Il coronavirus riporta indietro nel tempo il mondo del lavoro italiano, “cancellando quattro anni di lenti miglioramenti“. Lo sostiene l’Ocse nel suo documento sulle Prospettive sull’occupazione 2020 presentato oggi a Parigi, secondo cui nel nostro Paese la disoccupazione raggiungerà il 12,4 per cento a fine 2020. “Se la pandemia sarà tenuta sotto controllo”, prosegue l’organismo, “dovrebbe poi scendere gradualmente all’11 per cento entro la fine del 2021, comunque ben al di sopra del livello pre-crisi“. In caso in una seconda ondata, invece, c’è il rischio concreto che rimanga “strutturalmente a livelli elevati nel medio e lungo periodo”. Per questo è necessario che “l’accesso e il livello delle prestazioni di sostegno al reddito”, come il reddito di cittadinanza e il reddito d’emergenza varato durante la pandemia, siano “rivisti con l’evolvere della crisi” per evitare “che le persone cadano in povertà“.

Molto dipenderà quindi dalla capacità dei governi di tenere a bada i contagi. Se a ottobre/novembre ci sarà una nuova fiammata, la percentuale di persone senza lavoro nell’area Ocse raggiungerà il livello record del 9,4 per cento entro la fine dell’anno. In caso contrario, l’occupazione dovrebbe diminuire del 4,1 per cento nel 2020 per poi crescere solo del l’1,6% nel 2021. L’emergenza sanitaria “si sta trasformando in una crisi economica e sociale che evoca la Grande Depressione“, spiega l’organismo internazionale. “Tra l’ultimo trimestre del 2019 e il secondo trimestre del 2020, si prevede che il pil dell’Ocse sia diminuito di quasi il 15 per cento”. Il Paese più colpito resta l’Italia. “Se si considera sia il margine estensivo (meno occupati) che quello intensivo (meno ore tra chi è rimasto al lavoro), l’impatto della crisi Covid-19 sull’Italia è stato tra i più forti nei paesi Ocse per i quali sono disponibili dati, con un calo del totale delle ore lavorate del 28 per cento nei primi tre mesi della crisi”.

Nella scheda dedicata al nostro Paese, l’Ocse suggerisce di “agire rapidamente per aiutare i propri giovani a mantenere un legame con il mercato del lavoro, per esempio riprendendo e rinnovando significativamente il programma Garanzia giovani” o varando ulteriori incentivi all’assunzione. Attenzione anche ai servizi digitali, alla sicurezza sul lavoro e alla formazione delle persone in cerca di un’impiego o in cassa integrazione. Nonostante le misure “senza precedenti” adottate “per aiutare le imprese, i lavoratori e le loro famiglie”, infatti, continua l’Ocse, le richieste di sussidio di disoccupazione in Italia “sono aumentate del 40 per cento tra marzo e maggio, rispetto allo stesso periodo del 2019″. Contestualmente il numero di offerte di lavoro online è calato di un terzo nei primi mesi dell’anno e l’aumento dei disoccupati “è stato determinato principalmente dal mancato rinnovo di molti contratti a tempo determinato e dal congelamento delle assunzioni”. Ora che si va verso la ripresa, però, conclude l’Ocse, il pacchetto di provvedimenti preso al picco della crisi deve “evolvere trovando il giusto equilibrio tra un rinnovato sostegno a chi è in difficoltà, l’accompagnamento delle inevitabili ristrutturazioni dove necessario e la creazione di nuovi posti di lavoro“.

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