Quasi ventimila casi in più da venerdì scorso: in Spagna i contagi da coronavirus continuano a salire a ritmi vertiginosi. 19.382 in pochi giorni, 2.060 solo nelle ultime 24 ore. Lo comunica il Centro per il coordinamento sanitario spagnolo, citato dal quotidiano El Pais: il direttore, Fernando Simon, ha fatto appello al governo di Madrid chiedendo di adottare misure “drastiche” per contenere la pandemia. I ricoverati in ospedale al momento sono 1.294 e le nuove vittime 34, portando il totale a 28.872 morti. Dall’inizio della pandemia, complessivamente, 405.437 persone hanno contratto il Covid.

Varie regioni spagnole hanno imposto nuove limitazioni, in particolare alla vita sociale. “Il ritorno a scuola è un’opportunità per una più facile trasmissione del virus“, ha anche aggiunto Simon. La regione della Catalogna ha annunciato l’estensione del divieto agli incontri di oltre 10 persone; la Murcia ha limitato i raduni a un massimo di sei persone.

Intanto la Francia registra 1.955 nuovi casi di coronavirus e 15 i morti in un solo giorno. Lo riferiscono le autorità sanitarie francesi, citate da Le Figaro: ieri i contagi erano stati quasi 5.000.

Il virus non si arresta neanche in Germania, dove però la situazione varia in maniera significativa fra i vari Laender. “I numeri in sé in Germania sono ancora gestibili, ma il problema è la dinamica – ha detto il ministro della Salute, Jens Spahn – C’è un momento in cui la situazione si ribalta. E dunque bisogna restare vigili”, Da fine luglio in Germania si registrano oltre mille nuovi casi al giorno e sabato si è superato il picco dei 2mila.

Nel Regno Unito, dove nelle ultime 24 ore sono stati registrati 853 nuovi contagi, Boris Johnson preme per riaprire al più presto le scuole. Dopo i dati confortanti sui contagi nelle aule delle elementari – 70 su un milione di bambini tornati a scuola in giugno – oggi il premier ha inviato un messaggio per rassicurare i genitori: “Il ritorno sui banchi a settembre è vitale”, ha detto, a fronte di rischi “molti piccoli”.

A Ginevra oggi la scoperta di tre casi positivi fra i delegati ha costretto l’Onu a sospendere i colloqui sulla Costituzione siriana, appena ripresi dopo mesi di sospensione proprio a causa del virus. L’epicentro della pandemia resta, tuttavia, ancora nel continente americano. Gli Stati Uniti hanno registrato 176.809 morti in totale e 5,7 milioni di infettati (secondo il conteggio dell’agenzia Afp) e rimangono il Paese più colpito al mondo. Segue il Brasile, che conta 144.744 morti e 3,6 milioni di contagiati: nel Paese sudamericano i numeri sembrano comunque in leggera flessione, tranne che nello Stato di Rio de Janeiro dove restano in forte ascesa. Nel mondo la pandemia ha superato oggi le 809mila vittime.

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