Massima precauzione, adeguatezza e proporzionalità. Sono i tre principi seguiti dal governo per combattere l’emergenza del coronavirus. A elencarli è stato Giuseppe Conte, che in Senato ha illustrato i contenuti del Dpcm firmato tre giorni fa. “L’evolversi della situazione epidemiologica ha reso necessaria l’adozione di ulteriori misure di carattere restrittivo in presenza di una recrudescenza del virus in atto da alcune settimane. Vista l’urgenza non è stato possibile illustrare in anticipo il contenuto del provvedimento, ma ho annunciato ai presidenti delle Camere la mia intenzione di riferire in Parlamento”, è stato l’incipit del presidente del consiglio. Che ha assicurato: “L’aumento dei contagi ci impone di tenere la tensione altissima, siamo vigili e prudenti. Governo continuerà l’interlocuzione con il Parlamento pronto a accogliere le istanze che verranno dagli interventi”.

“Limitare gli spostamenti” – Davanti ai senatori il capo dell’esecutivo ha spiegato di essere consapevole “che ai cittadini chiediamo sacrifici. Ancora una volta siamo costretti a compiere una sofferta operazione. I principi che muovono oggi il governo sono sempre gli stessi, quelli che ci hanno permesso di superare la situazione nel passato: massima precauzione, adeguatezza e proporzionalità“. Conte ha assicurato anche riconosciuto che “ad alcune categorie, soprattutto bar e ristoranti, chiediamo ulteriori sacrifici: a loro assicuro l’impegno a misure di sostegno mirate. A tal fine con la prossima legge di bilancio 2021 il governo intende porre in essere una strategia che non trascuri misure immediate”. Quindi ha lanciato un appello a ridurre al minimo la mobilità: “Dobbiamo sforzarci tutti di ridurre le occasioni di contagio, di evitare spostamenti non necessari e attività superflue che potrebbero generare rischio. Se saremo disposti, oggi, ad affrontare questi piccoli sacrifici, domani riusciremo ad evitare interventi più rigorosi e, quindi, più penalizzanti. D’altra parte, sono stati soprattutto il senso di responsabilità e la consapevolezza di condividere un comune destino a consentirci, nella fase più acuta e imprevedibile della pandemia, di vincere la prima battaglia e di ritornare, anche con anticipo rispetto al previsto, alle abitudini di vita a noi più care”.

“Strette anche da altre regioni” – Conte ha ricordato che le misure del dpcm consentono alle Regioni di inasprire la stretta nel proprio territorio: “A livello regionale, tuttavia, bisogna mantenersi pronti a intervenire per modulare in senso più restrittivo se necessario le misure, qualora – in base alla progressione del virus – si verifichino situazioni di particolare criticità in specifiche aree della regione”. E’ già successo in Lombardia e Campania, ma la lista potrebbe allungarsi. “In questi ultimi giorni e in queste ultime ore ci sono alcune regioni che hanno promosso la procedura per venire a misure più restrittive. Si è concluso l’iter della Lombardia ed è in corso quello della Campania e non possiamo escludere ulteriori aggiornamenti”. Tra l’altro nuove strette possono essere decise anche dai primi cittadini: “Per contenere la vita notturna, dove spesso si verificano situazioni di assembramento che sono estremamente pericolose, il dpcm prevede la possibilità, dopo le ore 21, di chiudere strade o piazze nei centri urbani. Sul tema specifico, abbiamo fugato le preoccupazioni comprensibili espresse dai Sindaci, i quali temevano di non poter disporre di risorse di polizia adeguate a garantire l’efficacia dell’intervento di chiusura. Per questo, è stata predisposta, da parte del Ministro dell’interno, una direttiva – indirizzata specificamente ai Prefetti – che assicura, in accordo e in coordinamento con le autorità locali, piena operatività a questa misura”.

“Scelte dei mesi scorsi ci permettono di evitare chiusure generalizzate” – L’aumento dei contagi, però, ha attirato critiche sul governo, reo – secondo alcuni – di aver adottato misure troppo blande. Accusa dalla quale Conte si è difeso spiegando che le scelte compiute nei mesi scorsi “ci consentono al momento, di evitare chiusure generalizzate e diffuse su tutto il territorio nazionale, di pervenire all’arresto dell’attività produttiva e lavorativa, alla chiusura delle scuole e degli uffici pubblici”. Un punto sul quale il capo dell’esecutivo ha insistito particolarmente: “L’esperienza di questi mesi ci ha anche dimostrato che tutelare prioritariamente la salute consente di difendere più efficacemente il tessuto produttivo del Paese”. Conte ha ripetuto un concetto già espresso durante il discorso di domenica: “La strategia per contrastare la seconda ondata non può essere la stessa della primavera, l’Italia oggi è in una situazione diversa di marzo: Allora non avevamo strumenti diagnostici, oggi siamo più pronti grazie al lavoro e al sacrificio di tutti. Ringrazio in particolare le donne e gli uomini della protezione civile e il commissario Arcuri”. Per questo motivo, adesso, “l’efficacia della risposta resta affidata alla responsabilità individuale di ciascun cittadino e alla responsabilità collettiva dell’intera comunità nazionale: tanto più rigoroso sarà il rispetto delle prescrizioni da parte di ciascuno di noi, tanto più efficace sarà il contenimento del rischio di contagio e più possibile superare questa seconda ondata con il minor sacrificio per il Paese”.

“La tensione rimane altissima” – L’inquilino di Palazzo Chigi ha quindi voluto “sottolineare che nei mesi successivi alla fase più acuta della pandemia non abbiamo mai abbassato la guardia: l’Italia è stata la nazione che per prima con coraggio e determinazione ha deciso di chiudere e il paese più prudente anche nelle riaperture. Nonostante i tanti passi in avanti fatti non potevamo e non dovevamo considerarci in un porto sicuro, mentre il contagio nel mondo si moltiplicava”. Per il capo del governo non corrisponde al vero l’accusa che l’esecutivo si sia fatto sorprendere dalla seconda ondata: “Abbiamo definito le condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro. La correttezza di questa scelta, che rivendico come decisiva, è stata confermata dai dati economici più confortanti delle attese. La nostra economia sta dimostrando resilienza, come dimostrano la caduta del pil nel secondo trimestre più contenuta e indicatori decisamente positivi per il terzo trimestre”. Il premier ha rivendicato di aver “investito miliardi su trasporti, scuole e università, uffici pubblici per garantire condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro e di studio, adottando protocolli che tutelino studenti e lavoratori e li pongano in grado di proseguire nelle ordinarie attività. Tutto l’immane lavoro svolto ci spinge, oggi, ad affrontare con una strategia diversa la pandemia, concentrando l’attenzione – a livello nazionale – esclusivamente su quelle misure volte a limitare le condotte e i comportamenti più direttamente riconducibili alla sfera delle relazioni sociali e ricreative, attualmente veicolo – come ci segnalano le evidenze epidemiologiche – di maggiore diffusione del virus”. Quindi l’auspicio: “Nelle prossime settimane dobbiamo rimanere ben concentrati. Il nemico non è stato ancora sconfitto, circola tra di noi. L’aumento dei contagi ci impone di tenere la tensione altissima, siamo vigili e prudenti. Governo continuerà l’interlocuzione con il Parlamento pronto a accogliere le istanze che verranno dagli interventi”. Il premier, comunque, rimane “fiducioso che l’intera comunità nazionale saprà esprimere, anche questa volta, la serietà, la forza d’animo e la determinazione necessarie a superare la difficile sfida che stiamo vivendo”.

Il dpcm misura per misura – Nel dettaglio il premier ha spiegato che il “Dpcm che ho firmato domenica sera – frutto di un intenso dialogo tra ministri, forze di maggioranza, Comitato Tecnico Scientifico, Regioni ed enti locali – integra e completa il precedente decreto del 13 ottobre, con il quale erano già state introdotte specifiche misure di contenimento. In particolare, ricordo l’obbligo di recare sempre con sé dispositivi di protezione delle vie respiratorie, nonché obbligo di indossarli nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private e in tutti i luoghi all’aperto, salvo specifici casi. Per quanto riguarda la vita di relazione, il Dpcm del 13 ottobre aveva già previsto alcune limitazioni: il divieto di feste al chiuso o all’aperto, ad eccezione di quelle conseguenti alle cerimonie civili o religiose, per le quali è previsto il limite di trenta persone; la raccomandazione, permettetemi di aggiungere la forte raccomandazione, di evitare feste anche nelle abitazioni private e di astenersi dal ricevere persone non conviventi in numero superiore a sei“. Sulla scuola Conte ha ricordato che “le attività scolastiche continueranno in presenza. Non possiamo permetterci che uno dei principali assi portanti del Paese, dove sono riposte le migliori garanzie di un futuro migliore, possa subire ulteriori compromissioni, ulteriori sacrifici. Lo dobbiamo all’impegno sin qui risposto dai nostri dirigenti scolastici, dai nostri docenti e dal personale Ata, che – pur in condizioni difficili – hanno garantito la continuità didattica, sperimentando nuove e talvolta inesplorate attività di insegnamento. Lo dobbiamo anche alle famiglie. E lo dobbiamo, soprattutto, ai nostri ragazzi, che non possiamo lasciare privi del valore di un’esperienza irripetibile di formazione culturale e umana, che si realizza nella scuola, attraverso un’offerta didattica che presuppone e integra, quale tratto caratterizzante, la fondamentale relazione interpersonale. Solo per le scuole secondarie di secondo grado, sono previste modalità ancora più flessibili di organizzazione dell’attività didattica, che contemplano ingressi degli studenti scaglionati, con possibilità di ricorrere anche ai turni pomeridiani”, elenca il premier. Sulle altre limitazioni il capo del governo ha ricordato che “sono vietate sagre e fiere locali, restano consentite le manifestazioni fieristiche di carattere nazionale e internazionale. Sono consentite le attività convegnistiche e congressuali, purché si svolgano in modalità a distanza. Anche nell’ambito delle pubbliche amministrazioni, è previsto che le riunioni si svolgano in modalità a distanza, salvo la sussistenza di motivate ragioni in senso contrario. Lunedì la ministra per la pubblica amministrazione Fabiana Dadone ha emanato un decreto che stabilisce il ricorso allo smart working in misura superiore al 50%”.

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