Lo studio “segreto” sugli effetti in Italia di una possibile pandemia da Covid-19 “mi era stato presentato da un esponente della Regione Lombardia“. A rivelare cosa accadde nella riunione del Comitato-tecnico-scientifico in cui venne illustrato il documento elaborato dal matematico Stefano Merler sugli ipotetici impatti del coronavirus nel nostro Paese, è stato ieri Roberto Speranza alla festa de Il Fatto Quotidiano. E ora quell’esponente “della Regione Lombardia” ha un nome: si tratta di Alberto Zoli, direttore generale dell’Areu, l’azienda lombarda che si occupa del servizio di emergenza e urgenza.

È il 12 di febbraio e la task force degli scienziati è riunita al ministero della Salute. Oltre a Speranza ci sono il viceministro Pierpaolo Sileri, i vertici della Protezione civile e il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro. Quella mattina l’unità di crisi voluta dal governo Conte deve affrontare gli importanti aggiornamenti dell’Oms da Ginevra: per la prima volta la malattia che preoccupa il mondo e che in quel momento è soprattutto limitata alla Cina (di 43mila casi ne registra ben 42mila) ha un nome. E cioè Covid-19. In più, deve elaborare un piano in vista dell’incontro sollecitato dal ministro Speranza con gli omologhi di G7 e Unione europea, l’indomani, a Bruxelles. Ma all’ordine del giorno c’è anche lo studio commissionato il 22 gennaio dal ministero all’esperto di modelli matematici applicati alle pandemie. Merler, per l’appunto.

A fare da speaker, però, da quanto ha appreso ilFattoQuotidiano.it, non è il ricercatore della Fondazione Bruno Kessler, bensì Alberto Zoli. Perché? Zoli, il 4 di febbraio, su indicazione della Conferenza delle Regioni presieduta dal presidente Stefano Bonaccini, era stato incaricato di rappresentare le Regioni. E quel giorno è lui a relazionare il dossier che stima, tenendo conto di un indice di contagio pari a 1,3 e 1,7, le imponenti conseguenze del Covid-19 su contagiati e terapie intensive. Ma i contenuti dello studio non usciranno da quella sala.

Zoli dirige Areu da quando esiste, e cioè dal 2008. Sotto la sua direzione il sistema di gestione delle emergenze extraospedaliere è stato riorganizzato completamente. Nel 2015, il medico specializzato in Igiene e Prevenzione ha curato l’assistenza sanitaria di Expo. Prima della nascita di Areu, era direttore sanitario dell’azienda ospedaliera di Lecco. Secondo le liste riservate sulla lottizzazione dei dirigenti – scritte nel 2013 – che circolavano tra i politici regionali di centrodestra e scoperte dalla polizia giudiziaria in un’inchiesta collegata proprio all’Esposizione universale, Zoli figurava come “ottimo tecnico, no politica“. Ma da più parti è indicato come protégé della Lega, tanto da venir indicato, quattro anni fa, come papabile assessore alla Sanità dell’allora nascente giunta guidata da Roberto Maroni.

Le prime polemiche sull’esistenza di un “piano segreto”, che poi si è rivelato essere uno studio, risalgono alla fine dello scorso aprile, quando ne parlò per la prima volta in termini catastrofistici (“senza zone rosse avremmo avuto 600-800mila morti“) il direttore generale per la Programmazione sanitaria del ministero, Andrea Urbani. E in questi giorni sono state rispolverate da Matteo Salvini e da Giorgia Meloni. Secondo il leader della Lega l’esecutivo avrebbe nascosto il dossier agli italiani. E in quest’ottica si inserisce la difesa di Speranza, che ha tirato in ballo “l’esponente della Regione Lombardia”. E cioè Zoli. Il direttore generale di Areu, in effetti, oltre a essere un membro del Cts è anche un componente dell’unità di crisi istituita a Palazzo Lombardia. Se è vero che il contenuto dello studio Merler a febbraio era stato indicato come “riservato”, è altrettanto vero che il dirigente ha ricoperto – e ricopre – entrambi i ruoli. E che la sua competenza è stata spesa tanto al ministero della Salute quanto a Milano.

Twitter: @albmarzocchi

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