Le fughe di notizie su indagini delicate sono un rischio che inquirenti e investigatori mettono sempre in conto. Ma solitamente scoop giornalistici o rivelazioni di segreto d’ufficio avvengono a indagini che hanno camminato almeno un po’. Lo stop di una indagine delicata e all’inizio del suo percorso però è un fatto abbastanza raro, forse unico. Un blocco che capita nell’inchiesta che ha mandato in fibrillazione il mondo del calcio con il caso del giocatore (ormai ex) del Barcellona, Luis Suarez, e dell’esame “farsa” sostenuto a Perugia per ottenere il certificato B1 che attestasse la conoscenza della lingua italiana. Documento da allegare alla sua richiesta di cittadinanza italiana che gli avrebbe aperto nuove possibilità di mercato, tra cui un possibile approdo alla Juventus.

La procura di Perugia ha deciso di bloccare da oggi a tempo indeterminato tutte le attività d’indagine condotte dalla Guardia di finanza e coordinate dai pm Paolo Abritti e Giampaolo Mocetti. Il procuratore capo Raffale Cantone ha spiegato all’Ansa che la decisione è legata a quelle che vengono ritenute ripetute violazioni del segreto istruttorio. Il magistrato, che oggi non era a Perugia, ha già deciso l’apertura di un fascicolo per accertare eventuali responsabilità. “Sono indignato per quanto successo finora – ha detto -, compreso l’assembramento dei mezzi d’informazione oggi sotto alla procura. Faremo in modo che tutto questo non accada più”.

Oggi nel capoluogo umbro sono arrivati lo storico avvocato della Juventus Luigi Chiappero e la collega Maria Turco. Sono ascoltati per quasi sette ore in veste di testimoni. Come emerso giovedì, Chiappero ha partecipato a una riunione con i rappresentanti dell’Università per stranieri di Perugia per consentire a Suarez di svolgere l’esame di italiano necessario per ottenere la cittadinanza. Al meeting in videoconferenza, insieme al direttore generale dell’ateneo Simone Olivieri (indagato), partecipò anche Turco, collega di Chiappero nello studio Chiusano, fondato da Vittorio Chiusano, già presidente onorario della società bianconera negli anni ’90.

“Abbiamo ascoltato le domande, pensiamo di aver contribuito in maniera positiva alla ricostruzione dei fatti nella nostra veste di testimoni e che ci è servita per ribadire la trasparenza del nostro operato professionale in un clima assolutamente sereno e costruttivo – ha detto Chiappero -. Devo anche essere grato ai pubblici ministeri per averci chiamato subito – continua l’avvocato – perché aspettavamo forse un po’ con ansia anche l’occasione per poter riferire tutto quello che dovevamo riferire in merito ai fatti perché, come si è dimostrato questa volta come in tante altre occasioni, la verità viene spesso alterata, tagliata, ricostruita e restituita in un racconto che magari serve più al lettore ma che non è la verità. Quindi pensiamo in questo senso di ringraziare i pubblici ministeri che hanno sicuramente in questo caso fatto molto per fare in modo che le cose fossero precise e come dovevano essere. La società Juventus è estranea a qualsiasi addebito” .

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