Afroamericani, latinos, millennials. Sono loro i gruppi di elettori decisivi nel mirino dei democratici, impegnati a mobilitarli per il voto delle presidenziali. E così per la prima volta scende in campo anche l’ex presidente Barack Obama a sostegno di Joe Biden, suo vice alla Casa Bianca, che sceglie la Pennsylvania come prima tappa tra gli swing states. L’ex presidente parte da Philadelhia, in un comizio in stile drive-in a Philadelphia di quelli veri, appassionati, capaci di infiammare le decine di persone che suonavano il clacson restando in auto per rispettare le misure anti Covid. E infila una serie di attacchi frontali a Donald Trump, che è “incapace di prendere seriamente l’incarico”, “tratta la presidenza come un reality show”, “pensa solo a se stesso”, “mente ogni giorno” e agisce “come uno zio pazzo”, mettendo a rischio la democrazia.

La Pennsylvania: nel 2016 Trump l’aveva strappata a Clinton per 44mila voti (0,7%), vincendo i suoi 20 grandi elettori. Nel 2012 Obama vinse col 5,4% di voti complessivi in più. I sondaggi di oggi danno in vantaggio Biden di circa sei punti, ma sono sondaggi, gli stessi che quattro anni fa garantivano che lo Stato sarebbe finito nel bottino di Clinton. A Philadelphia l’ex presidente prende di mira Trump su tutti i fronti, a partire dalla gestione della pandemia, per la quale lo ha accusato di “incompetenza e disinformazione”, rammaricandosi per le molte vite che si sarebbero potute salvare. Obama non ha dimenticato le ultime rivelazioni del New York Times sul conto bancario del tycoon in Cina: “Potete immaginare se avessi avuto un conto segreto in Cina quando correvo per la rielezione? Ha pagato più tasse ad un Paese straniero che in Usa. Io stesso ho pagato più tasse di lui quando avevo 15 anni e distribuivo gelati”.

Poi ha infierito sul comportamento di Trump, denunciando che la democrazia non può funzionare con un presidente “che mente tutti i giorni”, “ritwitta teorie cospirative”, “minaccia o chiede la galera per gli avversari politici”. “Non è un comportamento normale per un presidente. Non potremmo tollerarlo dal preside di un liceo, non potremmo tollerarlo dall’allenatore, non potremmo tollerarlo da un collega. Non potremmo tollerarlo nella nostra famiglia, eccetto forse per qualche zio pazzo”, ha ammonito, citando le parole di Savannah Guthrie, la moderatrice che ha messo all’angolo il presidente nell’ultimo town hall del 15 ottobre.

Obama ha infilzato il suo successore anche per la sua politica estera: “La nostra reputazione nel mondo è a pezzi”, ha denunciato, ricordando i ‘flirt’ di Trump con i dittatori. “I prossimi 13 giorni – ha concluso – definiranno il nostro Paese per i decenni a venire. Non lasciamo che questa elezione ci lasci rimpianti perché, sapete, il presidente l’ha già detto, ‘se il risultato sarà incerto, mi inventerò qualcose’. Lui è già pronto a farlo, così non dobbiamo lasciare nessun dubbio, non dobbiamo essere compiacenti. Non mi interessano i sondaggi. Andate a votare e convincete gli altri a farlo. Vi chiedo di ricordare cosa può essere questo Paese”.

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