“Willy era figlio di tutti, per questo dobbiamo ricordarlo”. E per farlo, il festival antirazzista “AbbaCup” a Milano ha deciso di dedicare uno spazio dedicato a Willy Monteiro Duarte, il 21enne ucciso a Colleferro. L’evento #GiustiziaperWilly, organizzato dal “Comitato per non dimenticare Abba”, insieme a Casa de Cabo verde, Centro sociale Cantiere, Associazione Naga di Milano, Mediterranea Saving Humans, Razzismo brutta storia, Africa 1, Palestra popolare Hurricane e Festival DiverCity, è stato organizzato domenica 13 settembre (inizio ore 16) al Teatro Burri in piazza Sempione. Milano però non sarà l’unica città a ricordare la giovane vittima: contemporaneamente anche a Torino organizzazioni e comitati locali hanno dato appuntamento via social in piazza Castello, mentre il 17 settembre a Modena in piazza Grande e il 19 a Napoli in piazza Garibaldi e a Bologna in piazza Nettuno.

“Chiediamo giustizia per Willy e per la sua famiglia – sottolinea Sandra Portugues de Pina, portavoce dell’associazione Casa de Cabo verde –. Per non dimenticare e perché una cosa del genere non accada più”. Ai partecipanti è richiesto di indossare una maglietta bianca, “perché nella tradizione capoverdiana il bianco rappresenta l’innocenza e la purezza, proprio come sono i giovani e i più piccoli”, aggiunge la portavoce. Un bianco puro, quello di Willy, lo stesso indossato sabato 12 settembre da tutti i partecipanti per volontà della famiglia al funerale della vittima al campo sportivo di Paliano, in provincia di Frosinone, a cui hanno preso parte anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il segretario del Pd Nicola Zingaretti, e la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. “Ci aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso – continua Sandra Portugues de Pina –. Che lo Stato faccia sentire la propria voce e la famiglia non venga abbandonata. Perché Willy era un ragazzo italiano e deve essere trattato come tale”.

All’incontro di Milano alcuni rappresentanti delle associazioni organizzatrici prenderanno la parola, ma tutti, pubblico incluso, sono invitati a intervenire. “Chi vorrà potrà raccontare la propria storia o esprimere un pensiero – aggiunge Selam, 28enne, membro del “Comitato per non dimenticare Abba e fermare il razzismo” e del Centro sociale Cantiere – Perché il razzismo è un problema di ognuno di noi”.

Willy, lo sappiamo, non è l’unico caso. Il festival stesso attivo dal 2008 è dedicato al ricordo di un’altra vittima: Abdoul Guibre, 19enne originario del Burkina Faso, ucciso a Milano nel 2008. “La violenza e l’aggressione con cui questi due omicidi sono stati compiuti dimostrano che in Italia abbiamo un problema di razzismo, a distanza di anni, e prima iniziamo ad affrontarlo meglio riusciremo a sconfiggerlo”. L’obiettivo dell’incontro di oggi e di quelli previsti nei prossimi giorni, quindi, “si vedrà solo quando le telecamere saranno spente. Solo allora vedremo se la famiglia di Willy ha accanto la società addolorata e dispiaciuta che dice ora di essere”, sottolinea la giovane. Questi eventi, come le manifestazioni del movimento Black lives matter che si sono tenute anche in Italia nei mesi passati, “sono necessarie per prendere coscienza di quello che è la realtà: perché non si può parlare di razzismo solo quando succedono questi episodi di cronaca”. Un altro passo verso il cambiamento, “questo è quello che rappresenta Willy – conclude la portavoce dell’associazione Casa de Cabo verde -. In questi mesi si sono fatte delle cose, delle leggi, per andare avanti ma poi si è tornati indietro. Invece dobbiamo cambiare, una volta per tutte”.

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