Ho visto forze dell’ordine assieparsi al buio e, cucù, multe alla coppietta che per scambiarsi bacetti al chiaro di luna si erano abbassati la mascherina. E poi, improvvisati Sherlock Holmes, dotati di una strumentazione elettroacustica degna di una spy story, misurare i decibel, e vigilanti attrezzati di rivelatori di sudore (se sudi vuol dire che hai ballato, dunque hai infranto la legge). Vietata la musica spaccatimpani, fa sballare e crea assembramenti. Niente sound house/tecno, si ritorna alla musica da piano bar, stile note da Una rotonda sul mare.

Ho visto i kapò della legge varcare la soglia di lounge en plein air interrompere la musica: qui non si balla.
Ho visto signori legalizzati da una divisa irrompere in case private dove i ragazzi ballavano, sì ballavano, perché questo fanno i giovani si divertono. Hanno fatto spegnere la musica e hanno spediti tutti a casa.
Allora ho visto ragazzi, cuffiette high tech in testa, ondeggiare, muoversi, ballare sotto le stelle a un ritmo che chi li osservava poteva solo immaginare.
Hanno già coniato per loro un termine la generazione degli “unluckiest”, la più sfortunata a causa dei danni che il post virus inferisce ai loro percorsi formativi, di crescita e di avvio professionale.
Ho letto ordinanze di sindaci dettare legge e protocolli di sicurezza anti raggruppamenti: …su ordinanze contingibili nn. 21, 22 e 25 del Presidente della Regione Siciliana i locali anche all’aperto non possono esercitare la propria attività di intrattenimenti danzanti ma solo musicali.
Traduciamo dal politichese: consentita solo musica di sottofondo. Dal tramonto fino alle 2 del mattino senza ulteriore richiesta di proroga, come recita l’ordinanza del sindaco di Lipari, capoluogo delle Eolie, Patrimonio dell’Umanità. L’anno scorso si ballava fino alle 4 e oltre ma ormai sembra un’altra era geologica.

Siamo tutti d’accordo che l’osservanza del protocollo sanitario vada rispettata, ci mancherebbe altro, ma non che sovrasti il buon senso.
E allora ecco al Sushi Lounge, sulla terrazza del Bridge, all’ombra di una boungaville da landscape designer, il posto più cool dell’isola, comparire la scritta: Vietato ballare. Tanto senza musica fa il pienone lo stesso e fino all’una di notte c’è la fila fuori per entrare. Ho visto per le stradine pittate di bianco con profili alle finestre color azzurro cielo, appesi avvertimenti perentori: Vietato sostare e toccare. No Covid, grazie.

E allora ecco che alcune signore diremo noi della Panarea bien e chic scrivono alle autorità locali: sembrerebbe che questa eccessiva libertà di potere periferico abbia dato la testa ad alcuni provocando l’insorgere di una sorta di piccole dittature comandate dai propri egocentrismi megalomani… Invece puntare l’indice sul turismo usa e getta: barconi ( che sarà solo una coincidenza ma partono proprio da Lipari) che scaricano sull’isola, un fazzoletto di terra vulcanica lungo appena 3 chilometri, legioni di 200/300 canotte, zoccoli e merende al sacco, tutti ammassati, senza mascherine: Solo oggi ne abbiamo contati sei. Leggi e regole non possono essere fatte ad personam….

Conclude la lettera: il ballo sotto le stelle alle dovute distanze ( senza strusciamenti e avvinghiamenti corporali) non è ritenuto pericoloso da nessun scienziato.
Cambiamo isola, a Capri gli anemacorizzati ballano a distanza di sicurezza e nessuno ha lanciato anatemi contro gli chansonnier Guido e Gianluigi Lembo che nel rispetto (ribadiamo rispetto senza che diventi ossessione) intrattengono a suon di tammuriate fino a notte inoltrata.
Allora come reagire all’astinenza da sound di chi ha scelto le Eolie come meta di vacanza? Cambiando isola, se non addirittura paese. E sarebbe davvero un peccato.

P.S. Caccia ai giornali. Peccato che abbia chiuso a Panarea anche l’ultima edicola e la bella tassista Angela porta i giornali che arrivano da Lipari a domicilio. Il diritto alla informazione rimane sacrosanto.

pagina Facebook di Januaria Piromallo

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