Non ci girerò tanto intorno. Perché questi non sono tempi per sofismi. Tutti oggi parlano di ambiente come opportunità di rilancio. Eppure secondo una recente analisi del “Coordinamento Free” (Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica), che raccoglie tutte le principali Associazioni del settore in Italia, “occorrerebbero 67 anni per realizzare gli obiettivi del Piano Nazionale Energia e Clima, se il tasso di autorizzazioni per la realizzazione di impianti a fonti rinnovabili dovesse rimanere quello del 2017-2018″.

“Tempi inconcepibili” ha affermato il Presidente del Coordinamento Free Giovanni Battista Zorzoli “sia per la crisi climatica, ma anche e specialmente per il contributo che le rinnovabili devono dare per far uscire il Paese dalla situazione di crisi economica provocata dal Coronavirus.”

Il Covid-19 ha infatti creato una crisi senza precedenti nella storia contemporanea, con un altissimo rischio di una grave recessione per il nostro Paese, così come per molti altri; e in questo caso, vista l’interdipendenza dei mercati globali, non si può affatto dire “mal comune, mezzo gaudio”. Una recessione che rischia di acuire le disparità e le difficoltà già esistenti, aggravando ulteriormente quella odiosa “guerra fra i poveri” che sta incattivendo il Paese e creando lacerazioni profonde nel suo tessuto sociale.

Se c’è una possibilità di rialzarsi, possibilmente senza indebitarci ulteriormente, è quella di “rinascere rinnovabili”, eliminando gli sprechi (che il Comitato Scientifico di Ecofuturo, così come l’ufficio studi della Cgia di Mestre, ha stimato in 200 miliardi di euro all’anno, quasi il doppio dell’evasione fiscale), cogliendo l’opportunità straordinaria che la storia ci pone dinanzi di semplificare, sburocratizzare e fare così ripartire l’economia, finalmente in chiave green.

Mi verrebbe da rispolverare e prendere, in prestito, un vecchio slogan del movimento femminista: “Se non ora quando?” Se non riusciremo nemmeno in questa situazione drammatica a realizzare una decisa, drastica, incisiva semplificazione normativa, quando potremo più sperare di farlo?

“Nella maggior parte dei casi infatti – ci ricorda ancora G.B. Zorzoli – non occorrono nemmeno nuovi incentivi, ma solo semplificazioni negli iter autorizzativi e snellimenti burocratici.”

Il governo si sta muovendo con decisione in questa direzione e grazie anche a figure come il Senatore Gianni Girotto, attivista di vecchia data, già in tempi non sospetti, ha approvato la Legge storica sulle Comunità Energetiche, che noi con Ecofuturo avevamo proposto raccogliendo 35mila firme su Change.org, aprendo nuovi orizzonti per la figura del prosumer.

E con il Decreto Rilancio è andato oltre, approvando il Super Ecobonus al 110%, che prevede la possibilità per una famiglia che riqualifica energeticamente la propria casa di detrarre dalle proprie tasse, nei 5 anni successivi, una cifra maggiore del 10% dei costi sostenuti per realizzare i lavori.

Si tratta di due Leggi di importanza epocale, che hanno la potenzialità di rilanciare interi settori e secondo alcuni studi di compensare, forse già da quest’anno, gli effetti del lockdown sia in termini economici che di occupazione.

Tuttavia resta il problema degli iter autorizzativi e della burocrazia pachidermica che rischia di frenare l’enorme potenzialità di queste norme. In tale cornice assume un ruolo straordinario la Delibera dal titolo Ripartenza Edilizia Dal Risparmio Energetico approvata dal Comune toscano di Abbadia San Salvatore, che impegna l’amministrazione a operare con ogni mezzo possibile per sbloccare, sburocratizzare e favorire gli investimenti privati in energie rinnovabili ed efficienza energetica.

Immaginiamo cosa accadrebbe se tanti altri Comuni seguissero questo esempio, facendo partire, dal basso, un processo virtuoso di liberazione dall’oppressione burocratica che frena tante iniziative nel nostro Paese.

Con questo post mi rivolgo pertanto alle Reti di Comuni, incominciando da quelle amiche come l’Associazione dei Comuni Virtuosi, la Rete dei Comuni Solidali e gli Enti Locali per la Pace. Ma più in generale anche a tutte le altre reti e all’Anci, che negli ultimi anni ha dimostrato concretamente di voler andare in questa direzione.

A tutti lancio un appello a diffondere la Delibera di Abbadia San Salvatore, invitando tutti i propri associati a recepirla e a farla propria. Ci state? Attendo una vostra risposta pubblica.

Se dal basso partirà un movimento di sburocratizzazione e promozione degli investimenti per la conversione ecologica, forse riusciremo a colmare quel gap di cui parlavo all’inizio dell’articolo (non abbiamo proprio 67 anni a disposizione!) e a liberare le migliori energie del Paese, aprendo una fase nuova di speranza e rinascita non solo per questa fase difficilissima post lockdown, ma anche per i decenni avvenire. Se non ora, quando?

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