È riuscita a salire su un volo per l’Italia otto mesi dopo la sua ultima visita a casa, a Martignana in provincia di Cremona. Le settimane di marzo e aprile in piena emergenza sanitaria Marta Cavalli, 28 anni, le ha trascorse a Berlino, la città dove lavora dal 2019 per una società che offre consulenza e servizi per le piccole e medie imprese nell’ambito di iniziative promosse dal ministero federale tedesco dell’Energia. Seppur lontana da casa, Marta non ha vissuto lo stesso lockdown italiano: “Qui i divieti non erano così rigidi come in Italia. Certo era consigliato non uscire di casa e lavorare in smart working ma nessuno mi controllava se andavo a fare una passeggiata al parco o se non indossavo la mascherina all’aperto, che è sempre stata obbligatoria solo nei locali chiusi. Berlino è riuscita a contenere il virus. Non è stato lo stesso a Sud delle Germania, dove gli ospedali della Baviera erano pieni”. Marta conferma che la Germania è stata capace di organizzarsi fin da subito con test e tamponi e di isolare in poco tempo i focolai. “Certo è che l’emergenza qui è arrivata dopo quella italiana. Il governo tedesco è riuscito così a seguire l’esempio italiano e a chiudere le attività commerciali prima del picco dei contagi. Anche se a fare la differenza è stato il senso civico e di responsabilità dei cittadini. E su questo i tedeschi battono tutti”.

A marzo e aprile il governo chiude bar e ristoranti per poi riaprirli a maggio. Mentre le discoteche hanno ancora le porte chiuse. Le scuole sono state riaperte già ad agosto e per ora, tranne alcuni casi, continuano le lezioni in presenza senza grossi problemi di organizzazione. Nelle settimane scorse, poi, Berlino ha assistito ai cortei negazionisti e, oggi, al coprifuoco per i locali notturni.

Dopo le sue vacanze italiane Marta è ritornata nella capitale tedesca. Città che ama e che per ora non ha nessuna intenzione di lasciare. “Il mio consiglio è quello di lavorare e studiare all’estero. Si è sempre in tempo a tornare”, puntualizza. Del resto la capitale tedesca non è che l’ultima tappa di un tour iniziato con l’Erasmus a Kiel durante la sua laurea triennale in scienze linguistiche e relazioni internazionali all’Università Cattolica di Brescia. Finito l’Erasmus Marta era tornata in Italia, poi ripartita per Dresda e di nuovo per Kiel dove si è laureata in scienze politiche.

La terza tappa è Francoforte, per uno stage nel campo della cooperazione internazionale sui temi dell’energia e del clima. Fino al trasferimento definitivo a Berlino: “Ho scelto la capitale perché ero alla ricerca di un lavoro nelle organizzazioni internazionali. Nel frattempo ho cercato lavoro anche in Italia, ma la Germania, ancora una volta, è stata più veloce”.

Marta ha iniziato a lavorare per realizzare progetti nazionali a basso impatto ambientale, nel settore dell’eolico e del fotovoltaico. E nel “green” non si può non azzardare un altro paragone con l’Italia: “Collaborando con le camere di commercio di tutta Europa, organizziamo incontri tra le aziende tedesche in cerca di nuovi partner per stringere accordi bilaterali nel settore. In Italia un’organizzazione simile non esiste. Le società italiane che investono nelle energie rinnovabili non riescono a crescere”. Nel dettaglio: “In Italia ci sono segnali di interesse da parte della politica, ma mancano atti concreti. Non ci sono condizioni adeguate per promuovere l’investimento e lo sviluppo in politiche sul cambiamento climatico. In Germania, invece, è stato da poco pubblicato un piano sul clima 2030 per la mobilità sostenibile per macchine elettriche”. Secondo Marta in Italia “le idee ci sono, ma non vengono comunicate adeguatamente”. In Germania, poi, trova che ci sia una sensibilità più diffusa: “Molti più tedeschi, rispetto agli italiani, partecipano alle manifestazioni sui cambiamenti climatici. A Berlino il movimento Fridays For Future, prima dell’emergenza sanitaria, riusciva a richiamare più di 80mila manifestanti, di cui la maggior parte erano giovani”.

Le differenze tra Italia e Germania sono anche sul lavoro: “Basandomi sui due stage che ho fatto, uno in Italia e uno in Germania, nel secondo mi hanno dato molta più responsabilità. Se avevo iniziative se ne discuteva, trovando sempre delle soluzioni comuni e tenendo sempre in considerazione le idee dello stagista. Mentre in molti casi in Italia lo stagista è chiamato solo a fare il suo compito. Punto. Senza contare che in Germania lo stage era retribuito tanto da permettermi di pagare affitto e spese“. Così Marta quando si trova davanti a una scelta, o Berlino o Milano, non ha dubbi. “Sia chiaro però che qui non è facile. Il mondo del lavoro è molto competitivo, non è semplice. Per questo, consiglio di laurearsi già in Germania: le tasse universitarie sono basse e comprendono già i costi di tutti i mezzi di trasporto della zona. Gli studenti hanno molti privilegi, anche a livello di assicurazione sanitaria ed esistono tante borse di studio”. Marta, però, sogna un rientro a casa. Perché, dopotutto, “solarità e accoglienza le trovi solo in Italia”.

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“In Italia mandavo curriculum a vuoto. In Albania lavoro in un call center e i soldi non mi preoccupano più”

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