VENEZIA – La sabbia, la ruggine, le mareggiate, le lentezze burocratiche, gli scandali. E’ lungo 17 anni – dal giorno della posa della prima pietra del cantiere – il tormentato braccio di mare che porterà venerdì 10 luglio all’innalzamento contemporaneo di tutte le 78 barriere metalliche del Mose, con annunciata presenza del premier Giuseppe Conte. Ma la festa rischia di essere rovinata dall’ultimo degli inceppamenti di cui è lastricato l’iter realizzativo dell’imponente opera idraulica che dovrebbe salvare Venezia dall’acqua alta e che costerà 6 miliardi di euro, buona parte dei quali già spesi.

Durante una prova di sollevamento alla barriera di Treporti, quattro delle 21 paratoie (che hanno uno sviluppo totale di 420 metri) non sono rientrate nei loro alloggiamenti sul fondo della Laguna. Colpa della sabbia e dei sedimenti che in quel punto si accumulano in modo consistente, a causa delle correnti, e che si depositano nei cassoni dove giacciono le paratoie. Il problema non è tanto farle uscire, ma farle rientrare. Ed è quello che si è verificato durante una delle prove in vista del 10 luglio, al punto che una nuova prova è stata programmata per il 7 luglio. Si vogliono evitare figuracce nel momento in cui le autorità si riuniranno sull’isola artificiale di San Nicolò per assistere al miracolo tecnologico del Mose che esce dalle acque.

Come ha segnalato per primo il giornalista Alberto Vitucci su La Nuova Venezia le quattro paratoie ribelli portano i numeri 17, 18, 19 e 20, e sono rimaste sollevate per quasi due metri. Non è un caso se delle quattro barriere (le altre sono San Nicolò, Malamocco e Chioggia) Treporti sia quella che pone il maggior numero di problemi. Risale infatti al 2013 la messa in acqua dei manufatti in acciaio preparati dall’impresa Mantovani di Piergiorgio Baita. Furono i primi e lo scandalo delle tangenti non aveva ancora travolto i vertici del Consorzio Venezia Nuova che poi è stato commissariato e di cui faceva parte la Mantovani. Il risultato fu che le procedure subirono un forte rallentamento. Anche per questo le paratoie richiedono già adesso importanti interventi di manutenzione. I commissari straordinari del Consorzio hanno bandito nel 2019 una gara da 18 milioni di euro per gli interventi, ma l’assegnazione è al momento bloccata dai ricorsi delle ditte escluse che contestano l’assegnazione alla Cimolai. A fine maggio, quando fu effettuato il contemporaneo innalzamento delle paratoie a Malamocco e Chioggia, una prima festa venne rovinata dalla conferma che le barriere di Treporti presentano anche problemi ulteriori di ruggine. Grandi macchie sono state rilevate a causa della perdita di tenuta della protezione esterna che dovrebbe essere assicurata da una particolare vernice che risulta corrosa. Colpa della permanenza in acqua e della corrosione, a cui si dovrebbe ovviare con le manutenzioni che non sono mai state fatte.

E’ una situazione analoga a quella sabbia che ha impedito il ritorno in sede delle quattro paratoie e che ora tiene con il fiato sospeso in vista della grande prova del 10 luglio. Il problema va visto, comunque, in prospettiva, perchè la manutenzione, con la pulizia dalla sabbia, dovrà essere periodica. Si era pensato di utilizzare un’imbarcazione apposita, ma il costo sarebbe stato eccessivo. In una Laguna di Venezia dove diventa problematico (anche per legge) spostare i fanghi, è un’ulteriore questione da affrontare qualdo il Mose entrerà in funzione per davvero.

I problemi non finiscono qui. Ad esempio c’è la ruggine che si è manifestata sui gruppi cerniere-connettore in acciaio che sollevano le paratoie e che ha indotto gli amministratori straordinari Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola a bandire, lo scorso anno, un altro bando da 34 milioni di euro per studiare i materiali da impiegare nella fabbricazione delle cerniere che presentano preoccupanti fenomeni di corrosione.

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