione femminile è fermo al 48,9%, agli ultimi posti in Europa”, ha detto Gribaudo. “Un dato che è semplicemente impresentabile per un Paese del G7. Le donne che lavorano subiscono penalizzazioni di ogni tipo, a cominciare dal salario inferiore del 20% rispetto a quello degli uomini. Il testo di legge si occupa non soltanto del gender pay gap inteso come disparità salariale, ma anche di tutte le pari opportunità che alle donne devono essere garantite sul luogo di lavoro, dalla possibilità di lavorare full time anziché part time, alle opportunità di crescita e carriera. Affronteremo tutto questo attraverso il principio della trasparenza; applicheremo controlli, sanzioni e anche premialità, perché è giusto che venga riconosciuto pubblicamente, con un ‘bollino rosa’, l’impegno di chi affianca le donne in questa battaglia culturale”.

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