Il Cremlino offre il suo sostegno al “babbo” della Bielorussia Alexander Lukashenko, travolto dalle proteste di piazza dopo le elezioni del 9 agosto che lo hanno riconfermato alla guida del Paese per il sesto mandato. La Russia, ormai unico interlocutore di Minsk, su richiesta dell’alleato ha infatti costituito “unità di riserva delle forze di sicurezza” pronte a intervenire. “Le forze russe non verranno impiegate fino a che elementi estremisti della Bielorussia non oltrepasseranno i limiti, non cominceranno atti di violenza”, ha detto il presidente Vladimir Putin, che ha sottolineato come il comportamento della Russia sia “molto più riservato e neutrale rispetto a quello di altri Paesi europei e degli Usa“, che hanno aspramente criticato il risultato delle elezioni e la violenza usata contro le migliaia di manifestanti che sono scesi in tutto il Paese per protestare.

Proteste di cui, ha detto Putin, il governo deve tenere conto perché “è evidente che ci siano problemi interni, altrimenti la gente non scenderebbe in piazza“. Tutti i problemi, ha aggiunto, “siano risolti nell’ambito della costituzione, legalmente e pacificamente“, convinto che “tutti i partecipanti a questo processo [la crisi in Bielorussia] avranno abbastanza buon senso per trovare una via d’uscita con calma, senza estremismi”. Parole che, probabilmente, aprono Minsk alla mediazione: Lukashenko si è infatti detto pronto a stabilire un dialogo con collettivi di lavoro, studenti e membri “ragionevoli” dell’opposizione, ma ha aggiunto che ciò non avverrà sotto la pressione delle proteste di piazza.

Il dittatore ha poi denunciato una guerra ibrida lanciata dall’estero e ha citato esplicitamente la Polonia che auspica, a suo dire, di inglobare la regione di Grodno. Per questo, ha detto, è stato costretto a spendere somme ingenti per stabilizzare la situazione ai confini occidentali, dove sono state trasferite alcune unità militari. “Vedete queste dichiarazioni che se la Bielorussia si disgregherà la regione di Grodno andrà alla Polonia? Ne parlano già in pubblico. Lo vedono nei loro sogni. – ha dichiarato citando Varsavia, già indicata tra i sobillatori della piazza -. Ma non gli riuscirà di fare nulla in questo senso, lo so per certo”. Frasi per cui l’ambasciatore bielorusso in Polonia è stato convocato al ministero degli Esteri a Varsavia per le “ripetute accuse prive di fondamento”. La Polonia ha invece reso noto di aver semplificato le procedure per la concessione dei visti ai bielorussi. Quanto al rifinanziamento del debito pubblico, Lukashenko ha detto che otterrà un importo di un miliardo di dollari con il leader russo Vladimir Putin.

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