Ventuno. Sono gli anni senza una vittoria italiana in Coppa Uefa o Europa League. La possibilità di spezzare un digiuno fastidioso è in mano all’Inter di Antonio Conte. Venerdì, contro il Siviglia, i nerazzurri vanno a caccia del loro quarto titolo nella manifestazione, un tempo autentico territorio di conquista per le squadre italiane. Tra il 1990 e il 1999 sono state infatti sette le vittorie in Coppa Uefa, con quattro finali tutte italiane. In un decennio solo una volta si è avuta una finale che non vedesse protagonista almeno una squadra di A, quella tra Bayern Monaco e Bordeaux della stagione 1995/96. A dominare non erano però solo le tradizionali “grandi”, ma anche realtà poco abituate ai palcoscenici europei, che trovavano nella Uefa un torneo adatto a raggiungere risultati mai ottenuti prima.

Le finali tutte italiane – Sono state quattro in un decennio. Quasi una finale su due. La prima si è disputata nel 1990. La coppa se la giocavano due squadre storicamente rivali, la Juventus e la Fiorentina. A rendere la tensione ancora più alta c’è l’imminente trasferimento di Roberto Baggio a Torino. Il passaggio del Divin Codino ai bianconeri è ormai prossimo e la città toscana è in fermento. La Juventus non vince un titolo internazionale da cinque anni, la Fiorentina addirittura da ventiquattro (Mitropa Cup 1966). I bianconeri di Zoff hanno fatto fuori Gornik Zabrze, Psg, Karl-Marx-Stadt, Amburgo e Colonia. La Fiorentina invece Atletico Madrid, Sochaux, Dinamo Kiev, Auxerre e Werder Brema. Nella gara di andata, a Torino, la Juve vince tre a uno grazie alle reti di Galia, Casiraghi e De Agostini. A niente è valso il pari momentaneo di Buso. Il 16 maggio si gioca la gara di ritorno. Ma non a Firenze (l’Artemio Franchi è inagibile per i lavori di ristrutturazione in vista dei mondiali italiani), bensì ad Avellino. Lontano da casa la Fiorentina non va oltre lo 0 a 0. Per la Juventus è la seconda Coppa Uefa.

Passa appena un anno. Questa volta in finale ci arrivano l’Inter di Trapattoni e la Roma di Ottavio Bianchi. I nerazzurri hanno eliminato Rapid Vienna, Aston Villa, Atalanta e Sporting Lisbona, la Roma invece Benfica, Valencia, Bordeaux, Anderlecht e i danesi del Brondby. A San Siro la sfida finisce due a zero con le reti di Matthaus e Berti. All’Olimpico la rimonta della Roma si ferma alla rete di Voeller. L’Inter alza la coppa. La Roma vede proseguire un digiuno europeo che dura ancora oggi (ultimo titolo internazionale del 1961).

Passano tre anni e l’Italia torna a dominare l’ultimo atto della competizione. Stagione 1994/1995. La rivalità tra Parma e Juventus è totale. Quell’anno le due squadre si sono affrontare anche per lo scudetto e la Coppa Italia (in entrambi i casi vittoria dei bianconeri di Lippi). Il Parma ha ottenuto la prima promozione in A appena cinque anni prima, eppure non è alla prima finale europea. Nel 1993 la squadra ducale ha vinto sia in Coppa delle Coppe che in Supercoppa Europea. Al Tardini finisce uno a zero con la rete del grande ex Dino Baggio. Al ritorno si gioca a San Siro. La Juve ha deciso (sin dalla semifinale) di spostarsi a Milano per poter avere un incasso maggiore di quanto avrebbe garantito il Delle Alpi. Ancora protagonista è Dino Baggio. È lui che pareggia la rete di Vialli e permette al Parma di vincere la sua prima Coppa Uefa.

L’ultima volta di una finale tutta italiana si gioca nel 1998. Siamo alla vigilia dei Mondiali di Francia e la Uefa ha adottato per la prima volta una nuova formula per l’atto conclusivo. Al posto delle gare di andata e ritorno c’è la sfida secca in campo neutro. A Parigi si affrontano la Lazio e l’Inter. Una finale a senso unico. Passano appena cinque minuti e Zamorano porta in vantaggio i nerazzurri. Il dominio della squadra di Simoni è totale e i biancocelesti non riescono mai ad avvicinarsi al pareggio. Quando scocca l’ora di gioco Zamorano fa da sponda per Javier Zanetti che, dal limite dell’area, fa partire un destro imprendibile che finisce all’incrocio. Esattamente dieci minuti più tardi arriva il punto esclamativo. Moriero serve Ronaldo in campo aperto, Marchegiani esce ma il brasiliano lo mette a sedere con una serie di finte, appoggiando a porta vuota. Tre a zero. La Lazio dovrà attendere l’anno successivo per vincere il suo primo titolo fuori dai confini.

Le altre vittorie italiane – Oltre alle finali tutte italiane, la Coppa Uefa degli anni ’90 ha visto trionfare le squadre nostrane in altre tre occasioni. Nel 1993 la Juventus di Trapattoni deve affrontare il Borussia Dortmund. È la squadra della coppia Baggio e Vialli in attacco, di Dino Baggio e di un giovane Antonio Conte a centrocampo. La superiorità dei bianconeri nella doppia sfida con i tedeschi è netta. In Germania la Juventus vince tre a uno nel segno dei Baggio. Prima Dino e poi una doppietta di Roberto rendono vano il vantaggio iniziale di Rummenigge. Al ritorno un tre a zero senza storia suggella il trionfo. Protagonista è ancora Dino Baggio con una doppietta, prima della rete di Moller. È la vittoria di Roberto Baggio, che a fine anno riceve anche il Pallone d’Oro.

L’anno successivo in finale ci arriva l’Inter, bisognosa di riscattare un campionato concluso a un punto dalla retrocessione. L’avversario è il Salisburgo. Gli uomini di Marini centrano la vittoria mettendo però in mostra tutte le difficoltà patite durante la stagione. Contro un avversario modesto, l’Inter rimedia solo un doppio uno a zero. In Austria ci pensa Berti, a San Siro un tocco sotto dell’olandese Jonk. L’altro olandese della squadra, Dennis Bergkamp, vince la classifica dei cannonieri con otto reti.

Di ben altro spessore è la vittoria del Parma nel 1999. L’ultima finale del decennio mette di fronte i ducali e il Marsiglia. La squadra di Malesani ha impressionato nel torneo. In particolare contro Bordeaux e Atletico Madrid, rispettivamente nei quarti e in semifinale. La finale rispetta i favori del pronostico. A Mosca apre Crespo con un pallonetto, poi Vanoli e Chiesa mettono il sigillo alla sfida. Per il Parma è il secondo trionfo. Ad oggi è l’ultimo successo di una squadra italiana in Coppa Uefa.

Le sconfitte in finale – Ma non ci sono state solo vittorie. C’è spazio anche per chi in finale è arrivato ma ha portato a casa soltanto amarezza. È il caso del Torino di Mondonico, con Cravero, Mussi, Vasquez, Scifo, Lentini e Marchegiani in campo. È il 1992 e la squadra granata arriva in finale contro l’Ajax dopo aver eliminato gli islandesi dell’RK, la Dinamo Bucarest, AEK Atene, i danesi del B 1903 e, sopratutto, il Real Madrid in semifinale. Un’impresa che non serve però a sollevare il trofeo. A Torino gli olandesi riescono a strappare un due a due nonostante la doppietta di Casagrande. Ad Amsterdam il Toro domina ma la rete non arriva. La gioia viene strozzata in gola per tre volte da altrettanti pali colpiti da Mussi, Sordo e Casagrande. Non c’è però solo la sfortuna. Nel primo tempo Cravero viene steso in area. Sarebbe rigore ma l’arbitro Petrovic non fischia. Mondonico alza una sedia in aria in segno di protesta. Il gesto passa alla storia, ma lo zero a zero finale sancisce la vittoria degli olandesi.

Passano cinque anni. Il 1997 è l’ultima volta che la finale si gioca tra l’andata e il ritorno. A raggiungerla sono l’Inter e lo Schalke 04. La squadra di Roy Hodgson arriva alla partita da favorita, eppure i tedeschi vincono l’andata grazie a una rete di Wilmots. A Milano lo zero a zero regge fino al minuto 84, quando una deviazione di Zamorano allunga la partita ai supplementari. L’Inter cerca insistentemente la rete del successo. Ganz (capocannoniere della Uefa con 8 reti) ha la palla del successo, ma il suo pallonetto si stampa sulla traversa. Si va ai rigori. I tedeschi sono infallibili, i nerazzurri no. Gli errori di Zamorano e Winter consegnano allo Schalke 04 la loro prima vittoria in Coppa Uefa.

Non solo finali – Ma gli anni ’90 della Coppa Uefa non sono caratterizzati soltanto dalle finali o dalle vittorie italiane. Ad essere protagoniste, con risultati ben alti di sopra delle aspettative, sono anche club che storicamente non hanno mai avuto una grande dimestichezza con il panorama internazionale. È il caso dell’Atalanta. Oggi i bergamaschi si stanno costruendo una dimensione europea grazie anche alla grande avventura in Champions League di questa stagione, ma nel 1990/91 uscire fuori dai confini nazionale era un evento raro. Eppure in quella Coppa Uefa la Dea raggiunge i quarti. L’eliminazione contro l’Inter (che poi vincerà il trofeo) arriva dopo un doppio confronto combattuto (0-0 all’andata e un 2-0 a San Siro per i nerazzurri) e dopo aver superato nell’ordine Dinamo Zagabria, Fenerbahce e Colonia.

Nel 1991/92 tocca al Genoa essere protagonista di una grande cavalcata, conclusa in semifinale contro l’Ajax. È la squadra di Skuhravy, Branco e Aguilera, con Osvaldo Bagnoli in panchina. L’amarezza per aver sfiorato la finale è attutita da una vittoria d’eccellenza nei quarti. Avversario il Liverpool. Due a zero a Genova e, sopratutto, due a uno ad Anfield Road. È la prima volta che una squadra italiana vince a Liverpool. Prima degli inglesi erano state battute anche Steaua Bucarest, Dinamo Bucarest e Real Oviedo.

Altra semifinale per una squadra rossoblu. È il Cagliari 1993/94 allenato da Bruno Giorgi. Dopo Dinamo Bucarest, Trabzonspor e Mechelen, i sardi trovano la Juventus nei quarti di finale. I bianconeri di Trapattoni sono i campioni in carica eppure il Cagliari riesce nell’impresa. In Sardegna decide una rete di Dely Valdés. Al ritorno la Juventus trova subito la rete con Dino Baggio, ma Firicano e Oliveira consentono ai sardi di accedere a una storica semifinale. In mezzo c’è anche un rigore fallito da Roberto Baggio. Tra il Cagliari e la finale c’è l’Inter. Il tre a due dell’andata è solo un’illusione. A San Siro i nerazzurri vincono tre a zero e si qualificano.

Ancora una volta una casacca rossoblu si ferma in semifinale. È quella del Bologna di Carlo Mazzone. È il 1998/99, gli emiliani affrontano il Marsiglia. Un’altra francese dopo il Lione nei quarti. I transalpini sono una grande squadra. In rosa hanno giocatori del calibro di Ravanelli, Pires, Barthez e Blanc. In Francia il Bologna tiene e la gara finisce zero a zero. In Italia Paramatti porta in vantaggio i rossoblu dopo quindici minuti. La rete del raddoppio viene sfiorata in più occasioni ma non arriva. Ad arrivare è invece quella del pareggio. Mancano appena tre minuti alla fine. Ravanelli cade in area e l’arbitro indica il dischetto. Le proteste sono inutili. Blanc spiazza Antonioli ma l’arbitro dice che bisogna ripetere. Anche il secondo tiro del francese però si insacca. Il Marsiglia è in finale. Al fischio conclusivo si scatena una rissa enorme con spintoni, pugni e calci. Tra i principali protagonisti c’è il marsigliese Dugarry. L’episodio costa caro ai francesi, che si presentano in finale senza lo stesso Dugarry, Jambay, Ravanelli, Gallas e Luccin. Nel Bologna pagano invece Maini e Mangone.

Twitter: @giacomocorsetti

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