Da tre anni ReteLibia richiama costantemente contro il rischio di una sirianizzazione della Libia. Oggi è stato fatto un passo molto deciso verso quello scenario.

Erdogan, grazie all’intervento di uomini e mezzi, ha costretto il generale Haftar a ritirarsi da Tripoli: dopo 14 mesi all’uomo forte della Cirenaica non è riuscita la conquista della capitale della Libia. Il governo di Al-Serraj guarda ad una fase nuova incensando l’alleato turco che si è rivelato decisivo, mentre altri players come l’Italia hanno scelto di restare ai margini (anche se potrebbero minimamente rientrare con la squadra di sminatori richiesta da Tripoli).

Secondo le parole del ministro degli Interni del governo di accordo nazionale (GNA) riconosciuto dall’Onu, Fathi Bashagha, siamo in presenza “dell’inizio della fine dell’intero progetto di dittatura” con l’invito a quelle città che sono ancora sotto Haftar a ribellarsi contro di lui per risparmiarsi ulteriori conflitti. Uno scenario su cui la parola fine verrà scritta solo dopo aver valutato l’impatto che i caccia russi potrebbero avere sulla guerra civile, ovvero quando chi li ha fatti atterrare deciderà di impiegarli seriamente.

Non solo Mosca, la fazione pro Haftar conta anche Emirati Arabi Uniti, Francia ed Egitto ma è stato il dato dei Mig a far rimettere in moto anche l’attenzione Usa, che l’hanno pesata come una evidente minaccia al fianco meridionale della Nato. Prima di allora la diplomazia statunitense, come accaduto dall’avvio dell’amministrazione Trump, aveva proceduto ad una sorta di disimpegno velato dalle coste libiche.

Adesso invece, complici le elezioni di novembre che si avvicinano e con i sondaggi che danno i democratici in testa in alcuni Stati chiave, ecco che la Casa Bianca torna a inquadrare Tripoli e Sirte temendo il caos oppure un nuovo e imprevedibile rimescolamento, che tocca anche interessi energetici, visto che il gnl Usa è diretto anche nei paesi del quadrante euromediterraneo e le nuove mega navi gasiere greche sono ultimate.

Non solo l’Italia ha peccato di insussistenza, ma è stata l’intera politica europea ad essere impalpabile nel caso libico. E’sufficiente osservare come alcuni Stati membri siano schierati con una fazione ed altri con quella opposta: non proprio l’icona perfetta di una unione, semmai un voler andare, come purtroppo spesso è accaduto, in ordine sparso e perseguendo singole priorità nazionali e non strategie di insieme.

Ma Roma ha fatto, se possibile, panche peggio perché aveva in mano il punto della vittoria ma lo ha ceduto ad Ankara. Perdendo equilibri, influenze e considerazione.

Erdogan ha scacciato Haftar da Tripoli: inizia la sirianizzazione della Libia.

@ReteLibia

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