Numeri che non tornano. Piani di implemento dei reparti Covid che hanno marciato in ritardo rispetto alla velocità del coronavirus. In questo momento in Campania mancano 200 posti letto sui quasi 1.100 che dovevano essere pronti per metà ottobre. Dietro le decisioni del governatore Vincenzo De Luca che chiude scuole, università e lo stop alle feste, c’è l’affanno di un sistema sanitario regionale che si è fatto trovare impreparato alla seconda ondata. Lo dice l’analisi dei documenti riservati messi a punto dai tecnici dell’Unità di Crisi campana guidata da Italo Giulivo. Ora costretti ad attivare in fretta e furia, già da oggi, una fase D – quella che scatta con una diffusione molto elevata del virus – mettendo per iscritto la necessità di salire a 1.651 posti letto. Senza essere riusciti a completare la fase C – diffusione elevata – da 1.095 posti letto. Giovedì il bollettino replicava per il secondo giorno consecutivo un numero molto inferiore di posti disponibili: 820. Di cui 762 occupati. Di questi, 110 sono in terapia intensiva, al momento 66 ricoveri.

Il piano complessivo di riorganizzazione della rete ospedaliera campana è stato redatto a fine agosto, mentre De Luca di fronte alle prime avvisaglie della risalita del contagio diceva: “Ancora una settimana poi risolviamo il problema, già stiamo scendendo”. Prevede diversi scenari, calcolati tramite algoritmi di elaborazione dei dati quotidiani del contagio, e altrettante contromisure. Fino a fine settembre la Campania si è illusa di poter far fronte alla pandemia mantenendo in piedi la rete della fase B, ‘diffusione intermedia del virus’, da 559 posti letto. La realtà ha preso il sopravvento. I primi a riconvertire stanze e reparti per aumentare l’offerta di degenze sono stati quelli dell’ospedale Cotugno di Napoli, avamposto della lotta al virus. Il manager dell’azienda sanitaria di riferimento, Maurizio Di Mauro, disse a Il Fatto quotidiano: “Ci aspettavamo questi numeri tra un mese”.

Mettiamo ordine nelle date e nelle cifre. Il passaggio dalla fase B alla fase C, deciso a fine settembre, pochi giorni dopo la riconferma elettorale di De Luca, doveva essere ultimato il 15 ottobre. Ieri era il 15 ottobre ed il bollettino quotidiano dei contagi campani ha sfondato per la prima volta quota mille, attestandosi a 1.127 nuovi positivi. Così è scattato l’allarme rosso. Giulivo ha firmato una nota rivolta ai direttori generali di Asl e Aziende ospedaliere sollecitando una nuova rimodulazione dell’offerta dei posti letto dedicati al Covid-19. La fase D, appunto. Per fare questo, si legge, sarà necessario sospendere a partire da oggi i ricoveri programmati, sia medici che chirurgici. Fatti salvi quelli “non differibili”, relativi a patologie per le quali non si può aspettare.

Le quindici aziende sanitarie interessate dovranno ognuna fare la propria parte per arrivare a 301 posti di terapia intensiva (quasi tre volte quelli attuali), 359 di sub intensiva, 991 di degenza ordinaria. A cominciare dall’azienda dei Colli di Napoli, dove c’è il Cotugno: 144 posti programmati in fase C, 180 in realtà già attivi, che dovranno salire a 263 e verranno ricavati dal Cto. Mentre a Caserta si pensa di riconvertire in Covid l’ospedale di Santa Maria Capua Vetere. E bisognerà una volta per tutte sciogliere il nodo dei fabbricati modulari Covid tra l’ospedale del mare di Napoli, il Ruggi di Salerno e l’ospedale di Caserta. Gusci vuoti o semivuoti, finiti sotto inchiesta per anomalie sulle procedure di appalto, da far partire e mettere a regime fino agli annunciati 120 posti di terapia intensiva. Magari utilizzando i 150 ventilatori aggiuntivi appena consegnati dal commissario Domenico Arcuri. Quando si seppe dell’inchiesta, De Luca la bollò come un “tentativo di speculazione politica e un’aggressione mediatica sulla nostra sanità”. La Campania, si difese, ha “dato prova di efficienza, di concretezza e di coraggio amministrativo” che “non è stato ancora digerito da tutti in Italia”. Due mesi dopo, bisogna far presto perché la Campania finora non pare aver brillato in velocità. Il virus, invece, corre spedito.