Bocciato dalla scuola, si autopromuove inventando una falsa mail della preside e raccontando una bugia ai suoi famigliari, ma non finisce a processo. E’ accaduto ad un adolescente di Genova che ha costruito un castello di frottole per ingannare mamma e papà e convincerli che l’andamento scolastico era migliorato e che le comunicazioni precedenti sui voti bassi erano da considerarsi nulle. Una macchinazione che la Procura del tribunale dei minori del capoluogo ligure ha comunque ritenuto “non irrilevante”.

Il ragazzo, che all’epoca dei fatti aveva 15 anni e frequentava il liceo scientifico, aveva ben architettato il tutto. Di fronte alla non promozione aveva pensato di far credere ai suoi genitori che era riuscito a recuperare tutte le materie. “Per dare sollievo a mamma e papà – racconta l’avvocato Luca Rinaldi che ha difeso il giovane – ha creato con molta dovizia un indirizzo informatico molto simile a quello istituzionale della dirigente della scuola. Con quella casella di posta ha scritto due mail a mamma e papà, dicendo loro che l’andamento scolastico era migliorato”. Non solo. Ha persino persuaso i genitori che le lettere precedenti nelle quali si comunicavano i voti bassi erano da considerarsi nulle.

Una soddisfazione per i genitori che hanno creduto a quella corrispondenza senza farsi troppe domande. Anzi. Mamma e papà son tornati a fare qualche concessione al figlio dopo un periodo di “punizioni”. “Il piano del mio assistito – spiega il legale – è crollato quando la scuola ha convocato la famiglia”. A quel punto i genitori sono rimasti spiazzati, hanno provato a mostrare le mail ricevute ma hanno compreso ben presto che si trattava di una macchinazione del figlio fatta alle loro spalle. Immediata la denuncia della scuola per il reato di sostituzione di persona. Una doccia fredda per i genitori convinti che tutto fosse finito nel migliore dei modi. Oltre al danno la beffa e la necessità di pagare un legale per affrontare la giustizia.

A rendersi conto dello sbaglio è stato anche il giovane che durante l’interrogatorio ha ammesso di aver creato un indirizzo di posta elettronica falso ma di non aver copiato in maniera perfetta quello del liceo. “Di fronte anche alla mia sollecitazione e al fatto che si trattava di un caso isolato – precisa l’avvocato Rinaldi – il giudice ha considerato irrilevanti i fatti denunciati dalla preside e ha così salvato il ragazzo da una condanna. Per il mio assistito è stata una lezione di vita. Ha capito l’errore compiuto. Oggi ha cambiato scuola e sta impegnandosi nello studio e anche in un’attività sportiva”. Per il ragazzo è iniziata così una nuova carriera scolastica comprendendo l’importanza della scuola e anche le regole della società, con la consapevolezza che inventare una mail al posto di un’altra persona si tratta di un reato e si rischia una condanna.

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