Due riunioni urgenti, convocate in poche ore, per stabilire quali saranno le misure restrittive per reagire all’impennata della curva del contagio. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha riunito i ministri coinvolti nella gestione della pandemia e i capidelegazione attorno a un tavolo: il vertice a Palazzo Chigi è durato oltre tre ore ed è terminato intorno alle 19:30. Domenica il Comitato tecnico scientifico vede il ministro della Salute Roberto Speranza. Gli esperti valuteranno l’evoluzione della curva epidemica del coronavirus nell’ultima settimana e la capacità del sistema di testare i casi: la risalita rapida della curva con i nuovi positivi più che raddoppiati. E in vista del Dpcm che il governo stilerà in settimana si inizia a ragionare anche sulle nuove strette a livello nazionale che – come anticipato da Il Fatto Quotidiano – potrebbe riguardare anche gli esercizi commerciali, in particolare bar e locali, con una chiusura anticipata alle 24 per tenere a freno la movida notturna. Allo studio anche la possibilità di vietare di sostare all’esterno in piedi prima o dopo l’acquisto. Tra le ipotesi c’è anche un giro di vite sul numero di persone ammesse alle cerimonie, come battesimi e matrimoni. A parte (per ora) il lockdown totale, nessun provvedimento viene escluso a priori, visto l’aggravarsi della situazione. Dall’estensione dello smartworking alla riduzione della percentuale di passeggeri sui mezzi pubblici, allo stop agli spostamenti tra regioni.

L’imminente reazione delle autorità sanitarie alla risalita della curva sono state confermate anche dallo stesso Speranza: “Stiamo valutando nuove misure, abbiamo permanenti riunioni con il Comitato tecnico scientifico, con la politica, con le Regioni. Bisogna avere la forza di prendere in carico questa fase nuova immediatamente”. Per il ministro bisogna “prendere atto” di quanto sta avvenendo a livello europeo: “Dal 4 maggio abbiamo firmato provvedimenti che introducevano solo norme meno restrittive. Con l’ultimo decreto legge, per la prima volta dal 4 maggio abbiamo introdotto misure in più. Siamo a un cambio di fase”, ha sottolineato. “Abbiamo un piccolo vantaggio rispetto ad altri Paesi ma non ci si devono fare illusioni e se siamo veloci a capire che c’è un cambio di fase possiamo evitare misure più drastiche”, ha aggiunto Speranza.

Insomma, rigore ora per non dover chiudere tutto di nuovo, come ha detto il premier Giuseppe Conte alcuni giorni fa. E quindi domani con gli esperti del Cts si valuterà cosa chiudere a partire dal 15 ottobre, data di scadenza dell’ultimo Dpcm, attualmente in vigore. Probabile che scattino prima di tutto limitazioni per eventi pubblici e feste private, compresi nozze e battesimi, fino ai funerali. In Sardegna la Regione ha deciso di aprire i palazzetti dello sport fino a 700 persone (misure analoghe sono state già adottate anche altrove), ma nel nuovo Decreto potrebbe tornare la soglia non superabile dei 200 spettatori. Altra questione topica i trasporti pubblici: l’80 per cento della capienza, molto superiore a quanto indicato dal Cts, potrebbe essere ridimensionata come soglia.

La situazione sembra sfuggire di mano, con una crescita dei contagi non esponenziale, ma costante e per ora inarrestabile. Si pensa, con preoccupazione, alla saturazione delle strutture sanitarie per l’afflusso di malati in reparti ordinari e di terapia intensiva. Secondo lo studio strategico per la fase autunnale-invernale, con l’indice di contagiosità Rt superiore a 1,2 – livello già raggiunto in Campania – in 2-3 mesi gli ospedali avrebbero un sovraccarico. Considerando che non si è ancora entrati nella fase dell’influenza stagionale – il cui picco si attende tra febbraio e marzo -, gli esperti auspicano misure efficaci e valide per 6 mesi. Anche a questo scopo si valuterà l’impiego dei test rapidi al fianco dei tamponi diagnostici, per tentare di diluire le file di ore in auto che si vanno sempre più formando ai drive in delle grandi città.

Intanto il dibattito tra Stato e Regbioni non si spegne. Il governatore della Liguria Giovanni Toti torna ad ammonire sui rischi per l’economia derivanti da nuove chiusure. “I contagi crescono in tutta Italia ed è giusto pensare a misure – dice l’esponente di centrodestra da poco rieletto -, soprattutto in specifiche aree, per contenerli. Ma c’è un’altra cosa che non cresce: il Prodotto Interno Lordo. Siamo a meno 10%”. Nel napoletano e in provincia di Bologna, però, dei locali sono già stati chiusi per assembramenti da movida. Nel secondo caso, ad Anzola Emilia, un bar era stato trasformato in discoteca con 200 persone e resterà sbarrato per 30 giorni. A Portici, invece, in provincia di Napoli, un pub è stato chiuso per 5 giorni per mancato rispetto del distanziamento sociale. Tentativi localizzati di fermare quella che si teme diventi un’onda di piena dei contagi.

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