La morte dell’avvocatessa turca Ebru Timtik dopo 238 giorni di sciopero della fame contro la condanna a 13 anni per presunti legami con un gruppo terroristico, senza un processo equo, sta suscitando condanne da più parti. Anche se le proteste contro il regime di Erdogan rimangono sulla carta. Dopo che la Commissione europea ha sottolineato la “necessità urgente che le autorità turche affrontino in modo credibile la situazione nel Paese per quanto riguarda i diritti umani e le serie carenze osservate nel sistema giudiziario”, il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa Dunja Mijatovic ha usato parole meno diplomatiche.

“E’ la tragica illustrazione delle sofferenze umane che sta causando il sistema giudiziario turco che si sta trasformando in uno strumento per zittire avvocati, difensori dei diritti umani e giornalisti, attraverso una negazione sistematica dei principi più basici dello stato di diritto“, ha detto la rappresentante dell’organizzazione per la difesa dei diritti umani, ricordando che le richieste per un processo equo avanzate da Timtik “sono restate senza risposta”. “Le autorità turche devono urgentemente rispettare i principi di equità processuale levando le restrizioni al diritto di difesa introdotte durante lo stato d’emergenza, e garantendo che nessuno sia incarcerato senza processo”, afferma Mijatovic. “Inoltre devono affrontare quella che pare essere un’attitudine crescente del sistema giudiziario di considerare gli avvocati colpevoli per associazione con i loro clienti“, indica il commissario. “La mancanza di passi avanti su queste questioni ha finora portato alla morte di Ebru Timtik. E’ ora d’agire per evitare ulteriori tragedie”.

L’Associazione nazionale giuristi democratici ha espresso cordoglio facendo sapere che porterà avanti “la lotta per il diritto alla difesa, per un giusto processo e contro la tortura dei detenuti politici per la quale la collega ha dato la vita”, e ha condannato le dichiarazioni del ministro dell’Interno turco che su Twitter ha criticato l’Ordine degli avvocati di Istanbul per aver esposto l’immagine di Ebru, cui si è riferito indicandola come “una terrorista“. “Ogni avvocata, ogni avvocato sinceramente democratico non può che fare propria la lotta di questa giovane e determinata collega, morta in ragione del diniego da parte delle autorità turche dei propri diritti fondamentali e per condizioni di stress conseguenti al suo trasferimento all’istituto di medicina forense”, sottolineano i Giuristi democratici, che “chiedono che venga fatta giustizia riguardo alle circostanze che hanno portato alla morte di Ebru, e chiedono l’immediata liberazione di Aytac Unsal“, che protestava con lei ed è in sciopero della fame da febbraio, “e di tutti gli avvocati ingiustamente detenuti in Turchia, condannati per terrorismo per il solo fatto di aver esercitato la propria funzione difensiva”.

“Ringraziando tutte le associazioni dell’avvocatura italiana, gli ordini professionali, il Cnf, che si sono spesi nel sostegno al diritto alla difesa qui negato, insistono perché anche le nostre istituzioni pubbliche e i ministeri competenti vogliano intervenire in ogni sede possibile per garantire la vita e la libertà dell’avvocato Aytac Unsal, accusato, come Ebru Timtik, in ragione della propria attività a tutela dei diritti e come lei in sciopero della fame”, conclude la nota.

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