Con o senza Covid sarebbe bello svegliarsi la mattina, guardarsi allo specchio e domandarsi “Ma io faccio un lavoro utile?”. Difficile rispondere “Sì”, vi capisco, ma tanto siamo tutti abituati a mentire a noi stessi, quindi rispondiamo “Sì” che facciamo pure bella figura. Passi questa risposta, ma andiamo alla seconda domanda.
Ora però non dite delle balle e rispondete sinceramente: “Ma questo lavoro, potrei svolgerlo da casa o no?”. Se fate i masturbatori di cani, gli infermieri, gli operai non ancora sostituiti da un robot, i ricottari, i peracottari, i baristi, le insegne luminose, gli spazzini, i carroattrezzi o altre professioni essenziali che non si possono certo svolgere on-line uscite, lavorate e godetevi la vostra utilità, ma io mi riferisco agli altri, a quelli che prendono un treno (bastano anche brevi tragitti in autobus, auto, bici) da un paesino e raggiungono un’altra città in un ufficio ad accendere un computer collegato a internet e il loro lavoro è tutto lì. Ma dove cazzo andate? Questa domanda dovevate farvela quando non c’era il Covid, ma adesso che c’è approfittatene per farvela. “Ma dove cazzo vado?”.
L’avete capito o no che l’importante non è “stare”, ma è “fare”? Per questo venite pagati, per “fare” quelle 2-3 minchiate richieste (alcuni anche 5-6-10, ma pur sempre minchiate sono) e come indennizzo per il tempo sottratto ad altro venite retribuiti. Assunti, non assunti: fa lo stesso, il fine è ottenere quei quattro-otto soldi per scongiurare l’indigenza, pagare bollette, mutui, affitti e comprare delle stronzate, ognuno quelle che più gli piacciono.
In poche parole, dovete “consumare”, questo è il lavoro che vi viene richiesto e non avete bisogno di un lavoro, avete solo bisogno di “soldi” (cit. Mammuddd). Tutto lì. Se potete, con la scusa del Covid, state a casa, poi quando passa la pandemia chi ne avrà voglia potrà tornare a prendere il treno per andare in un ufficio a collegarsi a internet che lo faccia, ma chi potrà stare a casa o in altro luogo a procurarsi un reddito: che possa continuare a farlo!
Sarebbe bello, ma i cazzi piccoli del controllo delle presenze imposte sono già lì in agguato smaniosi che tutto torni come prima, ma un po’ peggio. Sono questi che vanno combattuti. In ogni modo se ne riparlerà a settembre dopo le vacanze. Buon ‘lockdown’ in your town.
Sostieni ilfattoquotidiano.it: mai come in questo momento abbiamo bisogno di te.
In queste settimane di pandemia noi giornalisti, se facciamo con coscienza il nostro lavoro,
svolgiamo un servizio pubblico. Anche per questo ogni giorno qui a ilfattoquotidiano.it siamo orgogliosi
di offrire gratuitamente a tutti i cittadini centinaia di nuovi contenuti: notizie, approfondimenti esclusivi,
interviste agli esperti, inchieste, video e tanto altro. Tutto questo lavoro però ha un grande costo economico.
La pubblicità, in un periodo in cui l'economia è ferma, offre dei ricavi limitati.
Non in linea con il boom di accessi. Per questo chiedo a chi legge queste righe di sostenerci.
Di darci un contributo minimo, pari al prezzo di un cappuccino alla settimana,
fondamentale per il nostro lavoro.
Diventate utenti sostenitori cliccando qui.
Grazie
Peter Gomez
GRAZIE PER AVER GIÀ LETTO XX ARTICOLI QUESTO MESE.
Ora però siamo noi ad aver bisogno di te.
Perché il nostro lavoro ha un costo.
Noi siamo orgogliosi di poter offrire gratuitamente a tutti i cittadini centinaia di nuovi contenuti ogni giorno.
Ma la pubblicità, in un periodo in cui l'economia è ferma, offre ricavi limitati.
Non in linea con il boom accessi a ilfattoquotidiano.it.
Per questo ti chiedo di sostenerci, con un contributo minimo, pari al prezzo di un cappuccino alla settimana.
Una piccola somma ma fondamentale per il nostro lavoro. Dacci una mano!
Diventa utente sostenitore!
Con riconoscenza
Peter Gomez