Più del curriculum e delle indiscusse capacità scientifiche, ha pesato la mancanza di trasparenza: non aver informato le autorità italiane di quella procedura disciplinare aperta dall’università di Harvard nei suoi confronti, a causa delle mail moleste inviate a una ricercatrice. Pier Paolo Pandolfi non sarà il nuovo direttore scientifico del Vimm di Padova, l’Istituto Veneto di Medicina Molecolare, un’eccellenza scientifica mondiale. Poco importa se sia un luminare nella genetica e nella ricerca sul cancro e che abbia diretto il cancer center al Beth Israel di Harvard. L’incarico che gli era stato conferito un mese fa è stato revocato all’unanimità dal consiglio di amministrazione dell’istituto padovano. Proprio a causa di quella vicenda, che è diventata di dominio pubblico solo grazie ad alcuni giornalisti scientifici americani e tedeschi e che ha innescato le clamorose dimissioni per protesta del comitato scientifico internazionale del Vimm.

Adesso comincia la ricerca di un nuovo direttore mentre l’incarico sarà tenuto ad interim da Luca Scorrano, che avrebbe dovuto essere sostituito da Pandolfi. Il caso caso era scoppiato a fine maggio quando il presidente del comitato scientifico, il tedesco Wolfgang Baumeister, biologo e direttore del Max Planck Institute, aveva inviato una lettera ai vertici del Vimm adombrando possibili scandali per la scelta di Pandolfi e protestando perché il comitato scientifico era stato informato solo a decisione presa. Pandolfi era stato difeso dal professore Francesco Pagano, creatore e presidente del Vimm: “È uno dei più grandi ricercatori al mondo. Questo crea scompiglio e malumori. Il comitato scientifico si dimette? Sono scelte loro, sarebbe comunque scaduto a fine anno”.

Quelle che erano state bollate inizialmente come “illazioni”, hanno però trovato conferma nell’esistenza di un procedimento disciplinare interno ad Harvard, che ha portato Pandolfi a dover seguire un corso di riabilitazione nel 2019. A fine anno aveva lasciato l’università. Quando le accuse sono diventate pubbliche qualche giorno fa, Pandolfi ha rilasciato un’intervista in cui ammetteva di aver preso “una sbandata” e di essersi poi scusato. Non si sarebbe trattato di molestie fisiche, ma di mail (che lui ha definito di natura “romantica”) indirizzate a una ricercatrice che lavorava nello stesso centro diretto da Pandolfi. Ma la docente aveva lamentato la propria preoccupazione ed ansia perché sentiva il peso dominante del profssore italiano e il rischio per la propria carriera. Il rettore dell’università di Padova, Rosario Rizzuto, a quel punto ha dichiarato: “La nostra università non ha un’attenzione inferiore a nessuno su questi temi. Per questo ateneo il rispetto delle donne, la totale uguaglianza di diritti e prospettive di carriera è un valore forte e irrinunciabile È una cifra di questo ateneo così come, personalmente, del mio rettorato”. Non a caso a Padova si laureò Elena Lucreazia Cornaro Piscopia, una delle prime donne al mondo. La decisione del cda del Vimm è coerente con questa impostazione, anche perché l’asserita mancanza di trasparenza rischiava di minare i futuri rapporti tra i responsabili dell’istituzione padovana e il neo direttore.

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