“Cari ragazzi se rientrate al Sud a studiare vi scontiamo le rette”. Le Università del Mezzogiorno provano a riconquistare gli studenti fuggiti al Nord con una serie di agevolazioni. Dalla Sicilia che mette sul piatto un contributo per il prossimo anno accademico di 1.200 euro per ogni studente iscritto fuori regione o all’estero che sceglierà di tornare alla Puglia che ha deciso di non far pagare le tasse di iscrizione per l’anno accademico 2020-2021 a chi rimetterà piede a casa. Ma anche le Università della Basilicata hanno già promosso il cinquanta percento di sconto a chi si iscrive per il prossimo anno. Sconti che non piacciono al ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi che in un’intervista a Il Mattino ha bocciato l’iniziativa delle Regioni: “Non è concepibile mettere in atto una misura selettiva, valida per i fuori sede e non per gli stanziali”. La questione ha aperto un vivace dibattito all’interno del mondo universitario.

In Sicilia, i fondi stanziati andranno agli atenei dell’Isola che dal canto loro dovranno azzerare le tasse universitarie. Una misura che l’assessore regionale all’Istruzione, Roberto Lagalla, invita a inserire nel “ventaglio di azioni” messe in campo dalla Regione su suggerimenti dei rettori della Sicilia. Anche in Puglia a spiegare l’azione intrapresa è stato l’assessore regionale all’Istruzione, Sebastiano Leo: “Ho ritenuto doveroso intervenire con un incentivo che riporti a casa i nostri giovani in modo da ridurre le situazioni di potenziale contagio da Covid-19 ed evitare alle famiglie le spese eccessive in una fase di difficoltà economiche. Ho dato una risposta concreta alle tante sollecitazioni delle famiglie e alle richieste delle Università pugliesi che avvertono la necessità di agevolare il rientro di studentesse e studenti universitari in Puglia”.

Scelte che hanno irritato i rettori degli atenei del Nord ma anche il ministro Manfredi che proprio dalle pagine del Mattino ha tuonato contro le Regioni: “Stabilire un principio di concorrenza solo per alcuni studenti, in qualsiasi parte essa venga fatta, non è in sintonia con la visione di un sistema nazionale e non mi troverà concorde. Se si garantiscono delle facilitazioni, vanno stabiliti criteri con cui realizzarle: devono essere generaliste, offerte a tutti e non valide solo per alcuni”. Il ministro ha annunciato di sottoporre la questione alla Conferenza Stato Regioni per evitare meccanismi di concorrenza tra le Regioni.

Intanto il Censis ha pubblicato in queste ore la classifica annuale delle Università italiane statali e non. Tra i mega atenei statali (quelli con oltre 40.000 iscritti) nelle prime quattro posizioni si mantengono stabili, rispettivamente, l’Università di Bologna, prima con un punteggio complessivo pari a 91,5, inseguita come lo scorso anno dall’Università di Padova, con un punteggio pari a 88,5, poi al terzo e al quarto posto l’Università di Firenze e La Sapienza di Roma, con i punteggi complessivi di 86,2 e 85,7. Mentre in fondo alla classifica si collocano Bari, Catania e Napoli.

L’Università di Perugia mantiene la posizione di vertice della classifica dei grandi atenei statali (da 20.000 a 40.000 iscritti), ottenendo un punteggio complessivo di 92,7. Sale di due posizioni l’Università di Pavia (90,3), che passa dal quarto al secondo posto. Anche quest’anno è l’Università di Trento invece a guidare la classifica dei medi atenei statali (da 10.000 a 20.000 iscritti), con un punteggio complessivo pari a 98,7. Con 96 punti l’Università di Sassari scala due posizioni rispetto allo scorso anno, collocandosi al secondo posto e sorpassando così Siena, che retrocede in terza posizione con 94,8 punti.

Infine tra i piccoli atenei statali (fino a 10.000 iscritti) difende la sua prima posizione l’Università di Camerino, con un punteggio complessivo pari a 93,5. Scala la classifica di quattro posizioni l’Università Mediterranea di Reggio Calabria che, grazie a un incremento di 20 punti dell’indicatore relativo alle strutture, realizza un punteggio complessivo di 83,8 sorpassando così l’Università di Foggia, quest’anno terza in classifica con 83,7 punti.

Per i politecnici anche quest’anno a farla da leone è il Politecnico di Milano; al secondo posto lo Iuav di Venezia che fa retrocedere in terza posizione il Politecnico di Torino, seguito da Bari che chiude la classifica. Se parliamo degli atenei non statali la classifica appare stabile nelle diverse classi dimensionali. Tra i grandi atenei è in prima posizione anche quest’anno l’Università Bocconi (98,2 punti), seguita dall’Università Cattolica (81,8 punti).

Tra i medi la Luiss si colloca in prima posizione, con un punteggio pari a 94,6, seguita dalla Lumsa (89,2 punti), mentre lo Iulm (82,0 punti) continua a prendere il terzo posto. Tra i piccoli, la Libera Università di Bolzano continua a occupare il vertice della classifica seguita in seconda posizione dall’Università Roma Europea che scala una posizione, sorpassando la Liuc-Università Cattaneo che scende al terzo posto. Chiude la graduatoria l’Università Lum Jean Monnet, preceduta dall’Università di Roma Link Campus.

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