A causare il crollo della Torre Piloti di Genova, sotto la quale il 7 maggio 2013 morirono 9 persone, non fu solo l’urto con il cargo Jolly Nero. Quella struttura era da considerarsi pericolosa e non doveva essere lì, ha stabilito il giudice del tribunale di Genova Paolo Lepri condannando a 3 anni di carcere senza condizionale l’ammiraglio Felicio Angrisano, ex comandante della Capitaneria di porto di Genova ed ex comandante generale della Capitanerie.

Ritenuti colpevoli e condannati a pene che vanno da uno a due anni di reclusione anche l’ingegnere Paolo Grimaldi, lo strutturista Angelo Spiaggiari, l’ex commissario del Comitato autonomo portuale Fabio Capocaccia, l’ex presidente di sezione del Consiglio dei lavori pubblici Ugo Tomasicchio, lo strutturista Mario Como e Giovanni Lettich della Corporazione piloti. Assolti invece l’ex funzionario del Cap Edoardo Praino, l’ufficiale della Capitanerie di porto Paolo Tallone, Sergio Morini della Corporazione piloti, Gregorio Gavarone e Roberto Matzedda della Rimorchiatori riuniti. La sentenza è stata pronunciata martedì mattina ai magazzini del Cotone di Genova, proprio di fronte agli uffici della Capitaneria di Porto, vista l’impossibilità di utilizzare l’aula magna del tribunale per motivi precauzionali legati al Covid-19.

Il processo sulla costruzione è nato grazie alla tenacia di Adele Chiello, la mamma di Giuseppe Tusa, una delle vittime. La procura aveva inizialmente chiesto l’archiviazione ma la donna – difesa dagli avvocati Alessandra Guarini, Massimiliano Gabrielli e Cesare Bulgheroni – si era opposta e il gip aveva ordinato al pm Walter Cotugno nuovi accertamenti. Durante il dibattimento, il sostituto procuratore aveva chiesto 11 condanne e un’assoluzione, evidenziando il ruolo preminente di Angrisano, che subito dopo il crollo venne promosso a capo del comando generale delle Capitanerie di porto.

Per l’ammiraglio erano stati chiesti 5 anni di reclusione perché aveva una “doppia responsabilità”, sia come comandante del porto e come datore di lavoro: “Doveva essere in grado verificare il rischio e di farvi fronte, costi quel che costi – erano state le parole di Cotugno – Certo forse se avesse fatto scendere quei ragazzi dalla torre avrebbe significato dare della manica di incoscienti ai predecessori e forse facendo ciò non diventi comandante generale”.

Nella ricostruzione in fase di indagine, il pm Cotugno descrisse la Torre Piloti come un “caso unico al mondo” e rilevò che la “pericolosità” del suo posizionamento “risultava immediatamente percepibile” a chiunque. Sarebbe bastato far caso alla fotografiapubblicata in esclusiva da Ilfattoquotidiano.it il 26 giugno 2016 – scattata da una delle vittime del crollo alcuni mesi prima dell’incidente: “Dimostra immediatamente come un minimo errore di manovra, un minimo imprevisto e/o condizioni meteo avverse potessero determinare l’impatto di navi gigantesche sulla Torre”. I due ingegneri scelti come consulenti dalla procura evidenziarono nella loro perizia che “il mancato rispetto” delle norme “nella progettazione, costruzione e collaudo” della Torre, costruita a filo banchina sul Molo Giano.

Fu anche così, a giudizio del tribunale di Genova, che la notte del 7 maggio 2013 il cargo Jolly Nero andò a sbattere contro la struttura durante una manovra. Nel filone principale, legato all’incidente, i giudici della Corte d’Appello di Genova hanno comandato il comandante della Jolly Nero Roberto Paoloni a 9 anni e 11 mesi. Confermate invece le condanne del primo ufficiale della nave cargo Lorenzo Repetto (8 anni e 6 mes) e al direttore di macchina Franco Giammoro (7 anni). In secondo grado è stata anche confermata l’assoluzione per Giampaolo Olmetti, comandante d’armamento, e per il terzo ufficiale Cristina Vaccaro. Sentenza di non colpevolezza anche per il pilota Antonio Anfossi, condannato in primo grado a 4 anni e 2 mesi. La Cassazione sarà chiamata ad esprimersi il prossimo 26 novembre.

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