Dopo il mercato dei crediti deteriorati, nasce in Italia anche quello dei crediti fiscali. Con la differenza che mentre il primo è viziato alla nascita dalle valutazioni dei pacchetti di crediti, il secondo affonda le sue radici nella ricchezza degli italiani che hanno deciso di investire nel loro bene d’investimento più tradizionale: gli immobili. A lanciare l’iniziativa del nuovo mercato dei crediti fiscali sull’onda lunga degli ecobonus è Crif, la centrale rischi di intermediazione finanziaria. E cioè una società privata, controllata da alcuni imprenditori privati e da un gruppo di banche e che di mestiere fa il censimento dei cattivi pagatori. Nella nuova avventura Crif non sarà però sola: l’iniziativa è stata infatti sviluppata assieme alla fintech italiana pioniera nello scambio di crediti commerciali, Workinvoice, e all’advisor strategico e tecnico PwC.

“La nascita del marketplace si inserisce nel quadro delle agevolazioni previste dal decreto Rilancio, in particolare nell’ottica del nuovo Econobus 110%: sul marketplace sarà possibile cedere e acquistare, come credito di imposta, le detrazioni fiscali previste dalla normativa, creando, per la prima volta, un mercato dedicato ai crediti fiscali (ora aperto a quelli riferiti all’Ecobonus, in futuro anche ad altre tipologie), agevolando la trasformazione in liquidità del credito a prezzi di mercato, accelerando la diffusione dell’utilizzo degli incentivi e, in ultima istanza, sostenendo il settore dell’edilizia”, spiega una nota congiunta di Crif, Workinvoice e PwC. Ma anche chiunque sia nella necessità di monetizzare il suo credito. Incluse le banche. Potranno infatti operare sul nuovo mercato soggetti privati interessati alla cessione del credito Ecobonus come società di costruzioni e istituti di credito o altri soggetti finanziatori, ma anche assicurazioni, banche e fondi interessati all’acquisto dei crediti “al fine di ottimizzare il proprio carico fiscale”. Come precisa la nota.

“Il marketplace per il trasferimento dei crediti Superbonus consentirà di sfruttare al meglio l’agevolazione prevista dal DL Rilancio coniugando l’esigenza di liquidità e/o l’offerta di detrazioni eccedenti la “tax capacity” (valore complessivo dei debiti tributari) del soggetto cedente con un possibile risparmio fiscale a beneficio del soggetto acquirente. I responsabili fiscali e/o Cfo non potranno non prendere in considerazione tale opportunità”, ha dichiarato Marco Preti, general manager di Crif.

Anche perché sullo sfondo c’è una garanzia circa l’affidabilità del credito che viene esaminato da consulenti tecnici-fiscali. Argomento quest’ultimo che sta molto a cuore ai commercialisti che segnalano rischi di concentrazione nel sistema di controllo e di scarsa trasparenza nei costi legati alle valutazioni dei crediti. “Per la verifica della documentazione amministrativa ai fini dell’acquisto del credito e per il rilascio del visto di conformità, infatti, sono stati già stipulati accordi su scala nazionale tra i principali istituti bancari (ma anche importanti operatori del settore energetico interessati all’acquisto del credito fiscale) con società esterne, principalmente le grandi società di revisione”, ha spiegato Matteo De Lise, presidente Ungdcec (Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili). “È infatti del 16 settembre la notizia che, dopo l’accordo già raggiunto tra Banca Intesa e la Deloitte, vi sia anche quello fra Unicredit e Pwc. Le cosiddette ‘big four’ stanno pertanto aggredendo il mercato, e non è certo una buona notizia – è il suo commento – La conseguenza è abbastanza ovvia, tale attività risulterebbe essere parte di un “pacchetto” indistinto di servizi e consulenza che potrebbe lasciare intendere che una sua componente venga svolta a titolo gratuito o comunque a basso margine”. Con un’opacità di fondo che si scontra con l’idea di trasparenza alla base del corretto funzionamento del mercato.

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