“La Ferrari è stata vittima di spionaggio industriale“: lo rivela un tecnico, rimasto anonimo, della Federazione Internazionale dell’Automobile (Fia) al Corriere della Sera, confermando le voci che già circolavano sulla possibilità che esistesse una “talpa” dentro la scuderia di Maranello. La vicenda riguarda un’accusa giunta alla Fia a seguito della vittoria di Leclerc sulla pista di Monza nel Gran Premio d’Italia del 2019. In quella occasione la Fia venne informata di alcune irregolarità sulle auto da corsa della Ferrari, che aveva sfruttato più cavalli di quanti concessi dal regolamento, modificando la power unit del motore per pompare più carburante del previsto.

Quindi la Fia portò avanti delle indagini nelle officine del Cavallino, da cui uscì un accordo segreto tra la Federazione e la stessa casa automobilistica, un patto inusuale ma previsto dal Codice. Quello che si sa dell’accordo è che alla Ferrari venne imposto di controllare le proprie power unit con la collaborazione dei tecnici della Federazione, affinché fossero “pulite” da modifiche che ne aumenterebbero la potenza oltre la soglia consentita. Di più, però, per ammissione della stessa Fia, non fu possibile fare, dato che “ulteriori azioni non avrebbero portato a una conclusione del caso per la complessità della materia e per l’impossibilità di fornire la prova inequivocabile della violazione”.

Una decisione basata solo sul “sospetto che la power unit Ferrari potesse non operare nei limiti”, motivo per cui all’indomani della firma la Mercedes e i suoi team partner si mobilitarono per chiedere maggiori chiarimenti su quanto stipulato, minacciando anche di passare ad azioni legali. L’unica prova disponibile, però, rimane quella già a disposizione della Federazione e se ce ne dovessero essere altre, potrebbero uscire solo da un ulteriore leak. Questo, secondo il Corriere, vorrebbe dire che gli eventuali possessori della “prova inequivocabile” non potrebbero presentarla se non ammettendo di aver spiato le officine di Maranello.

Sta di fatto che dal Gran Premio d’Italia del 2019 in poi i piloti della Ferrari sono riusciti a vincere solo un’altra gara, quella successiva, disputata a Singapore due settimane dopo. Le motivazioni sono presto dette, almeno a leggere quanto riportato dal quotidiano di via Solferino: il compromesso con la Federazione ha costretto la Ferrari ad azzerare una serie di sviluppi sul motore considerati irregolari, per cui il progetto della macchina in dotazione, pensato per un motore più potente, risultava inadeguato.

Ciò che è accaduto alla Ferrari non è però una novità nell’ambiente della Formula 1, anzi. La stessa Fia è ben consapevole che tutti i motori operano oltre i limiti previsti dal regolamento, scrive il Corriere, seppur non potendo agire nel dettaglio per poter dare una prova di quanto e di come avvengano queste violazioni. Secondo quanto scrive il quotidiano, per gli addetti ai lavori il motore della Ferrari sarebbe l’unico motore “pulito” in gara oggi. Questo perché l’ente che si occupa di controllare l’irregolarità dei mezzi ammette che non ha gli strumenti adeguati per poterlo fare, lasciando che molti team gareggino incontrollati con power unit modificate ben oltre i limiti concessi.

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