L’anno scolastico inizierà lunedì 14 settembre. Dopo le polemiche delle ultime ore dovute all’idea di ritornare sui banchi il 23 settembre in caso di election day, la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha fermato i giochi scegliendo, nel tardo pomeriggio di oggi, la data di ripartenza. Si tratta pur sempre di una proposta perché dovrà essere concordata con le Regioni che hanno la competenza di definire il calendario scolastico. Tuttavia, a viale Trastevere, sono convinti che anche se si dovrà votare in Liguria, Veneto, Toscana, Marche, Campania, Puglia e Valle d’Aosta oltre che le comunali e probabilmente anche il referendum per il taglio dei parlamentari, sia meglio cominciare le lezioni il prima possibile.

Una decisione che trova d’accordo la presidente della commissione istruzione della Conferenza delle Regioni, Cristina Grieco: “La maggior parte delle regioni è orientata su questa data. Credo che potremo trovare un’intesa. Il calendario resta comunque di competenza regionale; se qualcuno vorrà prendersi degli altri giorni per la tornata elettorale lo potrà fare. Si potrebbe cercare di usare minor numero di scuole possibili, trovando sedi alternative per i seggi e in ogni caso ridurre al minimo i tempi di sanificazione delle aule interessate. Certo sarebbe stata meglio un’altra data per votare ma subordinare ad altri eventi la ripartenza delle scuole dopo sei mesi di chiusura non è possibile. La prima settimana potrebbe servire come accoglienza. Iniziare il 23 è un brutto messaggio”.

Il problema delle elezioni il 20 settembre è stato sollevato anche dai governatori della Liguria e del Veneto, Giovanni Toti e Luca Zaia che vorrebbero votare in piena estate. Ma quest’ultima ipotesi sembra impensabile. Resta il fatto che oltre al 20 ci potrebbe essere un ulteriore chiusura per il secondo turno delle amministrative i primi di ottobre. D’accordo con la Azzolina è anche il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli: “È una data accettabile. Finalmente per la prima volta ci sarebbe un inizio coordinato per tutte le regioni. Bisognerà comunque garantire la possibilità di recupero per gli studenti ammessi con debiti. L’election day non è un problema ma un fastidio ma d’altronde è difficile sostituire le scuole con altre sedi alternative”.

Resta aperta una questione: per poter svolgere le elezioni le scuole potrebbero restare chiuse dal 18 al 23. A quel punto si partirebbe di lunedì per chiudere quattro giorni dopo. Un problema che stanno prendendo in considerazione anche gli studenti: “Iniziare il 14 o a fine settembre o i primi di ottobre – spiega Federico Allegretti, coordinatore nazionale Rete Studenti medi – cambia poco se manca un piano strutturale sulla ripartenza. Certo è che se le scuole riaprono il 23 vuol dire che dovremo finire l’anno scolastico in piena estate oppure ridurre il numero dei giorni obbligatori di lezione”.

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