di Mauro Sandrini*

A scuola, alle riunioni a cui noi docenti stiamo partecipando in questi giorni viene ripetuto come un mantra che la didattica viene dopo la sicurezza. È davvero un dramma?

No, è un’opportunità per innovare la didattica e renderla più efficace e adeguata ai tempi. La Nuova Normalità imposta dal Covid-19 ci costringe a una scelta inevitabile: o la subiamo passivamente, o la accettiamo come una sfida per costruire nelle aule, giorno dopo giorno, un nuovo modello di Scuola.

In particolare “insegnare ai tempi del coronavirus” ha senso solo se ci avventuriamo verso la riscoperta della funziona pedagogica della scuola.

Il Covid-19 ha decretato la scomparsa del fantasma della scuola gentiliana in Italia. Un modello che ha avuto qualche merito e parecchi difetti, sopravvivendo, quantomeno nelle fantasie dei nostalgici, all’impatto del ‘900. In chi ancora pensa che l’alunno sia una botte vuota da riempire con il sapere infuso del docente. Ironicamente ciò avviene a cent’anni dalla circolare del ministro Gentile La disciplina nelle scuole (Circolare ministeriale alle autorità scolastiche, 22/11/1922). Un ministro che è stata una personalità troppo spesso usata dai fascisti di allora e di oggi come foglia di fico per giustificare le nefandezze più indegne.

Qualche dinosauro si lamenterà ma… sappiamo tutti la fine che hanno fatto i dinosauri. E i fascisti.

Cosa accade ora? In un ambiente che è caotico, dove quel che domina è l’incertezza derivante dal non sapere cosa accadrà domani, diventa necessario ripartire dalla relazione docente-alunno. Alunno che non è un recettore passivo, ma una persona che riesce a dare il meglio di sé in un contesto relazionale motivante per quanto critico. Anche senza arrivare (perché no?) agli estremi de Il bambino è il maestro della Montessori, siamo obbligati a ripartire dalle relazioni.

Da dove cominciamo?

Dopo sei mesi di stacco la prima cosa – la più importante – è ascoltare. È tanta la tentazione di arrivare in classe e raccontare di noi, di come abbiamo vissuto questi mesi assurdi. Noi insegnanti siamo chiacchieroni. Oppure iniziare con il programma a velocità supersonica. Come fossimo a bordo di un’astronave in partenza. Proviamo a ribaltare la frittata. Quando entriamo in aula mettiamoci in posizione di ascolto.

Facciamo domande che non siano interrogative, ma scaturiscano dal desiderio di sapere dai nostri ragazzi come è stato questo periodo per loro. Aspettiamo con calma le risposte. Ascoltiamo.

La seconda tentazione cui dobbiamo resistere è quella di “recuperare il tempo perduto”. È davvero possibile? No, si può invece trasformare questo tempo di inizio anno in un’occasione per concentrarci su come tirar fuori il meglio dai ragazzi e da noi stessi.

E la didattica? A partire dall’ascolto verrà spontaneo contestualizzare nella nostra singola materia quel che emerge dai racconti condivisi. Il Covid-19 è un tema globale, non sarà difficile trovare i punti di contatto con la realtà che abbiamo vissuto: le curve epidemiologiche in matematica, la diversità di diffusione nei paesi del mondo in geografia e poi l’inglese, e la letteratura, la storia… tutte le materia possono farlo.

È un’occasione strepitosa per interessare i nostri ragazzi alla didattica. Al nostro lavoro. Difficile? Forse. Ma non impossibile. Corriamo il rischio di scoprire un modo nuovo di fare scuola, di studiare e imparare con i nostri ragazzi. Ah, ma in questo modo i contenuti? I contenuti ne derivano naturalmente. E vengono spiegati, e imparati, in modo più efficace proprio perché connessi alle esperienze “vere” della vita degli alunni, non agli esempi astratti dei libri di testo.

Sento già l’obiezione: no, nella mia materia non può funzionare, ho tutto il programma dell’anno scorso da recuperare, il primo giorno di scuola sono già indietro! Replico con un link che riguarda la matematica che, a torto, viene considerata troppo astratta per essere calata in un contesto “relazionale”. Jo Boaler, una innovatrice per ciò che riguarda l’insegnamento della matematica ha avviato un movimento globale ispirato proprio a questi principi. Se si può fare in matematica si può fare in tutte le materie.

Ah, ma è difficile! Beh, ecco, il detto non si smette mai di imparare non è mica una citazione. Nella Nuova Normalità è una prassi. Sempre che ci interessi. Può essere entusiasmante.

*Co-autore de “L’anno che verrà. Tornare a scuola in serenità e sicurezza”

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