È fatta: con la ratifica dell’Honduras, il Trattato di Proibizione delle armi nucleari (Tpnw) è legge. “Oggi è un giorno storico. Facciamo appello ai leader del mondo perché agiscano con coraggio e si uniscano alla parte giusta della storia” ha commentato Francesco Rocca, presidente della Federazione Internazionale della Croce Rossa (IFRC).

Servivano 50 ratifiche per rendere operativo il Tpnw: nell’ultima settimana, Giamaica, Nauru e infine Honduras hanno concretizzato l’obiettivo. Il trattato entrerà in vigore fra 90 giorni e segna una svolta epocale: il Tpnw è la prima legge internazionale vincolante, per chi la ratifica, che impedirà l’uso, lo sviluppo, i test, la produzione, la fabbricazione, l’acquisizione, il possesso, l’immagazzinamento, il trasferimento, la ricezione, la minaccia dell’uso, lo stazionamento, l’installazione o il dispiegamento di armi nucleari.

Enorme la soddisfazione di Rete Italiana Pace e Disarmo e Senzatomica, membri italiani di Ican, la International Campaign to Abolish Nuclear Weapons che nel 2017 si era vista aggiudicare il premio Nobel per la pace proprio per l’enorme lavoro svolto, dalla base, nel tessere la fitta rete di sostegni internazionali sfociata del Trattato.

“Siamo emozionati e felici – commenta Lisa Clark, co-presidente dell’International Peace Bureau e coordinatrice delle iniziative di disarmo nucleare per la Rete Italiana Pace e Disarmo –: la cinquantesima ratifica arriva proprio il giorno del 75° “compleanno” delle Nazioni Unite, nell’anniversario della firma dello Statuto Onu, la cui primissima risoluzione del gennaio ‘46 già parlava della necessità di disciplinare le armi nucleari. La campagna globale che ha portato all’approvazione del Tpnw è stata portata avanti proprio nello spirito dello Statuto, con la democraticità di cui tutti lamentiamo la carenza nell’Onu: il trattato entra in vigore grazie a una campagna nata dal basso e alla ratifica di stati che non sono potenti, che non posseggono armi atomiche, ma non per questo non contano!”

Ora l’obiettivo è quello di incrementare il numero dei paesi aderenti. A partire dall’Italia, recalcitrante. La società civile si concentrerà sulla mobilitazione “Italia, Ripensaci”, che dal 2016 mira a far cambiare idea al governo. Molti deputati avevano firmato in appoggio alla campagna: è il momento di dar seguito alle dichiarazioni d’intenti. Spiegano le associazioni: “Riteniamo che l’Italia debba liberarsi dalle pressioni provenienti da Nato e Stati Uniti, che mirano a tenerla sotto il loro ombrello nucleare, poiché nel nostro Paese sono presenti circa 50 testate nucleari statunitensi nelle basi di Ghedi e Aviano.”

La maggioranza della popolazione appoggia il trattato: nell’ultima indagine di metà 2019 ben il 70% dei cittadini italiani si è detto favorevole all’adesione al Tpnw (con solo il 16% contrario) mentre il 60% ritiene che si dovrebbero eliminare dal nostro territorio le testate statunitensi. Di qui l’appello che le associazioni, forti dell’entrata in vigore del trattato, rivolgono a forze politiche e cittadini: “L’Italia cambi posizione e contribuisca a rendere obsolete e inaccettabili le armi nucleari, riconvertendo le ingenti somme spese ogni anno per costruirle e mantenerle ad usi più utili, come il contrasto al cambiamento climatico, alla pandemia, alla povertà.”

(immagine d’archivio)

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