Come anticipato dal Fatto Quotidiano c’è un altro passo indietro da segnalare all’interno del Dipartimento della amministrazione penitenziaria. Il Direttore generale Detenuti e trattamento, Giulio Romano, in carica dal 14 febbraio scorso, si è dimesso. Non sono chiare le motivazioni delle dimissioni di Romano, 60 anni, già magistrato di Sorveglianza, poi membro del Csm per Magistratura indipendente, che tornerà al suo precedente incarico in Cassazione.

Ma bisogna ricordare che c’è il suo nome sull’ormai famosa circolare la circolare del 21 marzo, quattro giorni dopo l’approvazione del decreto Cura Italia, che ha aveva permesso a boss e camorristi di chiedere misure alternative al carcere permettendogli di uscire dagli istituti per ottenere i domiciliari come nel caso dell’uomo considerato il colonnello di Bernardo Provenzano, Franco Bonura, o la mente economica dei Casalesi come Pasquale Zagaria. Il documento era firmato dalla dirigente Assunta Borzacchiello per conto del direttore Romano.

Al primo sono stati revocati i domiciliari quattro giorni fa, sul secondo decider nuovamente il magistrato di Sorveglianza dopo che il “nuovo” vertice del Dap ha trovato un posto in ospedale a Viterbo. Romano, a marzo proprio per l’emergenza coronavirus, aveva comunicato ai direttori degli istituti penitenziari il primo via libera all’uso della posta elettronica nella comunicazione tra detenuti e familiari, e anche all’uso di Skype per le lezioni scolastiche e universitarie in videoconferenza e per lo svolgimento degli esami e dei colloqui tra docenti e studenti reclusi.

Le polemiche, i dubbi e le proteste bipartisan sulle scarcerazioni avevano portato il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, a far approvare un decreto per il ritorno in carcere dei boss. Nel frattempo dopo le dimissioni del direttore, Francesco Basentini, al vertice del Dap è arrivato Dino Petralia. Qualche giorno prima era stato nominato vice Roberto Tartaglia.

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