Al termine di settimane di trattative serrate, il governo di Fayez Al Sarraj e il presidente del parlamento libico dell’Est, Aguila Saleh, hanno annunciato il cessate il fuoco “su tutto il territorio della Libia“. Una svolta nella politica interna del Paese che arriva dopo anni di conflitto armato tra l’esecutivo di Tripoli – riconosciuto dalla comunità internazionale – e il Ras della Cirenaica Khalifa Haftar, spalleggiato su fronte economico e militare da Egitto, Russia ed Emirati. “Alla luce della situazione attuale che sta vivendo il Paese e la regione, e alla luce dell’emergenza coronavirus, il capo del Consiglio presidenziale del governo di accordo nazionale libico (Gna), Fayez Al Sarraj, ordina a tutte le forze militari di osservare un cessate il fuoco immediato e di fermare tutte le operazioni di combattimento”, si legge in una nota del governo di Tripoli. Contestualmente sono state annunciate nuove elezioni, previste per il prossimo marzo, “sulla base di un’adeguata base costituzionale su cui le due parti concordano”.

Pochi minuti dopo è arrivato il via libera anche da Saleh. “Il cessate il fuoco taglia la strada a ogni ingerenza straniera e si conclude con l’uscita dei mercenari dal Paese e lo smantellamento delle milizie” ha dichiarato il presidente del parlamento di Tobruk. “Cerchiamo di voltare la pagina del conflitto e aspiriamo ad un futuro di pace e alla costruzione dello Stato attraverso un processo elettorale basato sulla Costituzione“. Nessuna reazione, per ora, dal generale Haftar. Ma è il suo principale supporter, il presidente egiziano Al Sisi, ad accogliere “con favore” la decisione, definita un “passo importante” sulla strada per il ripristino della stabilità. Le ragioni che hanno portato all’inizio del processo di pacificazione della Libia sono maturate nel corso degli ultimi mesi, dopo il fallimento dell’offensiva su Tripoli lanciata ormai un anno fa dal generale Haftar. Il governo guidato da Al-Sarraj aveva iniziato la riconquista dei territori fino ad arrivare alle porte di Sirte. La città, considerata una “linea rossa” da Tobruk e dall’Egitto, rischiava quindi di cadere. E di aprire le porte della cosiddetta ‘Mezzaluna petrolifera’ all’esecutivo di Tripoli. La reazione di Al Sisi era stata immediata: “Siate pronti a condurre qualsiasi missione, qui, all’interno dei nostri confini, o, se necessario, all’esterno”, aveva dichiarato il presidente a fine giugno.

Poi è arrivata la svolta. E non è un caso che Al Serraj abbia specificato che il cessate il fuoco “esige che le zone di Sirte e Jufra siano demilitarizzate e che le le forze di sicurezza di entrambe le parti si accordino sui preparativi relativi all’ordine pubblico nelle due città”. L’obiettivo, continua il capo del governo, è quello di “recuperare la piena sovranità sul suolo libico e l’uscita delle forze straniere e dei mercenari”. Sarraj “afferma allo stesso modo che i diritti acquisiti del popolo libico non possono essere abbandonati. Dunque bisogna riprendere la produzione e l’esportazione petrolifera, a condizione che i proventi siano depositati in un conto speciale della Noc presso la Libyan Foreign Bank”, considerata l’unica ad avere il diritto di “supervisionare la messa in sicurezza dei giacimenti e dei terminali petroliferi in tutta la Libia”.

Immediate le reazioni della comunità internazionale. “Accogliamo con favore le dichiarazioni del Consiglio di Presidenza e della Camera dei Rappresentanti volte a un cessate il fuoco e all’attivazione del processo politico“, afferma la Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) in una nota. “Non conosciamo i dettagli dell’accordo, ma sarebbe un primo segnale importante per la pacificazione del conflitto”, ha commentato la portavoce del ministero degli Esteri della Germania, Maria Adebahr, in conferenza stampa a Berlino. “Il governo tedesco spera e si aspetta che tutti gli attori coinvolti vadano avanti su questo processo con spirito costruttivo“, ha aggiunto. Il premier Giuseppe Conte, invece, scrive su Twitter che “l’annuncio del cessate il fuoco in Libia rappresenta un passo importante per il rilancio di un processo politico che favorisca la stabilità del Paese e il benessere della popolazione”. Dal canto suo la Farnesina assicura che “continuerà a svolgere il suo ruolo attivo di facilitazione per una soluzione politica alla crisi”, esortando tutte le parti “a dare un seguito rapido e fattivo al percorso delineato nei comunicati del Consiglio Presidenziale e dalla Camera dei Rappresentanti” e auspicando “una concreta applicazione a tutte le articolazioni dell’industria petrolifera libica su tutto il territorio del Paese”.

Articolo Precedente

Egitto, muore nel carcere di Zaki ma famiglia viene informata dopo 8 giorni: “Folgorato con un bollitore”. Ong: “I prigionieri non li hanno”

next
Articolo Successivo

Brexit, Barnier: “Ad oggi un accordo tra Regno Unito e Ue sembra improbabile. Sono preoccupato e deluso”

next