Il giorno dei sindacati a Villa Pamphilj per il confronto con il premier Giuseppe Conte sul suo masterplan per il rilancio in 9 punti vede al centro del dibattito la cassa integrazione. Da un lato con l’annuncio di un decreto che la estenderà subito per altre 4 settimane, aiutando le imprese che hanno già esaurito le 14 settimane concesse finora, e dall’altro con l’annuncio di una riforma strutturale di uno strumento che il presidente del Consiglio – anche alla luce dei ritardi nei pagamenti – ha definito “farraginoso”, mentre i Cgil e Cisl chiedono l’estensione dello stop ai licenziamenti fino alla fine del 2020 e prosegue la dialettica a distanza con Confindustria, al cui piano Conte ha detto “ben venga” perché gli Stati Generali non sono “una passerella” ma “una competizione virtuosa per il futuro del Paese”. E al termine del Consiglio dei Ministri tenutosi in serata, la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha confermato su Twitter che è stato “approvato il decreto che permette alle aziende che hanno esaurito le 14 settimane di cassa integrazione, previste nel Cura Italia e Decreto Rilancio, di anticipare le ulteriori 4 previste. Sosteniamo la ripartenza delle imprese tutelando i lavoratori”.

Al tavolo con Cgil, Cisl e Uil e i ministri, il presidente del Consiglio ha sottolineato che verrà adottato oggi in Consiglio dei ministri il decreto che consentirà di chiudere il buco e non lasciare senza ammortizzatori “le aziende e ai lavoratori che hanno esaurito le prime 14 settimane di cassa integrazione”. Si potranno quindi “chiedere da subito le ulteriori 4 settimane approvate dal decreto rilancio”, ma previste inizialmente solo per settembre. I ritardi nel pagamento della cassa integrazione, con ancora riguardano fino a 410mila lavoratori, sono stati uno dei temi al centro dell’incontro: l’emergenza coronavirus ha mostrato le falle dell’attuale Cig. Per questo il governo è al lavoro per il suo superamento e per arrivare a un meccanismo “nuovo e molto più veloce“, nell’ambito di una riforma degli ammortizzatori sociali. “Vogliamo riformare gli ammortizzatori sociali e cassa integrazione: vogliamo riformare uno strumento che si è rivelato farraginoso”, ha detto Conte al termine della giornata di lavori assicurando che “a differenza di altri governi non lasciamo i lavoratori, non li abbandoniamo per strada, non consentiamo che siano licenziati”.

Una necessità condivisa anche dai sindacati, con la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, che parla di “giudizio positivo” sull’incontro. A proposito della riforma degli ammortizzatori sociali, “già da tempo abbiamo chiesto – ha spiegato – che ammortizzatori e blocco dei licenziamenti vengano prorogati almeno per tutto quest’anno“. Il leader della Cgil Maurizio Landini conferma: “Abbiamo ottenuto un primo risultato”, le ulteriori nove settimane di Cig Covid “si possono fare consecutivamente. Non è ancora sufficiente e abbiamo chiesto il blocco dei licenziamenti fino alla fine dell’anno e anche i conseguenti ammortizzatori sociali da mettere in campo”. Il programma a Villa Pamphilj ha previsto il saluto del premier e poi l’intervento del capo della task force economica, Vittorio Colao. Conte lo ha ringraziato per il suo piano di “ampio respiro, un contributo importante per il confronto di questi giorni ai fini dell’elaborazione del piano di governo”. In serata sarà la volta degli enti locali, mentre nel punto stampa pomeridiano il premier si è rivolto a Confindustria: “La battuta che avevo fatto, che non si presenti solo con un piano di taglio delle tasse, ha avuto effetto: si presenteranno con un piano”. “Ben venga”, ha aggiunto perché “questa non è una passerella”. Se Confindustria ha lavorato, “ha raccolto l’invito del governo nel modo più giusto, è una competizione virtuosa per il futuro del Paese, ben venga lo accogliamo”.

Il decreto per coprire il ‘buco’ – Ai sindacati, il premier ha spiegato che “l’obiettivo è garantire la Cig a tutti i lavoratori, per tutto il tempo che sarà necessario in questa fase”. Il governo si appresta subito a chiudere il “buco” nella copertura della copertura della cassa integrazione che si sarebbe aperto nei prossimi giorni. Il problema infatti era che la stragrande maggioranza delle aziende, che ha iniziato la cassa a marzo, ha finito le prime nove settimane già a maggio. A quel punto ne ha chieste altre cinque, che ormai sono agli sgoccioli. E senza interventi sarebbe rimasta a secco, perché il decreto Rilancio prevede che finite le prime 14 settimane, per la nuova domanda si debba attendere settembre. Ora invece potranno richiederle subito.

I problemi della cassa integrazione – Lo strumento della cassa integrazione resta al centro del confronto anche per quanto riguarda il piano per il rilancio. Durante i mesi del lockdown i ritardi nel pagamento della cassa sono stati uno dei maggiori problemi per il governo: a fine maggio un lavoratore su 4 ancora aspettava i soldi. Che sono arrivati solo venerdì scorso, ma ancora non a tutti: a tutt’oggi ci sono fino a 410mila lavoratori esclusi da qualunque aiuto, vittime di errori nella compilazione dei dati e di procedure infernali. Un sistema “farraginoso”, lo ha definito il premier, annuncia che verrà riformato.

La riforma degli ammortizzatori – “Difficoltà che non abbiamo mai nascosto. E non ci nasconderemo”, ha ammesso il premier Conte rivolgendosi ai sindacati. “Ci siamo confrontati per poter affrontare un sistema anche sul piano normativo e burocratico molto farraginoso – ha sottolineato – tanto che siamo già intervenuti sulla cassa integrazione in deroga”. A Cgil, Cisl, e Uil Conte ha spiegato che il governo ha “già in cantiere progetti specifici: la riforma e la semplificazione degli ammortizzatori sociali, la rimodulazione in chiave di politica attiva degli strumenti di sostegno, il rinnovo della disciplina della Naspi“.

Tutela del reddito: salario minimo e lotta al lavoro nero – “Le mission fondamentali sul tema del lavoro sono il sostegno alle transizioni occupazionali, la tutela del reddito dei lavoratori, la promozione della qualità del lavoro”, ha proseguito il premier. “La tutela del reddito dei lavoratori dovrà essere articolata in molteplici progetti: l’istituzione di un salario minimo nel Paese, la lotta senza quartiere alla contrattazione pirata, la detassazione dei rinnovi contrattuali, la creazione di un Documento Unico di Regolarità Contributiva su appalti e subappalti per il costo del lavoro, il contrasto al caporalato e al lavoro nero, l’incentivazione del welfare contrattuale”: sono le priorità indicate dal Conte.

La qualità del lavoro e lo smartworking – “Per quanto concerne la promozione della qualità del lavoro, dovremo lavorare innanzitutto su misure volte a favorire la rimodulazione dell’orario di lavoro, anche in vista di un ricorso sempre più insistito allo smart working, che è destinato a trasformare tempi, spazi e relazioni di lavoro”, ha spiegato il presidente del Consiglio. “Dovremo poi promuovere il ricorso ai contratti di espansione e alla staffetta generazionale – ha aggiunto Conte – favorire in ogni modo l’inserimento lavorativo dei giovani, contrastare il ricorso al part-time involontario che frustra le aspirazioni e gli standard di vita, modulando anche i contratti di lavoro al fine di eliminare le fattispecie più precarie”-

La responsabilità sociale d’impresa – “È nostro compito promuovere, e qui vorremmo il vostro grande contributo, la responsabilità sociale d’impresa, anche tramite sistemi premiali incentrati su indicatori europei che sono ormai diffusi e ci indicano le best practices”, ha spiegato Conte sempre rivolgendosi ai sindacati riunti a Villa Pamphilj. “Noi non dobbiamo entrare nel mondo dell’azienda e imporre a chi ha messo su un’attività per creare dei profitti di alterare le loro iniziative rispetto a questo obiettivo. Noi chiediamo e dobbiamo contribuire affinché si diffondano le best practices riuscendo ad additare agli imprenditori formule di successo sperimentate da altri colleghi”, ha specificato il premier.

Landini: “Governo non ascolti altre sirene” – “Un progetto di cambiamento del paese deve essere un progetto che mette al centro la persona e il lavoro, i diritti, la giustizia sociale e un modello fondato sul rispetto dell’ambiente, sulla salute e la sicurezza delle persone. Questo vogliamo fare. E su questa base il governo deve sapere che avrà noi al suo fianco se segue questa strada; se dovesse ascoltare altre sirene avremo altri atteggiamenti”. Così il leader Cgil, Maurizio Landini, al termine dell’incontronel corso degli Stati generali sintetizza la posizione e le aspettative del sindacato. Intanto però la Cgil incassa un primo risultato: “Abbiamo ottenuto il fatto che le nove settimane di cassa integrazione si possono fare consecutivamente. Non è ancora sufficiente. Per questo abbiamo chiesto il blocco dei licenziamenti fino alla fine dell’anno”, elenca ancora Landini che mette in fila tutte le richieste avanzate dal sindacato: dalla riforma del fisco alla riforma delle pensioni; della legge sulla rappresentanza alla decontribuzione/defiscalizzazione degli aumenti salariali; da massicci investimenti pubblici su sanità scuola ricerca e formazione a un nuovo statuto dei diritti dei lavoratori con cui “cancellare le leggi sbagliate fatte fino ad oggi”.

Furlan (Cisl): “Cig sia prorogata per tutto il 2020” – “Abbiamo ribadito – ha detto Furlan al termine della riunione – che è necessario un patto forte tra governo, istituzioni e parti sociali, per individuare 4-5 obiettivi prioritari su cui concentrarsi, innanzitutto la ripresa e il sostegno all’economia e questo significa lo sblocco delle infrastrutture, il sostegno ai settori strategici, il tema lavoro e quindi come ridefiniamo gli ammortizzatori sociali e puntiamo sulla formazione“. A proposito della riforma degli ammortizzatori sociali, “già da tempo abbiamo chiesto – ha ribadito – che ammortizzatori e blocco dei licenziamenti vengano prorogati almeno per tutto quest’anno. Ne avremo bisogno”. Per Furlan, inoltre, “occorre fare da subito, senza tentennamenti, una riforma del fisco per irrobustire le buste paga dei lavoratori e per i pensionati ma anche per premiare le imprese che investono”.

Barbagallo (Uil): “Serve grande riforma fiscale” – “Bisogna ridisegnare il Paese con un Patto che coinvolga tutti: serve un nuovo modello complessivo. Abbiamo apprezzato l’impegno del premier Conte ad andare in questa direzione e abbiamo suggerito alcune priorità. Serve, innanzitutto, una grande riforma fiscale. Bisogna regolare la digitalizzazione e ridisegnare anche l’organizzazione del lavoro, dando adeguate opportunità sia ai giovani sia agli anziani”, ha commentato il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, intervenendo agli Stati generali.

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