di Derek

Sono il padre di una studentessa di terza di un liceo classico della Romagna. Con l’ultima serie di provvedimenti il governo ha imposto il 75% di didattica a distanza per le scuole superiori. Pur storcendo il naso capisco le ragioni perché, anche se la scuola si è dimostrata un luogo molto sicuro, è inutile nasconderci: prima delle lezioni e dopo io stesso ho visto quotidianamente, andando a prendere mia figlia, la maggior parte dei ragazzi assembrati e senza mascherina.

Posso immaginare quanto questo fenomeno possa essere amplificato nelle grandi città. Forse sarebbe bastato qualche rappresentante delle forze dell’ordine anche solo a fare presenza, abbandonando almeno per un periodo la caccia a chi supera di qualche km il limite dei 70 km/h nella corsa mattutina verso l’ufficio per limitare il fenomeno, ma ormai non conta.

Ho letto le considerazioni sulla pagina del Liceo della scuola di mia figlia che sta valutando di applicare quanto raccomandato dalle linee guida, in pratica sembra che si vada verso “l’applicazione dell’attività didattica in presenza prioritariamente nelle classi prime e quinte, rispettivamente alle prese col primo anno e con l’anno dell’esame di maturità“.

Vorrei sommessamente fare presente che questo crea una discriminazione molto forte nei ragazzi. Ci saranno tre “annate” costrette ad oltre un mese di didattica a distanza. Ragazzi a cui – come a tutti – hanno tolto anche praticamente tutte le attività sportive e ricreative, il gelato dopo le 18 in piazza, la possibilità di una pizza il sabato. L’isolamento dal proprio contesto sociale è deleterio per tutti, ma lo è ancor di più negli adolescenti.

Siamo solo nel primo quadrimestre – fosse il secondo potrei capire la priorità ai maturandi – e non siamo più nel primo mese – in cui potrei capire il privilegio dei ragazzi appena entrati – , pertanto io credo che sarebbe opportuna ed equa una rotazione per fare in modo di poter vedere almeno una settimana ogni quattro i propri compagni e i propri professori e contribuire tutti nella stessa misura ai sacrifici richiesti in nome della salute generale soprattutto nell’ottica – pessimistica ma temo probabile – che queste misure si protrarranno almeno fino a Natale.

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