Mentre Israele si prepara ad affrontare – non senza polemiche – un nuovo lokdown, arriva la notizia che nel Paese si è registrato un nuovo record di casi di coronavirus: 7527 nelle ultime ventiquattr’ore. Le misure restrittive entrano in vigore alle 14 di oggi, 25 settembre, e saranno in vigore fino all’11 ottobre, fine delle feste ebraiche. Israele ha un tasso di contagio del 12.8% e l’incremento di giovedì è stato registrato a fronte di 60mila tamponi eseguiti. In aumento i malati gravi arrivati a 669 (su 60.786 casi attivi) e di questi 167 in ventilazione. Le vittime sono, da inizio pandemia, 1378.

Dopo gli attacchi ricevuti da diverse parti, esperti compresi, il premier Benyamin Netanyahu ha difeso la sua scelta di inasprire il lockdown con nuove regole a partire da domani ed ha definito “assurde” le accuse che gli imputano la mossa con la volontà di bandire le manifestazioni di protesta contro di lui. Al contrario – ha aggiunto – quelle proteste “anarchiche e ridicole” lo aiutano politicamente perché la “gente ne è stanca” visto che sono “incubatori di contagi e di anarchia”. Netanyahu ha quindi rigettato le accuse arrivate dagli esperti, compreso il Commissario alla lotta al coronavirus Ronni Gamzu da lui nominato, contro il blocco definito eccessivo. “Rispetto gli esperti – ha sottolineato negando anche la misura delle ricadute economiche del lockdown quantificata dagli specialisti – ma i cittadini di Israele non hanno eletto i burocrati”. Poi ha detto che se i contagi scenderanno, tra due settimane le attuali regole saranno alleggerite ma sempre in un contesto di blocco del paese . Infine si è detto convinto che “un vaccino” per Israele è vicino. “C’è la luce alla fine del tunnel”, ha concluso.

Non va meglio in Europa, dove anche oggi la Germania registra altri 2000 casi di Covid-19 accertati: i dati dell’Istituto Robert Koch parlano di altri 2.153 contagi e 15 decessi, a fronte dei 2.143 contagi e dei 19 morti segnalati ieri. In totale nel Paese si registrano 280.223 casi e 9.443 vittime dall’inizio dell’emergenza sanitaria. Sono invece circa 248.500 le persone guarite. Certo, numeri lontani dagli oltre 16mila casi registrati giovedì in Francia o dal nuovo record registrato in Gran Bretagna con altri 6.634 contagi. E il Paese più colpito dell’Unione resta comunque la Spagna, il primo a superare i 700mila casi.

Per questo si fa sempre più concreta l’ipotesi di nuove, ulteriori, misure restrittive anche nel Vecchio Continente, soluzione che potrebbe essere l’ultima chance per evitare di tornare ai livelli drammatici di contagi di Covid-19 registrati in primavera e per scongiurare un nuovo lockdown generale. A lanciare l’allarme è stata la commissaria europea alla Salute Stella Kyriakides, che ha definito questo momento “decisivo”. “Alcuni paesi stanno segnalando più casi ora di quanti ne abbiano registrati a marzo“, ha sottolineato la commissaria, invitando tutti gli Stati membri a tenersi pronti a una stretta delle misure di contenimento “al primissimo segnale di potenziali nuovi focolai”.

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